ANTONIO GRECO ANALIZZA LE CAUSE DEL FALLIMENTO DI “VEGLIE FUTURA” E DEL SINDACO APRILE
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“La libertà non è una cosa che si possa ricevere in regalo. (…) Si può anche vivere in un paese di dittatura ed essere libero, a una semplice condizione, basta lottare contro la dittatura. L’uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto è libero. L’uomo che lotta per ciò che egli ritiene giusto, è libero. Per contro si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi; malgrado l’assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi. Questo è il male, non bisogna implorare la propria libertà dagli altri. La libertà bisogna prendersela, ognuno la porzione che può” (Ignazio Silone, Vino e Pane).
Fine mandato anticipato
Mi frullano per la testa alcuni pensieri sulla fine anticipata della esperienza amministrativa di “Veglie Futura”. A giochi fatti sento il dovere di comunicarli ai miei (e)lettori. Non sono il Vangelo. Sono solo riflessioni libere dopo una mia esperienza amministrativa altrettanto libera. Non sono nemmeno una valutazione complessiva dell’amministrazione Aprile su cui, sul piano delle cose fatte nei quattro anni, il giudizio è ancora da scrivere. Rispondo a: “perché un fine mandato anticipato?”
L’accordo prelettorale del 2010 (1) intorno al candidato sindaco Sandro Aprile, oltre all’organigramma politico (carattere civico della lista, gruppo unico…ecc. (2) ), prevedeva tre obiettivi (da non confondere con il programma): il risanamento etico, quello ambientale e quello economico-finanziario.
Alla fine di marzo del 2010 la maggioranza dei vegliesi condivise questi obiettivi e diede mandato a “Veglie Futura” di amministrare, per cinque anni, il paese.
Con le dimissioni anticipate (3) il sindaco riconosce il suo fallimento e, conseguentemente, anche il non raggiungimento degli obiettivi per cui era stato votato.
Nella dichiarazione (4) con la quale ha annunciato al Consiglio del 1 aprile le sue dimissioni irrevocabili, l’ex sindaco afferma che “ha cercato di perseguire l’obiettivo del risanamento economico dal suo inizio fino a questi ultimi giorni”. Sugli altri due obiettivi, quello etico e quello ambientale, non ha detto nulla.
Nelle lacune di questa dichiarazione, non improvvisata, sono da ricercare, forse, le vere cause del fallimento di Sandro Aprile e di “Veglie Futura”.
Le vere cause del fallimento
1- L’obiettivo etico
Nell’accordo del 2010 è scritto: “Considerato che la questione morale è il fondamento e il prerequisito indispensabile dell’azione amministrativa della lista, si propone che i consiglieri eletti sottoscriveranno dinanzi ai cittadini un codice etico che avrà valore sia per la componente politica che tecnica del Comune (5)”.
Ed è doveroso ricordare anche quanto Aprile, appena eletto, dichiarava alla “Gazzetta del Mezzogiorno”: “Come già abbiamo scritto nel programma, – conclude Aprile – la questione morale è il fondamento di tale lista e diventerà il requisito indispensabile dell’amministrazione; uno dei primi atti sarà l’approvazione di un codice etico al quale gli amministratori eletti si ispireranno (6)”.
I fatti, però, hanno smentito queste affermazioni. Il sindaco ha spesso chiuso gli occhi sui tanti conflitti di interesse di quasi tutti i 14 componenti della maggioranza. Conflitti manifestatisi nei momenti cruciali della vita amministrativa e continuati fino all’ultimo mese: malesseri generati da nomine o da ipotesi di provvedimenti scomodi per alcuni ma non per il paese, richieste irricevibili, difesa di interessi propri o di parenti. Sempre rilevati, e non solo da me, sia in forma riservata che pubblica (7).
Fanno parte della questione morale anche la mancata risposta politica alla verifica ministeriale della fine del 2010, le grandi criticità emerse in qualche appalto di opere pubbliche, l’impotenza manifesta nei confronti dell’evasione fiscale parziale e/o infedele e dell’abusivismo edilizio.
Certo la crisi di “Veglie Futura” è stata resa visibile dalla ricerca ossessionata di alcuni consiglieri di un incarico di assessore. Ma la ricerca di un assessorato è la febbre non la causa della malattia che ha colpito “Veglie Futura”. La malattia, di cui nessuno vuol parlare, è la carenza etica e la questione morale ignorata o ritenuta “questione da poco”. Ed è molto grave che i controlli sulla questione morale siano stati valutati come “sofismi insipienti” da chi, segretario di partito e manovratore del potere dietro le quinte, in silenzio su questi temi, esce allo scoperto e forte di un solo rappresentante in consiglio (per quattro anni intoccabile assessore!) ha il coraggio di dettare “analisi impietose” (!) (forse meglio definirle, perché senza un minimo di autocritica, “untuose e presuntuose”) sulla causa delle dimissioni del sindaco.
In un paese “bloccato” dalla subcultura che ritiene che il rispetto delle regole non è un valore, che chi è più forte può fare quello che vuole (anche pagando in lino o in lana); in un paese in cui le piccole illegalità non fanno testo e in cui è normale lamentarsi contro la illegalità degli altri; in un paese in cui la sola speranza per una pulizia morale è affidata alla Magistratura, magari solo con denunce anonime; in una simile subcultura, ignorare o minimizzare i conflitti di interesse e la questione morale sia degli amministratori che degli amministrati, come ha fatto l’amministrazione Aprile, ha significato condannarsi a non poter governare più il paese.
2 – L’obiettivo ambientale
Nel 2010 erano scottanti la questione dei rifiuti solidi urbani (in scadenza un appalto su cui era intervenuto il Prefetto) e il problema del megasansificio. Nel tempo si sono aggiunti il problema della raccolta differenziata (scesa al 17% nonostante alla fine del 2011 l’avessimo spinta al 25%), il grave problema dell’abusivismo edilizio-ambientale, la richiesta per un nuovo impianto per il trattamento di rifiuti inerti, e, nella stessa area geografica, il rinnovo della autorizzazione per le emissioni in atmosfera di un bitumificio (8).
I cittadini prendono coscienza della questione ambientale quanto più questa è legata all’impatto sanitario. E il quadro sanitario del paese non è rassicurante, come dicono i dati disponibili (9) e come dice l’esperienza diretta di molti cittadini alle prese con gravi malattie tumorali.
Sul megasansifico l’amministrazione Aprile ha fatto quello che doveva fare e politicamente, anche volendolo, non c’erano altre vie da seguire. Sugli altri problemi si è servita del silenzio o della minimizzazione delle suddette questioni per non “apparire sempre contro qualcuno”, a prescindere dal controllo sulla regolarità delle richieste e dai riflessi di esse su legittimi interessi di altre aziende e dell’intera comunità.
3 – L’obiettivo economico-finanziario
Dal 2005 il bilancio del Comune è in serie difficoltà per la progressiva riduzione dei trasferimenti statali ma soprattutto per il conteggio di risorse fittizie nella passata amministrazione. In quell’anno furono gonfiate le entrate per coprire le spese, con la conseguenza che nel 2010 l’amministrazione si è trovata con una enorme massa di residui passivi (soldi non entrati nelle casse del Comune e non più esigibili) per cui l’Amministrazione Aprile ha dovuto eliminare circa 2 milioni di Euro di residui passivi (10) e tagliare quasi tutte le spese facoltative e ridurre all’essenziale i servizi.
Il sindaco accenna a questo risanamento ma sarebbe più corretto parlare di necessaria pulizia del bilancio che, invece, avrebbe bisogno di un risanamento attivo. Sorvola sulla fatica politica per fare questa pulizia. Non lui, ma più soggetti della maggioranza, dimenticandosi dell’accordo del 2010, spesso ripetevano il ritornello: “E tutto noi dobbiamo eliminare?”. Con conseguenze immaginabili.
La elezione diretta del sindaco (Legge 81/93)
Della interruzione anticipata del mandato il sindaco “riconosce la sua responsabilità” per subito dopo ridimensionarla con l’immagine di “un allenatore di calcio che perde” perché i “giocatori hanno giocato male e non hanno fatto squadra”.
E’ chiaro che, per questa fine prematura del mandato, anche i consiglieri hanno le loro responsabilità. E non ho nessuna remora ad assumermi le mie (11). Il paragonarsi del sindaco all’allenatore di una squadra, però, è fuori luogo perché, come dicono tutti gli esperti, nel calcio l’allenatore influisce sul risultato della partita per il 10% e i giocatori che vanno in campo per il 90%. Nella vita amministrativa, invece, il sindaco influisce per la riuscita del mandato per il 90% mentre i consiglieri di maggioranza solo per il 10%. La legge 81/93 (elezione diretta del sindaco) (12) ha dato quasi tutto il potere nelle mani del sindaco e ha messo in ombra i compiti del consiglio comunale. Basta pensare che Aprile si è dimesso senza che il consiglio comunale potesse esprimere una valutazione o anche solo un parere.
L’opinione pubblica nazionale ha una percezione positiva di questa legge, anche se il meccanismo elettorale a turno unico (Comuni sotto i 15.000 abitanti) ha gli stessi problemi di costituzionalità che hanno indotto la Corte Costituzionale a “bocciare” il “porcellum”. Ma gli attori (sindaci, assessori, consiglieri, dipendenti e imprenditori) sono “scoppiati”. Il sindaco si lamenta dei consiglieri, i consiglieri del sindaco. I dipendenti scaricano il loro malessere sui politici. I politici sui dipendenti. Gli uni e gli altri sui cittadini. Tutti vogliono liberarsi dai controlli mediante un rafforzamento della “illusione decisionista”: il potere è sempre poco, anche per chi ne ha già avuto tanto dalla legge.
A Veglie la valutazione della legge 81/93 deve fare i conti con i fatti, testardi. Con la legge 81 del 93 (elezione diretta del sindaco) il Comune di Veglie ha espresso 5 mandati sindacali. Quattro di essi non sono stati regolarmente conclusi nei tempi stabiliti. Tre per dimissioni contestuali della metà più uno dei consiglieri. Il potere affidato tutto nelle mani del sindaco a Veglie non ha salvato la stabilità del governo e, di conseguenza, non ha prodotto efficacia amministrativa e ha scoraggiato la partecipazione democratica alle politiche locali.
Un paese ingovernabile? E perché?
Infine, il Sindaco, in giustificazione del suo fallimento, mitizza il record di un anno di gestione commissariale che con le sue dimissioni lascia al paese e invoca un anno di “sedimentazione politica” e “di tutoraggio” dei giovani per trasformare un fallimento in una “occasione di crescita e di opportunità democratica”. E’ una ricetta valida?
Il paese è rimasto in questi anni con pochissimi anticorpi: i partiti tutti sono ridotti a ridicole larve che escono dal bozzolo in occasioni di tornate elettorali; i gruppi, le associazioni e comitati sono chiusi nel loro particularee quando, in questi anni, si sono interessati della vita amministrativa sono stati snobbati e per nulla presi in considerazione; il dibattito politico langue, spesso superficiale e senza alcun serio approfondimento; si invoca la “Politica con la P maiuscola” senza spiegare cosa vuol dire e, soprattutto, senza essere in grado di farla. Non credo che il tutoraggio per un nuovo governo “decisionista” del paese possa risolvere i gravi problemi di un paese che ha bisogno, invece, di accrescere la capacità di cooperazione in processi di decisione complessi e spesso faticosi per i quali non esistono facili scorciatoie nelle società democratiche.
Si sostiene che la partecipazione e la cooperazione non sono frutti della nostra terra. Io obietto dicendo che non è proprio così poiché l’adesione ad iniziative politiche richiede che esse dimostrino di essere capaci di poter far meglio dell’azione del singolo. Solo allora il singolo accetta di far parte di un insieme, superando le naturali ritrosie presenti in ciascun individuo. Perché ciò accada non basta invocare il ricambio generazionale nella gestione della cosa pubblica (anch’esso necessario), non basta invocare l’intervento taumaturgico delle donne (anch’esso importante) previsto dalla nuova legge elettorale. Veglie ha bisogno di aria fresca che può venire da vegliesi che, con la passione per il loro paese, pensano con la propria testa e hanno conservato il loro cuore incorrotto e libero. Ve ne sono, soprattutto tra coloro che sono rientrati o che esprimono il desiderio di ritornare in paese dopo esperienze professionali e lavorative fuori. Veglie ha bisogno di aria nuova che può venire solo da esempi concreti di successo con pratiche di partecipazione e cooperazione alla vita amministrativa da far maturare sia nel consiglio comunale che fuori di esso.
Veglie 13 maggio 2014
Antonio Greco
- Verbale del 20 febbraio 2010. I testi completi citati in nota possono essere letti sul sito http://www.antoniogreco.org/
- Su questi aspetti e sulle responsabilità della violazione di essi ho già scritto nella Lettera aperta del 4 aprile 2013, a cui si rinvia.
- Nota avente per oggetto: “dimissioni dalla carica di Sindaco”, prot. n. 5712 del 15 aprile 2014.
- Delibera C.C. n. 18 del 1 aprile 2014.
- Verbale del 20 febbraio 2010.
- La Gazzetta del Mezzogiorno del 31 marzo 2010.
- Cfr. l’ampia documentazione in atti per il controllo amministrativo.
- Domanda di Autorizzazione Unica Ambientale presentata al Suap del comune il 30 dicembre 2013
- Osservazioni relative al verbale della conferenza dei servizi del 1 aprile 2014 avente per oggetto: “Autorizzazione unica ambientale per l’impianto di estrazione e frantumazione del calcare, di produzione conglomerati bituminosi e di recupero rifiuti inerti sito in Veglie, localita’ Troali” (D.P.R. 13 marzo 2013, n. 59, art. 3, c.1, lett. (c): autorizzazione alle emissioni in atmosfera per gli stabilimenti di cui all’articolo 269 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152). Prot. n. 0006111 del 24 aprile 2014.
- Cfr. relazione ai bilanci consuntivi del Comune anni 2010-2013.
- Rinvio alla mia Lettera aperta dell’aprile 2013.
- Sulla legge 81/93 vi sono notevoli studi e ricerche fatte nel 2003 (decennale) e nel 2008 (quindicinnale). Non sono mancati gli studi sui mandati sindacali da parte di alcuni sindaci. Non è un caso se sono quasi nulli gli studi nel ventennio 2013.