L’ANALISI CONFERMA LA PRESENZA DEL TOPICIDA NEL CAFFE’

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Il perito del pm conferma le ipotesi. Lui fuori pericolo, Lei indagata

(articolo dal Nuovo Quotidiano di Puglia di Giovedì 4/12/14 – E.M.)

VEGLIE – Voleva avvelenare il marito con il caffè. Perché nella tazzina era stato sciolto anche una sostanza che, in dosi massicce, sarebbe potuta risultare letale.

Caffè “corretto” al topicida. I dubbi residui sono stati fugati dalla perizia del tossicologo Giacomo Greco depositata ieri mattina in Procura dal comandante della stazione dei carabinieri, di Veglie, il maresciallo Matteo De Luca. Ed ora il pubblico ministero Francesca Miglietta sottoporrà la moglie, 55 anni, di Veglie, ad una perizia psichiatrica per stabilire se fosse capace di rendersi conto di quello che stava facendo in quel primo pomeriggio del 16 novembre scorso quando portò il caffè a tavola per concludere il pranzo domenicale.

L’esito di quell’esame servirà al magistrato a stabilire se chiedere un provvedimento per scongiurare qualche altra iniziativa della donna, come quella che ha fatto rischiare la vita al marito 60enne. L’uomo era stato ricoverato nell’ospedale “San Giuseppe” di Copertino dove ha manifestato tutti i sintomi dell’avvelenamento, anche se non si è trovato mai in pericolo di vita. I valori registrati dalle analisi di laboratorio dell’ospedale avevano già messo in evidenza che in quella tazzina di caffè fosse finito qualche prodotto particolarmente dannoso per l’organismo. Ma per avere la certezza i carabinieri perquisirono la casa alla periferia di Veglie dove abitava la coppia che da qualche tempo non era più in armonia. E trovarono del topicida, la tazzina con i residui del caffè insieme a del diserbante.

Ma quanto veleno versò la moglie nella tazzina fumante servita a tavola su un vassoio con quelle della figlia e del genero? L’esame del consulente della Procura, il dottore Greco, non hanno potuto fornire dati certi perché è stato preso in esame solo una piccola quantità di caffè rimasta nella tazzina. Poco più che un fondo. Eppure le testimonianze raccolte dai carabinieri avevano lasciato pensare che il marito avesse avvertito sin dal primo sorso un sapore strano, inconsueto e sgradevole. Ed aveva lasciato la tavola in fretta e furia per correre dal medico di guardia che lo indirizzò poi in ospedale. Come se, insomma, avesse più che qualche sospetto di aver bevuto veleno. Come se temesse di poter morire da un momento all’’altro.

Lesioni gravi l’ipotesi di reato contestata alla moglie. E nulla di più, per il momento, anche alla luce della perizia tossicologica. E se questa vicenda giudiziaria avrà un seguito lo dovrà stabilire ora la consulenza sulla capacità di intendere e di volere della donna.

E. M.

[divider ]da La Gazzetta del Mezzogiorno 4/12/14 [/divider]

Le analisi confermano: «Topicida nel caffè»

(articolo da La Gazzetta del Mezzogiorno di Giovedì 4/12/14 .)

VEGLIE. Trovate tracce di topicida nella tazza del caffè che nei giorni scorsi ha fatto finire in ospedale un maresciallo dell’Aeronautica in pensione. Ieri mattina, il dottor Giacomo Greco, tossicologo nominato dalla Pro cura, ha depositato la sua relazione nella segreteria del sostituto procuratore Francesca Miglietta.

Secondo quanto emerso, sono stati trovati granelli di topicida sul fondo della tazza, di un colore fra il blu ed il verde, anche se in quantità non letale. Ora toccherà al magistrato fare tutte le valutazioni del caso.

Il risultato dell’accertamento medico legale conferma i sospetti già avanzati dai carabinieri della stazione di Veglie, ai quali sono affidate le indagini del caso. Al vaglio c’è la posizione della moglie dell’ex sottufficiale, una 55enne del posto, che al momento è iscritta sul registro degli indagati con l’accusa di lesioni personali. Le valutazioni sul comportamento della donna verranno effettuate con estrema prudenza, alla luce del fatto che la 55enne è in cura presso il Centro di igiene mentale toccherà ad uno specialista accertare se in quel momento la donna fosse capace di intendere e di volere, e quindi eventualmente animata da volontà omicida.

L’episodio risale al pomeriggio del 16 novembre scorso: l’uomo venne ricoverato nell’0spedale «Vito Fazzi», dove i medici gli praticarono una lavanda gastrica; la consorte, invece, fu sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio nel reparto di psichiatria. Da tempo, secondo quanto hanno accertato i carabinieri, i rapporti tra i due coniugi non erano idilliaci per incompatibilità caratteriali che il trascorrere degli anni aveva ulteriormente aggravato.

[divider ]da La Gazzetta del Mezzogiorno 18/11/14 [/divider]

Veleno nella tazzina del caffè? Denunciata la moglie della vittima

(articolo da La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 18/11/14 – f.oli.)

VEGLIE. I sospetti, con il passare delle ore, diventano sempre più certezze. L’ex sottoufficiale dell’Aeronautica di Veglie, con ogni probabilità, è stato vittima di un tentativo di avvelenamento architettato dalla moglie dopo aver bevuto un caffè adulterato.

Nella notte tra domenica e lunedì l’uomo, ricoverato all’ospedale di Copertino, è stato sottoposto ad una serie di prelievi di sangue che hanno rilevato un abbassamento dei globuli rossi, condizione ricollegabile ad una possibile infiltrazione nel sangue di sostanze venefiche. I carabinieri della stazione di Veglie hanno già provveduto a sequestrare la tazzina e il pesticida trovato nella cantina dell’abitazione dei due coniugi e il sostituto procuratore Francesca Miglietta, nelle prossime ore, conferirà l’incarico al dottore Giacomo Greco di eseguire un esame tossicologico sul pesticida e sulla tazzina con i residui di colore verdastro. intanto, la moglie dell’uomo, di 55 anni, già in cura presso il Centro di igiene mentale, si trova ricoverata nel reparto di psichiatria del “Vito Fazzi” e verrà sentita da uno psichiatra non appena le sue condizioni di salute lo consentiranno perché, nel frattempo, è stata sottoposta ad un trattamento sanitario obbligatorio. Per ora la donna è stata denunciata con l’accusa di lesioni personali gravi ma uno specialista dovrà accertare se la donna fosse capace di intendere e di volere domenica pomeriggio e quindi se fosse effettivamente animata da una volontà omicida. Un proposito dichiarato nell’immediatezza del ricovero quando la donna avrebbe confessato – il condizionale è d’obbligo – l’intenzione di voler ammazzare il marito. In tal caso la sua posizione si aggraverebbe ulteriormente anche se gli investigatori non escludono che quelle esternazioni siano state un semplice sfogo. Da tempo, secondo quanto hanno accertato i carabinieri, i rapporti tra i due coniugi non erano idilliaci per incompatibilità caratteriali che il tempo ha ulteriormente aggravato.

(f. oli.)

[divider ]da La Gazzetta del Mezzogiorno 17/11/14 [/divider]

«Mia moglie mi ha avvelenato» Sessantenne ricoverato inospedale

(articolo da La Gazzetta del Mezzogiorno di  Lunedì 17/11/14 – )

VEGLIE. «Mia moglie mi ha avvelenato con il caffè. Aiutatemi». Un sessantenne ha chiesto soccorso prima ai medici, poi ai carabinieri. Ed ora si sta indagando per verificare se il caffé, servito dopo pranzo, sia stato adulterato. L’episodio è avvenuto ieri pomeriggio a Veglie. Protagonisti, loro malgrado, sono due coniugi: lei casalinga di 55 anni; lui sottufficiale dell’Aeronautica in pensione. Ora sono ricoverati entrambi in ospedale: il marito a Copertino dove è stato sottoposto ad una lavanda gastrica; la donna nel reparto di Psichiatria all’ospedale «Vito Fazzi» di Lecce. Era in preda a una crisi di nervi e per quanto possano valere le parole pronunciate al momento del trasferimento in ospedale, la donna- già in cura al Centro di igiene mentale – ha detto che avrebbe voluto ammazzare il mai rito. I carabinieri hanno sequestrato la tazzina e il caffé rimasto. Il colore della bevanda è apparso sospetto, quasi verdastro. Il magistrato dovrà disporre una consulenza per accertare se sia stato adulterato e, in quel caso, individuare con quale sostanza e, dunque, stabilire i possibili effetti della sostanza somministrata a tradimento. Tutto è avvenuto all’ora di pranzo. il due coniugi hanno cominciato a litigare. Di recente lo facevano sempre più spesso. Anche se finora, i carabinieri della stazione di Veglie non erano mai intervenuti. Ieri, però, il litigio è stato molto più acceso delle altre volte, viscerale. Concluso il pranzo, al momento di consumare il caffè, l’uomo ha avvertito un sapore insolito, sgradevole. E subito si è insinuato il sospetto dell’avvelenamento, di un disegno diabolico della moglie per sbarazzarsi di lui. Cosi si è presentato nell’ambulatorio di guardia medica dicendo di essere stato avvelenato. Il medico ha chiesto l’intervento del 118 che ha trasferito l’uomo al pronto soccorso dell’ospedale di Copertino: dopo la lavanda gastrica è sotto osservazione. Un’altra ambulanza ha accompagnato la moglie al Fazzi, per sottoporla ad un trattamento sanitario obbligatorio. I carabinieri, oltre a sequestrare tazzina e residui di caffé, hanno portato via le armi che il sottufficiale deteneva legalmente. Non è stato trovato alcun contenitore di sostanze venefiche o di medicinali sospetti. Solo gli accertamenti che disporrà il magistrato potranno chiarire se il caffè sia stato davvero avvelenato.

[divider ]dal Nuovo Quotidiano di Puglia 17/11/14 [/divider]

Topicida nel caffè. Tenta di avvelenare il marito 60enne

(articolo dal Nuovo Quotidiano di Puglia di  Lunedì 17/11/14 – )

VEGLIE. Qualcosa nel caffè ce lo ha messo. Forse veleno per topi, oppure detersivo o chissà, diserbante. Fatto sta che un pensionato di 60 anni nel primo pomeriggio di ieri ha preferito non indugiare dopo il primo sorso del caffè preparato dalla moglie nella loro casa alla periferia di Veglie.

E nel giro di una mezz’0ra è stato sottoposto ad una lavanda gastrica nell’ospedale “San Giuseppe” di Copertino. Il magistrato di turno, Francesca Miglietta, ed i carabinieri della stazione, in attesa del responso degli esami su quella tazzina di caffè rimasta quasi intonsa (la consulenza è stata affidata al tossicologo Giacomo Greco) hanno denunciato la donna, di 55 anni, per lesioni gravi. Sequestrati in casa della coppia sia il veleno che del sonnifero: non si esclude che possano essere stati utilizzati insieme.

E successo tutto ieri pomeriggio verso le due e mezzo alla fine del pranzo domenicale quando la donna ha portato a tavola il vassoio con quattro tazzine di caffè: una per sé, l’altra per il consorte e le altre due per la figlia ed il suo compagno. Dopo il primo sorso l’uomo è rimasto di sasso: si è alzato senza dire una parola ed è andato via per raggiungere prima la guardia medica e poi l’ospedale di Copertino.

Il caffè aveva un sapore, un odore ed un colore diversi. Sgradevoli. Pungenti. E se ha temuto di finire nel lungo elenco degli uomini stramazzati con la tazzina del caffè in mano è anche per via di un rapporto coniugale ormai compromesso ed avviato verso la separazione. La moglie, tra l’altro, soffre di eccessi di ira che spesso necessitano di cure psichiatriche.

Ieri pomeriggio, infatti, è stata ricoverata in stato di agitazione nell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. I carabinieri hanno sequestrato la tazzina sospetta e le altre portate a tavola, nonché la caffettiera. I risultati della consulenza tossicologica daranno l’impronta alle indagini ed alle eventuali contestazioni.

L’uomo intanto è rimasto in osservazione al “San Giuseppe”: non essendo nota la sostanza introdotta nella tazzina, occorre monitorare gli eventuali effetti scatenanti.

 

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