Lettera di Yvan Rettore
Bisogna purtroppo ammettere che la cultura è sempre stata limitata in ogni società umana in quanto massima espressione di elevazione dello spirito e della libertà di chi la esprime.
Spesso si tenta di circoscriverla unicamente a coloro che hanno avuto la fortuna di poter accedere ad un’istruzione di livello.
Niente di più sbagliato in quanto l’arte, la scrittura, la musica e qualsiasi altra capacità creativa di esprimere e descrivere il nostro mondo non sono mai state esclusiva di un’élite.
Perché se così fosse, allora bisognerebbe “defenestrare” gran parte degli artisti e uomini di cultura che hanno contrassegnato in modo determinante la Storia del genere umano.
Ridurre la cultura ad un’occasione di business si pone in netta contrapposizione con la stessa in quanto la cultura non dev’essere mai intesa come fonte di guadagno ma piuttosto come occasione di elevazione dello spirito umano, di emancipazione autentica e di libertà nel vero senso della parola per tutti coloro che sono disposti a viverla e a riceverla come un dono evolutivo della propria esistenza.
Ultimamente gli attacchi alla cultura si sono fatti ancora più virulenti.
In nome di uno stupido schierantismo si è perfino giunti ad impedire a creatori genuini ed originali di divulgare le proprie opere.
In parole povere viene discriminato un individuo la cui posizione politica o religiosa o appartenenza etnica sia condannabile a prescindere, il che si traduce attraverso il suo “imbavagliamento” sul piano mediatico o la sua esclusione da manifestazioni pubbliche.
Sono proprio coloro che applicano queste censure ad essere i primi a schierarsi e la cosa appare ancora più ridicola quanto assurda in un periodo in cui si tenta di porre un veto a qualsiasi espressione della cultura russa ai nostri lidi, quella stessa cultura russa che ha dato (e continua a dare) innumerevoli esempi di fulgida eccellenza in ogni campo.
Al di là di questo aspetto, la cultura non può che essere popolare e quindi non può essere mortificata mediante divieti istituzionali o sentenze mediatiche in grado di limitare le capacità di produrre quel valore aggiunto alle nostre esistenze e alle nostre società in senso lato che vengono finalizzate nella bellezza e nell’unicità delle opere realizzate, le quali hanno lo scopo di arricchire il nostro passaggio terreno e la nostra società di “impronte” di progresso umano effettivo e che risultano perciò in profonda antitesi col mondo dell’economia e del materialismo purtroppo ancora dominanti ai nostri lidi.
Di conseguenza inviterei tutti gli attori istituzionali e mediatici ad andare verso un’apertura completa ed indiscriminata al mondo della cultura, superando la logica perversa degli schierantismi fini a se stessi, della censura operata in vari modi e della xenofobia applicata su base etnica.
Questo perché ogni opera, una volta realizzata, appartiene al mondo e dev’essere considerata come un dono più unico che raro verso l’evoluzione del genere umano.
Yvan Rettore
5 maggio 2022