Mino Mattia replica alla lettera di Ilario D’Amato
Lettera di Mino Mattia:
Confesso d’aver letto superficialmente, all’inizio, la lettera dell’amico Ilario.
Poi ho visto l’immagine che ripropongo e ho riletto la sua con più attenzione, quella che giustamente meritava e, come per tutte le cose meritevoli, è giusto proporre un altro punto di vista.
Parto da lontano.
Quarantadue anni fa Antonio mi picchiò. Cose da bulletti. All’epoca l’attenzione dei genitori per questi fatti era pressoché nulla, figuriamoci quella dei maestri che, in quel periodo, picchiavano più dei bulli.
Il giorno stesso lo dissi a mio padre, convinto del suo aiuto autorevole, ma lui mi disse glaciale “e tie ti l’Antoniu ti faci attìre?”
Già, ti l’Antoniu mi fazzu attìre? Moto d’orgoglio e d’incoscienza l’indomani lo affrontai guardandolo negli occhi, lui il doppio di me in peso…. le presi ancora ma fu l’ultima volta.
L’ultima.
Nel 1990 ero in marina. All’epoca il nonnismo era cosa seria. Trovai un ragazzino nei bagni, con una corda in mano… parlammo a lungo e lui mi disse che non poteva farcela a subire tutte quelle umiliazioni. La sera stessa entrai nelle camerate dei “nonni” dicendo ad alta voce “chi tocca Fabrizio se la vedrà con me”, io che con i l miei 65 chili non avrei fatto paura a nessuno.
Ma funzionò. Ci misi la faccia. Non lo “mandai a dire”.
Era frutto dell’insegnamento di mio padre.
Col tempo ho avuto dei figli.
A loro ho sempre cercato di insegnare la correttezza, la mia ovviamente… “Fai copiare il compagno in difficoltà, non fare mai la spia, non girarti dall’altra parte se qualcuno ha necessità.”
E alle mie figlie ho sempre detto che in caso di abusi, violenze, soprusi, cattiverie di ogni tipo devono sempre denunciare a viso aperto, mai subire, mai vergognarsi di nulla, mai.
Metterci sempre la faccia, se credi sia una giusta causa.
Lo rifarei mille volte.
Non si può titolare “Capaci… di legalità” se poi si insegna ai bambini che avere paura delle proprie idee è una cosa comprensibile.
Non si può riportare la foto di Borsellino e Falcone nel giustificare atti di vigliaccheria.
Sarebbe un torto verso i giudici stessi, verso Peppino Impastato, Libero Grassi, Renata fonte, Mario Francese, Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Emanuele Basile, Alfredo Agosta, Pio La Torre, Rosario Di Salvo, Antonino Burrafato, Giuseppe Bommarito, Ninni Cassarà, Graziella Campagna…
Ce ne sono più di altri mille, continuo?
Ma no, tranquilli… sono tutti li, per chi ha voglia e coraggio di andarli a cercare.
Lettere anonime a veglie “per paura”…
Anche quando la paura è reale, nonostante tutto, si vince, insieme.
A veglie, la paura, è un alibi.
Mino Mattia