“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”
(da ” Uno nessuno e centomila” – 1926 – Luigi Pirandello)
Lettera di Lorenzo Catamo:
Credo che, senza ombra di dubbio, quanto scritto da Luigi Pirandello circa un secolo fa abbia tuttora una valenza notevole perché il tempo può passare, ma la natura umana difficilmente cambia.
E allora sento anche a Veglie aleggiare l’eco della filosofia pirandelliana a cadavere ancora caldo delle ultime elezioni amministrative.
Devo dire che, con la mia esperienza politica ormai semisecolare, sto paradossalmente rimpiangendo gli assetti politici della Prima Repubblica, quando le mie scelte erano soprattutto di testimonianza per tenere accesa quella fiamma gloriosa che ancora campeggia, sia pure in forma molto ridotta, nel simbolo del primo partito nazionale.
Allora era difficilissimo riuscire a comporre liste di trenta persone, per lo più di estrazione popolare e senza pretese, che si mettevano in ballo per motivi ideali e quasi senza alcuna speranza.
Adesso, invece, la politica locale e non solo essa, fa tanto ribrezzo che si fa fatica a mettere insieme una lista decente di sedici persone più il candidato sindaco.
Certo ci sono le “quote rosa” da rispettare che, a mio parere, finiscono per mortificare il sesso femminile, ma la prassi politica ha fatto giganteschi passi all’indietro.
Tanti anni fa, ci si scontrava con partiti onnipresenti e onnipotenti come la DC, il PCI e il PSI. Ma i candidati erano facilmente riconoscibili per appartenenza e per militanza. E c’era più rispetto.
Ora, invece, mi pare di vivere nel paese dei balocchi, dove tanti bambini cresciuti male si mettono a giocare ignorando le regole del gioco e il cavalleresco rispetto dell’avversario.
Ed è veramente difficile trovare il bandolo della matassa, specie ora che tanti poveri figli hanno da barcamenarsi tra il clientelismo regionale e quel governo nazionale che muove ancora i primi passi. C’è poi il cosiddetto “civismo”, o meglio dico io “cinismo”, versione moderna del “trasformismo” e del “qualunquismo”, utile spogliatoio per cambiare maglia a secondo del vento che spira.
Sicché, molti che l’anno scorso, alle elezioni politiche, si erano buttati a destra fiutando il vento favorevole, ora si sono diretti verso altri lidi perché è ancora facile e produttivo l’emilianismo imperante.
E’ tutto un saltabeccare da un ramo all’altro come uccelli impazziti e, secondo me, non c’è da sperare nulla di buono.
Altro che svolta… Aveva ragione Pirandello quando ammoniva sulla presenza nel cammino della vita di tante maschere e di pochi volti e, aggiungo, aveva anche ragione Tomasi di Lampedusa quando concludeva il suo “Gattopardo” con l’amara considerazione che tutto cambiava perché nulla cambiasse.
E chiudo questo mio intervento sperando di sbagliarmi, almeno questa volta, nell’interesse di Veglie.
Lorenzo Catamo