A Nardò il “Parco delle Sculture di Casina Fabrizio” di Sandro Appetiti e Angela Ferguson
NARDO’ (LE) – Sandro Appetiti, romano, e la moglie inglese Angela Ferguson sono gli ideatori del “Parco delle Sculture” nel quale gli ulivi secolari sconfitti dalla Xylella diventano monumenti di pregio di rara bellezza grazie all’arte dello scultore vegliese Francesco Paglialunga.
Il dott. Sandro Appetiti, attualmente in pensione, è stato manager in diverse istituzioni di livello nazionale e internazionale. Ha lavorato sotto la guida di Carlo Azeglio Ciampi e Tommaso Padoa-Schioppa. Ha avuto una stretta collaborazione con Mario Draghi che lo volle come dirigente centrale in Banca d’Italia. Il lavoro lo ha portato a vivere in diverse parti del mondo per circa 18 anni con al suo fianco sempre la moglie anche lei impegnata a lavorare in diverse istituzioni internazionali. La coppia è stata in Giappone, dove sono nati e cresciuti per 12 anni i loro figli, è stata a Washington e a Parigi fino ad arrivare nel Salento dove si sono innamorati del posto.
Nel Salento, alla periferia di Nardò, i coniugi Appetiti hanno acquistato una dimora storica del 1820 appartenuta in precedenza ai Baroni Personè. In questa proprietà si sviluppa il “Parco delle Sculture di Casina Fabrizio” dove il grande uliveto formato da alberi secolari ormai distrutto dalla xylella sta diventando un museo sotto il cielo del Salento.
Queste le parole di Sandro Appetiti che descrivono i suoi alberi di ulivo con un filo di nostalgia: «Quando abbiamo comprato questa proprietà, nel 2017 gli ulivi erano vivi, verdi e rigogliosi. Li abbiamo visti mentre, piano piano, si spegnevano. Uno spettacolo immensamente triste. Quegli alberi avevano attraversato interi secoli prima di essere sferzati dalla xylella. Potevamo tagliarli. Sarebbe stata la soluzione più veloce ma anche quella più dolorosa e ingiusta. Significava cancellare la storia di quei giganti che hanno nutrito intere generazioni con la loro presenza e i loro frutti. Non volevamo che quella solenne bellezza andasse perduta o dimenticata. Così, nel 2020, abbiamo pensato ad una soluzione per tutelare, conservare e tramandare quello che restava di quei monumenti di storia contadina e quello che essi rappresentavano. Questi luoghi sono un paradiso: ogni volta che mi affaccio sul parco e vedo queste bellezze la mia vita si allunga di cinque minuti.»
Così è nata l’idea di trasformare quei tronchi ormai senza vita e ridare loro una nuova esistenza facendoli diventare delle vere e proprie opere d’arte. Questo compito è stato affidato all’abilità dello scultore originario di Veglie Francesco Paglialunga, nato nel 1991 e formatosi all’accademia delle belle arti di Lecce.
Così spiega il suo lavoro nel “Parco delle Sculture” l’artista Paglialunga: «Il tempo medio per la realizzazione di un’opera è di circa un mese. Sono contento di far parte di questo grande e bel progetto che mi permette di mettere le mie abilità a servizio di questa terra e di chi lavora per valorizzarla».
Così parla della sua idea il manager Appetiti: «Vogliamo salvare gli alberi e costruire una storia che possa rimanere dopo di noi, a beneficio delle nuove generazioni. Un parco di opere viventi, antichissime piante devastate dalla Xylella e oggi scolpite da uno straordinario artista, Francesco Paglialunga – giovane ma già affermato scultore, docente d’arte – che nel suo lavoro opta per la funzione sociale che ha l’arte, per la capacità di raccontare. Quando siamo arrivati qui e abbiamo visto questi spettacolari e saggi “anziani”, vecchi anche di 500 anni, ormai sofferenti, io e mia moglie abbiamo riflettuto, con l’animo in pena, cercando di immaginare un modo per non infliggere, ove possibile, l’oblio dell’espianto e per dare loro una nuova vita dopo quella centenaria al servizio della comunità. Ormai “in pensione” avrebbero potuto continuare ad essere produttivi dispensando bellezza, stimolando riflessioni, coltivando, in chi si trova ad ammirarli, passione, rispetto e attaccamento per questa terra. Da una storia tremenda per il paesaggio e l’economia salentina, come è l’invasione del batterio, questi patriarchi delle campagne possono continuare a darci qualcosa. Chiamatela resilienza, chiamatela come volete. Per noi è una missione”.
“Sì, perché la vita e il lavoro ci hanno dato molte soddisfazioni – continua Appetiti – e proprio io in Banca d’Italia ho insegnato a tanti giovani questi principi, in primis quelli della responsabilità nei confronti degli altri. Noi, in questo momento della nostra vita, vogliamo condividere la bellezza che stiamo creando e che non è nostra, alla fine. Vogliamo condividere le bellezze di questa natura e ciò che, con la collaborazione di un artista ispirato, si sta creando. Questo è il nostro messaggio destinato soprattutto ai giovani. Gli ulivi ultracentenari, testimoni generosi e silenziosi di generazioni di salentini che si sono alternate su queste terre rendendole produttive e fonte di sussistenza per intere famiglie, non possono essere abbattuti semplicemente per diventare legna da ardere. Meritano una nuova vita per rammentare, a chi li ammira, la loro storia di generosità, sofferenza e resilienza, quella di questa terra, dei suoi tesori e delle sue tradizioni.”.
Il Parco è meta di comitive, scolaresche e altri visitatori occasionali. Al momento le opere realizzate nel Parco, che è in continua evoluzione, sono otto: legami; laurieddhu, anfora, virtù teologali, to infinity and beyond, kelpies, sirena leucàsia e drago. La prima, in ordine di realizzazione, è “legami” che raffigura un trittico composto da una donna che abbraccia l’albero mostrando il legame con la sua terra e gli avi; un bambino che nasce dalle radici possenti e rappresenta la vita nuova: il delfino che morde la mezzaluna in riferimento alla tradizione.
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