Sansificio di Veglie: sentenza ribaltata in Appello e confiscato lo stabilimento della Oil Salento

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La Pubblica Accusa rappresentata dal procuratore aggiunto Ennio Cillo ha invocato la pena di 1 anno e 2 mesi per il falso. Prescrizione invece per il reato di lottizzazione abusiva. Soddisfatte anche le 5 parti civili

Veglie (LE) –  1 anno e 2 mesi per “falso materiale ed ideologico” (pena sospesa)  nei confronti di Luigi Panarese,  il legale rappresentante della “Oil Salento”,  l’azienda che ha presentato il progetto per la realizzazione dello stabilimento,  e Antonio Anglano, Responsabile Settore Urbanistica del Comune di Veglie. Questa  la  pena  inflitta dalla  Corte d’Appello presieduta da Vincenzo Scardia nella serata di lunedì 26 settembre 2016. Dichiarato estinto per avvenuta prescrizione invece il reato di lottizzazione abusiva.

È stata disposta inoltre la confisca dello stabilimento realizzato della Oil Salento  che passerà  per ora nelle disponibilità del Comune di Veglie.  Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 60 giorni.

È stata quindi accolta in pieno la richiesta della Pubblica Accusa rappresentata dal procuratore aggiunto Ennio Cillo. La Corte d’Appello ha fatto suo  l’orientamento maggioritario della giurisprudenza della Cassazione  secondo il quale anche nel caso di pronuncia di prescrizione per il reato di lottizzazione abusiva qualora ci sia stato un accertamento alla base  si possa comunque procedere con la confisca.

È stata pertanto ribaltata la sentenza del giudice monocratico Sergio Tosi della prima sezione penale che nel maggio del 2016 aveva emesso una sentenza di “non colpevolezza” per Panarese e Anglano. Entrambi furono assolti dai reati di lottizzazione abusiva (perché il fatto non sussiste) e da quello di falso materiale ed ideologico commesso da pubblico ufficiale (perché il fatto non costituisce reato).  Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Erroi e Luigi Rella.

In questo processo si sono costituite come parti civili, Legambiente difesa dall’avvocato Massimiliano Aquaro e alcune associazioni ambientaliste tra cui “Salute Pubblica” e “Comitato Ambiente Sano” assistite  dagli avvocati Andrea Casamassima ed Emanuela Pispico, “Ambiente e vita” assistita dall’avvocato  Roberta Castrignanò  e “Italia Nostra” difesa dall’avvocato Carlo Barone.  Alle parti civili è stata disposta la liquidazione del danno che sarà stabilito in separata sede.

L’inchiesta penale venne avviata nel 2008 con un esposto presentato dal “Comitato Ambiente Sano”.  Nel documento veniva contestata ai due imputati  l’ipotesi di falso perché sarebbe stata compilata una relazione istruttoria contenente false affermazioni secondo le quali si trattava  di ristrutturazione di un edificio industriale destinato a pomoridificio e quindi compatibile con la destinazione di zona dato che l’attività di estrazione dell’olio di sansa rientrava tra le attività agricole.

Secondo l’accusa, invece, l’impianto è da ritenersi a tutti gli effetti uno stabilimento industriale  per via della lavorazione di un sottoprodotto a quindi  non compatibile con la vocazione tipica del “Parco del Negroamaro”. 

27 settembre 2016

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