Yvan Rettore: «Il RITORNO DEI SOLITI TEATRINI E GIOCHETTI PREELETTORALI NELLA POLITICA VEGLIESE»

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Yvan Rettore: «In questi ultimi giorni, la classe politica vegliese è in gran parte tornata a dare il peggio di sé»

 

Lettera di Yvan Rettore, formatore aziendale, cittadino settentrionale  residente a Veglie:

VEGLIE – In questi ultimi giorni, la classe politica vegliese è in gran parte tornata a dare il peggio di sé.

Anziché trasmettere un segnale di unità e di solidarietà in un momento così delicato per la nostra collettività, diversi politici locali hanno preferito tornare a polemizzare in modo squallido con il sindaco ancora in carica.

Partiamo dal fatto che quest’ultimo ha deciso di azzerare la vecchia Giunta e farne una nuova nominando perfino un assessore esterno.

Premetto che non sono un sostenitore di questa amministrazione, ma questo era un diritto di cui poteva avvalersi e al quale è ricorso in quanto dopo la defezione di due membri della vecchia Giunta, la conseguente messa in minoranza in Consiglio e soprattutto la difficile situazione attuale sarebbe stato molto azzardato ed impervio proseguire in quel modo.

Muovere accuse a vanvera (come quella circa la nomina di una nuova Giunta spacciata come una presunta manovra elettorale ordita dal sindaco) e non comprovate da fatti inconfutabili nei confronti del sindaco fa parte del gossip politico e non della Politica con la “P” in cui ci si dovrebbe confrontarsi sui contenuti e sulle proposte e non sulle forme che qui riguardano addirittura una entità amministrativa ormai a fine mandato e chiamata a governare Veglie almeno per altri cinque o sei mesi e in una fase di emergenza come questa non sono affatto pochi.

Il peggio però è arrivato proprio questa settimana quando dieci consiglieri hanno sottoscritto una mozione di sfiducia nei confronti della nuova Giunta, unendosi poi ad altre realtà dell’opposizione e giungendo perfino ad invocare il commissariamento del comune.

Oltre ad essere una iniziativa sciagurata ed irresponsabile in un momento come questo, questi ed altri hanno dimostrato di avere una conoscenza alquanto superficiale del significato del termine “democrazia” e questo per i seguenti motivi:

  • nei Paesi con un elevato senso civico, quando si viene eletti come membri di una compagine politica o lista civica, nessun consigliere o assessore si sognerebbe mai di cambiare casacca nel corso del proprio mandato.
    E questo perché il proprio mandato viene inteso come un preciso impegno che si assume nei riguardi dell’intera cittadinanza e all’interno di una determinata maggioranza.
    Non si riduce ad una promessa sterile che si può violare a proprio piacimento e chi non è in grado di adempiere al proprio impegno e a mantenere la fedeltà alla maggioranza in cui si trova inserito, si dimette e non fa il “turista voltagabbana” all’interno del comune rendendolo di fatto ingovernabile ed inefficace nella propria gestione.
    Questione di senso di responsabilità che nel nostro Paese è piuttosto raro e gli effetti devastanti di tali comportamenti sono lampanti.
  • sempre riferendomi ai Paesi in cui il senso civico è dominante, a nessuno verrebbe mai in mente di invocare un commissariamento (salvo in casi estremi legati alla tutela dell’ordine pubblico e della legalità) del proprio comune, preferendo una sospensione provvisoria della democrazia e una gestione esclusivamente affidata ad un funzionario, il quale (volenti o nolenti) non deve rispondere alla cittadinanza del proprio operato ma solo al Prefetto (e quindi al Ministero dell’Interno), non può prendere alcuna decisione di carattere migliorativo e si accontenta unicamente di tenere in ordine i conti. di garantire l’ordine pubblico e l’emergenza sanitaria in atto. Quindi se dovesse essere nominato un commissario, scordiamoci di poter avanzare lamentele sul suo operato, di andare a chiedere sovvenzioni sociali ed interventi tesi a migliorare la vita nel nostro comune.
    Preferire questo stato di cose, seppure provvisorio ad una Giunta realtà minoritaria in Consiglio, ma comunque espressione di una volontà popolare, significa avere smarrito il significato del valore della democrazia, svuotandone i contenuti per questioni formali e di opportunismo politico che nulla hanno a che vedere con gli interessi della nostra collettività,
    Veglie, che già viveva una situazione piuttosto critica prima dell’avvento del Coronavirus, non può permettersi neanche un solo mese di stallo.
    I cittadini di Veglie meritano ben altro anche in virtù del fatto che continuano a rimanere soggetti passivi di questi squallidi giochetti tra partiti in vista delle prossime elezioni comunali.

Detto questo sono consapevole che la mia esperienza in un determinato partito di opposizione può ritenersi ormai conclusa e non soltanto per i motivi di cui sopra, ma anche perché non sono una pecora che accetta di restare muta in un gregge e di essere comunque d’accordo su tutto a prescindere.

La politica dovrebbe essere confronto civile e costruttivo tra persone ed entità con posizioni diverse (e non soltanto su un piano ideologico) e dovrebbe tradursi in un coinvolgimento diretto della cittadinanza a determinate scelte nella amministrazione della cosa pubblica.

Ma soprattutto dovrebbe prevedere un grado di responsabilità autentico e di impegno genuino nei confronti della collettività che vada oltre i propri interessi e/o quelli di partito e non si limiti alle sole tornate elettorali.

Yvan Rettore

9 Maggio 2020

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