GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

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Il Circolo PD di Veglie ricorda la giornata contro la violenza alle donne

Oggi, 25 Novembre,  ricorre la giornata internazionale per la lotta contro il femminicidio.

Quello della violenza alle donne è un importante e grave problema che investe la società, la famiglia, l’educazione, la scuola, la cittadinanza, la politica.

Gli uomini e le donne del circolo del PD di Veglie hanno pensato di far girare una pagina bianca, affinché ciascuno potesse scrivere un suo contributo, in maniera semplice e senza particolari obblighi se non quelli che derivano dalla responsabilità di essere sensibili d’avanti a questo grave problema che, di anno in anno, non accenna a diminuire, nelle sue tristi statistiche.

Tra i vari contributi, profondi e significativi, abbiamo scelto un racconto, che, nella sua drammaticità bene esprime la realtà di questo problema.

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“Il giorno in cui ho consacrato la mia vocazione all’artigianato, la mia dimestichezza con gli attrezzi del falegname e del fabbro,  non è stato di quelli da mettere agli annali per la bellezza dell’evento. Di quel giorno ricordo il buio nel cuore, il freddo nell’anima e la consapevolezza che una vita nuova poteva nascere. Ricordo come avevo smontato ogni cosa minuziosamente, il roteare della chiave inglese e dei cacciaviti, i bulloni e i perni che uno dopo l’altro avevo messo insieme in un astuccio per i pennarelli. Appena la mamma entrò in casa dopo la sua estenuante giornata lavorativa trascorsa a pulire le scale dei condomini del nostro quartiere,  fece in tempo a buttare il primo sguardo alla sala da pranzo e subito capii che sarebbe stato meglio trovare il pertugio giusto per infilare la porta e scappare. Rimase un attimo infinito con la bocca spalancata e in silenzio, poi cacciò un urlo che ancora odo nelle orecchie in quelle giornate in cui il suo ricordo mi rimbalza le tempie. Mentre cercavo di fuggire le bastò una manata per bloccare il mio goffo ed insensato tentativo. Mi sollevò per il collo, ancora oggi non capisco cosa abbia impedito alle ossa della spina dorsale di staccarsi le une dalle altre, ero un bimbo di otto anni, ma non si può dire fossi proprio il ritratto della magrezza. Avvicinò il suo volto al mio gridandomi: “Perché lo hai fatto, perché mi hai fatto questo?” La mia risposta fu tanto ingenua, quanto lapidaria: “Niente di tutto questo ti potrà più fare del male, nessun’anta, nessuno sportello, nessuno spigolo ti feriranno; ora sei salva”. L’espressione del suo voltò cambio, prima sorpresa, poi rabbia ed infine disperazione; pianse per un tempo indefinito che a me sembrò senza fine, ma alla fine di quello sfogo mi stritolò con un abbraccio e mi portò via con sé. Andammo in una caserma dove per la prima volta conobbi per davvero i carabinieri che tanto avevo temuto ogni volta che sarebbero dovuti venire a prendermi perché non avevo avuto voglia di andare a scuola. Quella notte dormimmo a casa di un’amica della mamma. Mio padre non l’ho rivisto per lunghi anni  e quando ne ho avuto l’opportunità ho capito che il carcere lo aveva reso, se possibile, peggiore di prima, ma il suo peggio non lo aveva più sfogato sulle delicate gote della mamma.”

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