Lettera del prof. Antonio Greco
Il 4 dicembre 2024 sono stati pubblicati sull’Albo Pretorio del Comune di Veglie gli atti discussi e approvati dal Consiglio Comunale del 28 novembre.
Non ci sarebbe da meravigliarsi sul clima consiliare se non fosse che Sindaca (con parte della maggioranza) [“Stia attento alle parole che utilizza perché la mia pazienza può avere un limite”] e consiglieri di minoranza non si sopportano, a vicenda. È inutile insistere su questo punto. Questo è il carattere o la personalità degli amministratori attuali. E la saggezza popolare sostiene che “o ti mangi ‘sta minescia o ti futti ti la finescia”. Anche se questo non può non influire sulla qualità e appropriatezza dei contenuti deliberati.
Tanti si domandano: “perché molti vegliesi, per i propri defunti, utilizzano il servizio di una ‘Casa del commiato’ a Salice o Leverano per la libera manifestazione del cordoglio, dei sentimenti di solidarietà e a Veglie questo servizio ancora non c’è?”. Ci sono impedimenti dovuti alla legge? Ci sono ritardi dovuti a resistenze burocratiche, a incapacità di indirizzo degli amministratori o ad arretratezza dell’imprese private del settore?
Le strutture per il commiato in un comune pugliese sono state previste per la prima volta da una legge regionale del 2008 (la n. 34), modificata da una legge regionale del 2010 (n.4), a sua volta modificata da una legge regionale del 2020 (n.16) che dispone: “il comune può approvare, nei centri abitati, in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, sentita l’ASL competente per territorio, la costruzione di strutture per il commiato e case funerarie” (art. 1, co.2).
La Presidenza del Consiglio dei ministri (Conte II) con ricorso dell’8 settembre 2020 ha impugnato, fra l’altro, il suddetto art. 1., comma 2 della Legge Regionale n.16 perché ritenuto incostituzionale non essendo materia di legislazione regionale ma nazionale.
La Corte costituzionale si è pronunciata a riguardo con sentenza 23 giugno – 23 luglio 2021, n. 166, confermando la legittimità della legge regionale.
Quindi, almeno dal luglio del 2021 non vi erano più incertezze normative su queste strutture, anche se non mancheranno contenziosi amministrativi dovuti a casi particolari come quello, per esempio, della casa funeraria di Grottaglie (sita in zona B1 e operativa nel 2017; alcuni cittadini nel 2021 hanno fatto ricorso al Tar di Lecce perché non la volevano vicino alle loro case) o quello di Leverano (ricorso presentato da una ditta concorrente contro un progetto per il cambio di destinazione d’uso di una casa rurale in zona agricola, con l’obiettivo di trasformarla in una struttura per il commiato). Il Tar, in sede di merito, ha rigettato i ricorsi, dando ragione a entrambe le strutture (una è in un condominio situato in zona B1 e l’altra in zona agricola).
È utile sapere che la casa funeraria e la casa del commiato non sono la stessa cosa. Nella casa funeraria è permesso esporre la salma a feretro aperto, mentre nella sala del commiato la custodia del feretro dovrà avvenire a cassa chiusa. La legge le distingue e detta requisiti specifici per l’una e per l’altra.
Tenuto conto di questi due aspetti (iter legislativo e distinzione delle due strutture) cerchiamo di capire cosa è emerso dal dibatto consiliare sull’argomento, di chi è la colpa se a Veglie non ci sono ancora strutture di commiato, quale futuro al riguardo c’è per i vegliesi.
A) Perché la casa del commiato o funebre non si è fatta finora a Veglie
Dal dibattito consiliare è emerso che:
- anche la passata amministrazione era intenzionata a portare avanti il progetto;
- “di richieste ce n’erano tante da parte anche di agenzie private”;
- “i consulti fatti con gli Uffici tecnici si evinceva il fatto che non si poteva assolutamente portare a produrre una casa del commiato al di fuori di quelle che sono le prescrizioni, i Regolamenti” (così un consigliere nel corso del dibattito);
- l’unica possibilità per fare una simile struttura era quella di farla “all’interno del cimitero” o “nell’arco di un perimetro cimiteriale”, dicevano i tecnici. “Ma è così?”, si è chiesto un consigliere;
- il Segretario Generale ha risposto: “probabilmente, anzi sicuramente i tecnici le hanno dato questo tipo di soluzione/risposta prima della modifica della Legge Regionale”, cioè, preciso io, prima del 2020.
Conclusione: tutti volevano la casa del commiato/funebre; le richieste di privati per realizzare queste strutture sono state tante (una è un progetto presentato al SUAP); di fatto gli amministratori hanno seguito la volontà dei tecnici; fino a poco tempo fa né amministratori e né tecnici si sono accorti che c’era una nuova Legge regionale con la quale dare risposta positiva ai privati, nonostante le buone prassi dei comuni vicini. Questo emerge dal dibattito consiliare.
B) Cosa si è deciso?
All’unanimità il Consiglio comunale ha deciso di:
- di realizzare di iniziativa pubblica la casa funebre, spostare dal 2026 al 2024 la sua realizzazione e impegnare 350 mila euro da fondi comunali;
Poi dal dibattito sono emersi questi impegni:
- realizzare il progetto nel Cimitero (ampliamento della stanza attuale presente al lato destro del nuovo ingresso trionfale) ma con ingresso autonomo dall’esterno per il rispetto degli orari di apertura della casa del commiato/funebre, prescritti dalla legge;
- esaminare ed accogliere, con delibera di Consiglio Comunale, i progetti di una casa commiato o funebre presentati da privati (cfr. interventi su questa volontà di Stefanizzi, Fai Sal., Paladini, Mogavero, Landolfo);
- modificare quanto prima il Regolamento per consentire al CC di approvare progetti privati di casa commiato/funebre per utilità pubblica.
Tutto bene? Per nulla.
Mi permetto di porre delle riserve e degli interrogativi:
- La casa del commiato/funebre non è un servizio pubblico come un asilo o una scuola. Solo se manca l’iniziativa privata si può capire l’iniziativa pubblica dell’amministrazione. Ma non è il caso di Veglie: l’interesse dei privati c’è stato. Ed è umiliante sentire la motivazione dell’assessore, esposta in Consiglio comunale, che non si fida dei progetti privati perché “non possiamo aspettare che forse un domani ci possa arrivare [un progetto, invece c’è già protocollato], perché chi mi dice X privato o Y privato che non abbia le risorse per poterlo finire”;
- nel dubbio che le richieste dei privati fossero fondate e non pii desideri, sarebbe bastata la richiesta di una “manifestazione di interesse”. Con essa si poteva chiedere e verificare la fattibilità economica come per qualsiasi progetto o lavoro. Bastavano pochi giorni per avere certezze sugli interessi dei privati. Non ci sono più incertezze sulla ubicazione perché superate dalla Legge Regionale e dalla Corte costituzionale, i requisiti per le strutture di commiato sono stati determinati dalla Legge, i tempi per l’adeguamento del Regolamento dipendono dalla volontà dell’amministrazione: anche in soli 20 giorni l’iter per una manifestazione di interesse poteva essere concluso;
- dopo più di 18 mesi di questa nuova amministrazione è per lo meno poco trasparente, soprattutto nei confronti delle agenzie private, la fretta di correre e anticipare dal 2026 al 2024 la casa del commiato/funebre di iniziativa pubblica.
Un privato, legittimamente, si può chiedere: “tu comune, prima realizzi la tua struttura e poi lasci a noi privati la possibilità di presentarne in concorrenza altre?”;
- è sicuro il Consiglio Comunale che la scelta di ubicare la casa nel cimitero non venga percepita dalla sensibilità dei vegliesi più come un obitorio che come casa del commiato/funebre?
- attendiamo il progetto definitivo per capire se la prossima struttura comunale sarà una casa del commiato o una casa funebre (secondo la Delibera di Giunta n. n. 193 del 28/11/2024, nel Dup di febbraio 2024 era prevista la “casa del commiato”, in quello della terza variazione al DUP approvato “con Deliberazione di C.C. n. del “- senza numero e senza data – si legge: “Casa del Commiato/Funeraria”), come saranno spesi 350 mila euro e come sarà gestita.
Struttura pubblica o privata, anche nel luogo in cui esprimere il dolore e il cordoglio per la morte dei nostri cari è subentrata l’ombra del mercato. Per ora tanta domanda. Speriamo che anche l’offerta vegliese sia adeguata.
Infine, un’ultima informazione, “molto rilevante”, emerge dal Consiglio Comunale del 28 novembre: “vi ricordo che ci sono 5 milioni di avanzo”, ha affermato il vicesindaco. A questi vanno aggiunti i tanti soldi che in questo periodo vengono dal PNRR. È tempo di vacche grasse per questa amministrazione. E non è un male. Anzi.
Con rammarico, però, occorre osservare che quasi tutta la classe dirigente comunale, vegliese, pugliese e meridionale, pone un’attenzione spasmodica alla ricerca di nuovi finanziamenti, anche in presenza di importanti somme di avanzo di amministrazione che non si sa come spendere. E pure se ne vanta tanto. Poi fa fatica a investire, a seguire i lavori, a stringere i tempi e a completare le opere. Peccato che delle inefficienze e dello spreco di risorse non si dà conto a nessuno. Di questo scriviamo un’altra volta.
6 dicembre 2024
Antonio Greco
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