Confermato il verdetto di assoluzione emesso il 30 ottobre del 2015 dai giudici d’Appello
VEGLIE – Arriva alla puntata finale il processo per un omicidio di mafia commesso il 5 novembre del 1989. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Procura Generale di Lecce e pertanto la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte di Appello di Lecce nei confronti di Antonio Pulli, originario di Veglie, è diventata definitiva.
Secondo la ricostruzione dei fatti Antonio Pulli non uccise Giovanni Corigliano, all’epoca 26enne, che si era allontanato dalla sua abitazione di Veglie il 5 ottobre del 1989 per poi sparire a causa di una lupara bianca e le cui spoglie, a distanza di anni, non sono mai state ritrovate.
È stato confermato dai giudici della prima sezione il verdetto assolutorio emesso il 30 ottobre del 2015 dai giudici d’Appello. In quella occasione La Corte ribaltò il verdetto di primo grado che condannava Antonio Pulli a 30 anni di reclusione.
L’accusa affermava che Corigliano sarebbe stato ucciso perché il vegliese si era avvicinato troppo al clan Tornese e voleva allargare i propri affari illeciti senza dar conto al proprio clan.
Le ricerche del corpo effettuate a seguito delle rivelazioni dei due collaboratori di giustizia, Cosimo Cirfeta e Dario Toma non hanno permesso di individuare il luogo della sepoltura perché i luoghi non sono più uguali a quelli del 1989.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Andrea Starace, ha sempre sostenuto l’inattendibilità dei pentiti che accusavano Pulli e l’assenza di riscontri alle loro dichiarazioni.