L’espressione “Signorina”, riferita alla Sindaca in un’interpellanza, segnalata al Comitato Pari Opportunità della Provincia di Lecce

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Commissione Pari Opportunità: «Invitiamo e sollecitiamo tutti i Consiglieri e le Consigliere del gruppo “Veglie di tutti” a cooperare insieme, nel ruolo istituzionale che sono chiamati a svolgere, per promuovere la parità di genere anche mediante l’uso di un linguaggio non sessista, inclusivo e rispettoso del genere»

VEGLIE – Nel corso del Consiglio Comunale di Veglie del 31 Luglio 2023, il Gruppo di Opposizione “Veglie di Tutti” ha proposto un’interpellanza sulla “Indennità comunale alla Sig.na M. R. De Bartolomeo” (cosi come riportato sull’interpellanza) nella  quale  si chiedeva  come mai la stessa non abbia scelto di dedicarsi  a tempo pieno all’attività amministrativa del Comune mettendosi in aspettativa dall’Ente in cui lavora e quindi percepire la sola indennità del Comune di Veglie.

L’aspetto tecnico dell’interpellanza è stato affrontato in maniera dettagliata nella seconda parte dell’intervento fatto dalla Sindaca Mariarosaria De Bartolomeo che ha messo in evidenza, nella risposta, le esigenze momentanee del suo ente di appartenenza. Esigenze  che l’hanno portata a spostare molto probabilmente a settembre l’entrata in aspettativa dal suo ruolo per fare in modo che i progetti già i corso si possano concludere senza essere lasciati in sospeso.

L’aspetto invece che ha infiammato gli animi della discussione è stato l’uso della forma espressiva “Signorina” usato in un documento ufficiale quale è un’interpellanza comunale e rivolto a una carica istituzionale come quella del Sindaco di un Paese.

L’espressione è stata interpretata da molti come una “forma offensiva e dispregiativa” mentre il gruppo di opposizione sostiene che si è trattato di un refuso di stampa.

La Sindaca, cogliendo la gravità formale di quanto successo e ritenendosi offesa dal modo in cui è scritta l’interpellanza, ha segnalato il fatto inviando copia dell’interpellanza al Comitato “Pari Opportunità” della provincia di Lecce, nella persona del Presidente avv. Anna Toma e della Consigliera dott.ssa Antonella Papa, al fine di valutare “possibili contenuti denigratori e lesivi della parità di genere”.

Di seguito il comunicato della Sindaca Mariarosaria De Bartolomeo sulla vicenda:

«La mancanza di rispetto della parità di genere non passa solo da comportamenti fisici violenti, ma anche dall’uso scorretto e poco appropriato della lingua italiana, nonché da tutti quei retaggi culturali che mal si coniugano con una società che sempre più ha avvitato un processo parità di genere.

Il processo di sensibilizzazione deve partire dalla base, tutti i giorni, attraverso comportamenti e buone prassi che passano soprattutto dal rispettoso esempio che si dà in società e ancor prima in famiglia. L’utilizzo puntuale e corretto, nonché istituzionalmente preposto, della lingua italiana, aiuta sicuramente a sensibilizzare la società al rispetto delle donne qualsiasi ruolo esse ricoprano.

Ci sarà sempre qualcuno che tenderà a colpirci per il solo fatto di essere Donne, sminuendo il nostro impegno perché Donna, Sig.ra, Sig.na, senza riconoscere né ruoli, né professionalità, né formazione. E’ più facile chiamare una giovane Sindaca SIGNORINA piuttosto che un giovane Sindaco SIGNORINO

Purtroppo ci sono ancora persone che pensano che il modello patriarcale e maschilista la faccia da padrone nella nostra società e dispiace ancor di più quando certi retaggi culturali vengano sostenuti da altre donne.»

Non si è fatta attendere la risposta del Comitato “Pari Opportunità” della provincia di Lecce che, con una nota dell’1 agosto a firma dell’ avv. Anna Toma inviata alla Sindaca del Comune di Veglie Mariarosaria De Bartolomeo, alla Presidente del Consiglio comunale Federica Guido, ai Capigruppo Cosimo Vetrano e Giuseppe Landolfo,   è così intervenuta  sulla vicenda:

Nota Commissione Pari Opportunità Provincia di Lecce

Con riferimento alla nota della Sindaca del Comune di Veglie Maria Rosaria De Bartolomeo (prot. 10980 del 28.07.2023), relativa a “possibili contenuti denigratori e lesivi della parità di genere” contenuti nell’oggetto dell’interpellanza comunale (prot. generale del Comune di Veglie n.10622) a firma di tutti i Consiglieri e le Consigliere del Gruppo consiliare “Veglie di tutti”, richiamiamo l’attenzione sull’importanza del linguaggio nell’ottica dell’affermazione del principio della parità di genere.

Vi è ormai, oggi, la consapevolezza che il linguaggio non possa più essere inteso solo come un veicolo comunicativo con cui si rappresenta la realtà che viviamo, bensì come uno strumento con il quale si trasmettono stereotipi e si rafforzano disuguaglianze. Il linguaggio di per sé, infatti, ha una fortissima influenza sulla mentalità, il comportamento e le percezioni. L’uso della neutralità di genere nel linguaggio, quindi, va ben oltre il concetto di “politicamente corretto”, in quanto anche le parole possono contribuire direttamente alla discriminazione e hanno un ruolo importante nel modellare i comportamenti culturali e sociali.

A tal proposito, oltre a ricordare che la parità di genere è uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals, Obiettivo 5 “Achieve gender equality and empower all women and girls”), facciamo presente che, nel corso degli ultimi 40 anni, la comunità internazionale ed europea ha approvato convenzioni, mozioni, risoluzioni, obiettivi strategici finalizzati a rimuovere le discriminazioni di genere dirette e indirette e gli stereotipi culturali che le causano, tra cui, a titolo esemplificativo, la Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna del 1979; l’Obiettivo strategico J2 contenuto nella Piattaforma d’azione della IV Conferenza mondiale sulle donne del 1995; la Risoluzione del Consiglio d’Europa del 5 ottobre 1995 – Direttiva 2006/54/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo concernente l’immagine dell’uomo e della donna nella pubblicità e nei mezzi di comunicazione; il Trattato di Istanbul, siglato dal Consiglio d’Europa l’11 maggio 2011 e ratificato dal Parlamento italiano con legge n. 77/2013; l’art. 55 bis del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna”, che classifica come “discriminazione indiretta” qualunque disposizione, criterio o prassi, apparentemente neutri, che possano di fatto mettere le persone di un determinato sesso in una posizione di particolare svantaggio rispetto a persone dell’altro sesso.

Inoltre, ricordiamo che, già nel 2009, il Parlamento Europeo ha adottato le linee guida per la neutralità di genere, in cui si consiglia, tra l’altro, di omettere qualsiasi appellativo riferito allo stato sociale delle donne, e si raccomanda di “evitare l’uso di termini che, poiché implicano la superiorità di un sesso sull’altro, possono avere una connotazione di parzialità, discriminazione, deminutio capitis”.

Come affermato più volte da Vera Gheno, nota sociolinguista che ha collaborato per vent’anni con l’Accademia della Crusca, l’appellativo riferito allo stato sociale della donna anziché l’uso del titolo professionale (tra l’altro istituzionalmente più corretto e pertinente, come nel caso della sindaca del Comune di Veglie), oltre ad essere ormai anacronistico, rappresenta “un retaggio della società patriarcale e maschilista” che sminuisce il valore, il ruolo e la competenza riconosciuta di default agli uomini.

La scelta lessicale dell’appellativo “Sig.na M.R. De Bartolomeo” per rivolgersi “al Sindaco P.T. del Comune di Veglie”, formulata dai Consiglieri e dalle Consigliere nell’interpellanza presentata per porre all’attenzione dell’intera Assise consiliare questioni inerenti programmi e/o dichiarazioni elettorali della prima cittadina, evidenzia come sia più che mai necessaria una svolta culturale e politica netta sul ruolo delle donne nella nostra società. Tanto più per chi riveste un ruolo pubblico e istituzionale ed è, pertanto, chiamato ad adoperarsi per affermare concretamente la parità di genere e attuare realmente i principi della democrazia paritaria.

Considerato, quindi, che anche la comunicazione pubblica può e deve svolgere un ruolo fondamentale nella promozione di cambiamenti culturali e nel contrasto alle discriminazioni e agli stereotipi di genere; che il linguaggio della Pubblica Amministrazione ha un ruolo strategico nel diffondere una cultura contraria alle discriminazioni, che promuova la parità di genere, valorizzando le differenze e contribuendo alla diffusione di modelli sociali, lavorativi e culturali in cui riconoscersi e verso i quali tendere; che nell’ambito della diffusione di una cultura attenta al rispetto delle differenze, si intende sensibilizzare sull’importanza di un linguaggio parlato, scritto e visivo adeguato agli obiettivi etici della comunicazione, in grado di contrastare gli stereotipi di genere, smantellare pregiudizi e discriminazioni anche indiretti, valorizzando le differenze e la presenza femminile; che mai la dialettica politica può divenire strumento asservito agli stereotipi di genere, invitiamo e sollecitiamo tutti i Consiglieri e le Consigliere del gruppo “Veglie di tutti” a cooperare insieme, nel ruolo istituzionale che sono chiamati a svolgere, per promuovere la parità di genere anche mediante l’uso di un linguaggio non sessista, inclusivo e rispettoso del genere.

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