Vernissage con Calice, mercoledì 25 maggio 2016 ore 19.30
I luoghi e gli incontri possono suscitare emozioni impreviste. E possono ispirare idee. Nasce da un incontro casuale tra l’artista Mario Schiavone e Alessandra Quarta, a cantina Moros, l’idea di una mostra personale allestita negli ambienti della cantina di Guagnano (LE), non nuova alle contaminazioni artistiche. La cantina custodisce diverse tele di Ercole Pignatelli, che qui ha realizzato il grande murale Germinazioni 3, insieme ai reperti archeologici del Museo del Simposio, collezione privata di Claudio Quarta. Negli anni ha ospitato diversi appuntamenti artistici, tra cui l’esposizione della collezione fotografica “Arneo” di Ulderico Tramacere con il maestro Ferdinando Scianna.
L’essenzialità del codice espressivo di Mario Schiavone, artista contemporaneo di Campi Salentina (LE), che ha al suo attivo diverse mostre internazionali a Tokyo, in Germania e negli Emirati Arabi, sarà protagonista della personale “I volti della materia” che sarà inaugurata mercoledì 25 maggio alle ore 19.30.
A fare gli onori di casa sarà Alessandra Quarta, che introdurrà l’artista, mentre la voce critica sull’opera di Mario Schiavone sarà affidata a Marina Pizzarelli, critico d’arte.
Il vernissage col calice sarà accompagnato dalla degustazione dei vini Claudio Quarta Vignaiolo.
La mostra rimarrà aperta sino a giovedì 9 giugno 2016.
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00 e domenica 29 maggio, in occasione di Cantine Aperte, dalle 10.00 alle 19.00.
Cantina Moros è a Guagnano (LE), in via Provinciale 222.
LA MOSTRA
Il titolo “I volti della materia” indica la particolare operazione di scoperta e di creazione da parte dell’artista di inaspettate identità, che ritrova nella materia monocromatica, presentate secondo punti di vista sorprendenti e in relazione ai luoghi di Cantina Moros, che pongono l’osservatore a contatto con spazi e colori profondamente contrastanti.
Attraverso la luce, l’indagine scultorea e pittorica della forma degli oggetti disegnati con mano lieve nei loro più minuti particolari l’artista, produce “stupore materico”, grazie all’estrazione di volti dalle ombre delle tele ed a concrete personificazioni di sensibilità umane della stessa materia.
L’essenzialità è il tratto dominante del codice espressivo di Schiavone: pochi colori, pochissimi. Spesso monocromie. Una semplicità solo apparente che in realtà esprime la complessità del pensiero, dell’artista, e dell’uomo contemporaneo. La complessità emotiva di vissuti in cui sono molte le suture, i rattoppi alle sofferenze, alle perdite, nell’altalenante scelta fra ciò che si vorrebbe essere e ciò che si è. Suture che possono trasformarsi in spiragli. E quindi in luce. All’osservatore il compito di fare emergere dal colore le forme, in una sorta di esercizio introspettivo che sembra voler offrire una nuova opportunità.
L’ ARTISTA
MARIO SCHIAVONE nasce a Campi Salentina, dove attualmente vive e lavora, nel 1962. Dagli anni Novanta è presente su ART DIARY ITALIA di Giancarlo Politi Editore.
Diplomatosi all’Istituto d’Arte e al Liceo Artistico di Lecce e laurea in Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Lecce, nel 1980 incontra a Milano Romeo Gigli, che gli farà esporre le sue primissime opere alla Fabbrica del Vapore di Milano. Sono gli anni delle prime mostre e delle esperienze da attore-intellettuale: nel 1982 fonda insieme ad Alessandra Toma e Vincenzo Leaci “L’Assurdo e L’Es”, laboratorio per un Teatro Sperimentale. Approfondisce gli studi di Drammaturgia con Leo De Berardinis.
Negli anni 1984/85 partecipa attivamente in qualità di socio fondatore e come artista, alla rivista di Estetica-Letteratura-Arti “Esperia”, la prima nata nel territorio salentino.
E’ in questi anni che incontra Edmond Jabès, Hans George Gadamer, Maurice Blanchot, Franco Fortini, Attilio Lolini, Emilio Tadini, che contamineranno la sua sensibilità artistica.
Negli anni 80 Schiavone insieme ai Giovani Artisti Pugliesi, tra i quali l’amico fraterno Donato Paolo Baldassarre, dà vita a numerose mostre in Puglia, coadiuvate da critici e storici dell’arte, tra cui: “Lavori in corso” (Porto di Gallipoli, 1985) a cura di Marina Pizzarelli; “L’ascolto: Esegesi e Poesia”, sulla poetica di Edmond Jabès (Basilica di Santa Maria a Cerrate, 1986) a cura di Giuseppe Rizzo; “Inedito Ottant’Otto” (Palazzo Gentile, Taranto, 1988) a cura di Antonio Basile.
Nel 2010 scrive insieme ai filosofi Giovanni Carrozzini e Annalisa Presicce il testo teatrale “Vancennes” sul ’68 francese.
22 maggio 2016
Foto Bruno Barillari