Tra i Parroci firmatari anche Don Cosimo Posi (di Veglie) Parroco del Rione Bozzano a Brindisi
BRINDISI – È di questi giorni la notizia delle proteste da parte di alcuni abitanti del Rione Paradiso di Brindisi nei confronti di Don Cosimo Zecca (di Leverano), parroco della chiesa di San Nicola di Brindisi, che si è schierato a favore degli immigrati attualmente dislocati nel dormitorio di via provinciale San Vito a Brindisi e per i quali il Comune sta cercando una soluzione dignitosa per la loro sistemazione in attesa della ristrutturazione del dormitorio stesso.
Attraverso i Social e il passaparola si è diffusa a Brindisi la notizia falsa che il gruppo di immigrati sarebbe stato spostato in una tendopoli nel Rione Paradiso di Brindisi. Questa notizia ha alimentato una protesta nei confronti del Comune e degli immigrati cavalcando il malessere sociale causato dal momento di crisi che sta vivendo l’Italia in questo periodo.
In una riunione in Prefettura, il commissario prefettizio del capoluogo Santi Giuffrè tra le altre cose ha dichiarato che «ad oggi (giovedì 31 agosto,ndr.) non è stata ancora trovata una soluzione alternativa per le persone che risiedono nel dormitorio e di certo non saranno spostate al quartiere Paradiso».
A Don Cosimo Zecca è stata contestata da parte di alcuni gruppi e associazioni di cittadini il suo “attivismo” e anche l’aver “minimizzato” i timori dei residenti che non volevano che gli immigrati fossero allocati nelle vicinanze dello loro case. I contestatori hanno ritenuto l’atteggiamento di Don Cosimo come un’ “ingerenza” in un settore che spetterebbe esclusivamente alla politica. (Nella foto l’articolo del Nuovo Quotidiano di Puglia sulla protesta all’esterno della Chiesa. Clicca per ingrandire).
Subito dopo la protesta fuori dalla Chiesa contro i migranti e il Parroco, Don Cosimo Zecca, in un’intervista al Nuovo Quotidiano di Puglia, ha ricordato che «Non bisogna guardare al colore della pelle ma si deve guardare a Dio che accoglie tutti”. (Nella foto l’intervista completa. Clicca per ingrandire).
A seguito dei violenti attacchi verbali da parte di alcuni esponenti del comitato di Cittadini del Paradiso dopo la manifestazione contro l’ipotesi di realizzazione (non confermata) di una tendopoli per migranti nello stesso rione, i parroci di Brindisi con una lettera a firma congiunta, hanno espresso “Solidarietà a don Cosimo, deplorando ogni episodio di razzismo”.
4 Settembre 2017
Veglie News
Di seguito il testo integrale della lettera a firma dei Parroci di Brindisi tra cui Don Cosimo Posi di Veglie:
COMUNICATO DEI PARROCI DI BRINDISI ALLA CITTÀ
31 agosto 2017
Noi parroci di Brindisi,
mentre esprimiamo la più profonda solidarietà al nostro confratello don Cosimo Zecca, reo, secondo alcuni, di aver predicato con franchezza il vangelo del rispetto e dell’accoglienza degli ultimi, non possiamo non deplorare vivamente ogni equivoco episodio di montante razzismo il quale, viziato ideologicamente, sta in questi ultimi giorni imperversando allegramente, nel nostro Bel Paese, gettando, persino nelle coscienze più serene, il seme avvelenato di pregiudizievoli diffidenze e di sordi rancori.
Constatiamo, nella nostra città di Brindisi e all’interno delle nostre comunità parrocchiali, un diffuso e crescente senso di frustrazione, dovuto, sostanzialmente, a complesse problematiche attribuibili al degrado sociale e alla mancanza di lavoro e abbiamo il non infondato sospetto che ci sia sempre qualcuno pronto a cavalcare, per non ben chiari motivi, la comprensibile desolazione della popolazione, istigandola a rabbiose manifestazioni di protesta gratuita e provocatoria spesso nei confronti di chi fa solo il proprio dovere e individuando nel luogo comune della paura del diverso il capro espiatorio di ogni malessere collettivo.
Quel che più ci preme è ribadire con forza che non è certamente questa la strada da imboccare, se si vuole venir fuori dai problemi che ristagnano da anni e che hanno bisogno di ben altre soluzioni, pacifiche, condivise e ponderate, le quali devono andare necessariamente nella direzione di serie politiche di convivenza civile e di integrazione sociale. Queste, se nell’immediato sembrano a molti vuote e velleitarie, alla lunga si dimostreranno, se non del tutto risolutive, almeno molto più convenienti, perché il panico da futuro, presso le nuove generazioni, non prenda completamente il sopravvento.
Troviamo alquanto ingeneroso e offensivo, inoltre, scagliarsi contro le parrocchie e i preti, i quali sovente sono i soli, nel tessuto connettivo della città, a svolgere un’opera preziosa di promozione umana, prima che di evangelizzazione, supplendo non di rado a carenze amministrative e organizzando, per così dire, la speranza della gente. Il lavoro pastorale delle nostre parrocchie è silenzioso, non cerca l’applauso facile e la visibilità sociale, è tutto teso a far maturare coscienze libere di gente che sa stare in piedi sulle proprie gambe. È questo il nostro modo di far politica, molto diverso dall’andare a caccia di voti o dallo schierarsi con l’una o con l’altra parte. Non abbiamo bisogno di fare propaganda politica, né di sfruttare l’altare per vili interessi di basso cabotaggio. Ci siamo fatti preti per ragioni alte e altre, quelle per le quali davvero vale la pena spendere la vita. Per questo non tolleriamo che alcuno, in malafede, ci suggerisca il modo più consono di essere, di comportarci e di predicare.
Le nostre omelie si sforzano di essere un commento quanto più fedele possibile al dettato del vangelo, senza sottrarre ad esso quelle indicazioni imbarazzanti e inequivocabili che spronano all’accoglienza generosa e all’amore vicendevole e verso tutti. Al di là delle personali simpatie politiche di ciascuno, i credenti devono ispirarsi nelle loro scelte controcorrente alla logica eversiva del vangelo, improntata allo stile di Gesù «segno di contraddizione» (Lc 2,34). In un mondo indifferente e sordo ai richiami dei più poveri, essi devono rimarcare la loro “differenza” cristiana, composta da fratellanza e misericordia, a cui papa Francesco, sovente inascoltato, ci richiama tutti. Diversamente non potranno dirsi cristiani.
Se è doveroso che la politica svolga la propria parte mettendo a punto «schemi alternativi ad una migrazione massiccia e incontrollata» e se è giusto che essa si prodighi affinché siano evitati «disordini e infiltrazioni di violenti e disagi tra coloro che accolgono», «non dimentichiamo, almeno noi» – sono le parole del cardinal Parolin, in occasione dello sgombero forzato dei rifugiati di Roma -, «che queste donne, questi uomini, questi bambini sono in questo istante nostri fratelli. E questa parola traccia una divisione netta tra coloro che riconoscono Dio nei poveri e nei bisognosi e coloro che non lo riconoscono. Eppure – ha aggiunto – anche noi cristiani continuiamo a ragionare secondo una divisione che è antropologicamente e teologicamente drammatica che passa tra un ‘loro’ come ‘non-noi’ e un ‘noi’ come ‘non-loro’».
Senza risentimento per nessuno, siamo pronti a stringere la mano a tutti, facendo delle nostre comunità parrocchiali luoghi di accoglienza e di ospitalità per un dialogo sereno e costruttivo e per un approccio non superficiale al tema della diversità e offrendo la nostra collaborazione a quanti, al di là delle polemiche spicciole, hanno veramente a cuore le sorti della nostra amata città di Brindisi.
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Di seguito alcuni link ad articoli riguardanti l’argomento apparsi sui giornali online di Brindisi:
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