DUE ARRESTI PER UN «CAVALLO DI RITORNO» AI DANNI DI UN’AZIENDA AGRICOLA

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INDAGATO ANCHE UN CONSIGLIERE COMUNALE PER FAVOREGGIAMENTO

Rubano attrezzi agricoli per un valore di circa 15mila euro ad un agriturismo nel feudo di Nardò e poi chiedono l’intervento di un consigliere comunale di Veglie per fare da mediatore con i titolari dell’azienda agricola.

E’ successo nelle campagne tra Veglie e Torre Lapillo ai danni dell’agriturismo “Sant’Anna”. I malviventi avrebbero chiesto una mazzetta di 2mila euro per la restituzione dei mezzi agricoli. Si tratta di L.F, 42 anni di Avetrana e di G.S.I., 35 anni di Nardò, arrestati in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip Alcide Maritati. Ai due gli inquirenti contestano i reati di tentata estorsione e ricettazione.

Al consigliere comunale, i carabinieri della compagnia di Campi Salentina hanno notificato l’avviso di garanzia firmato dal sostituto procuratore Carmen Ruggiero contestandogli l’accusa di favoreggiamento personale nei confronti dei due arrestati.

I fatti risalgono agli inizi del 2015, gennaio-aprile, e riguardano il furto di un trattore, di una cernitrice per olive, di un albero cardonico e di un atomizzatore di proprietà dell’azienda agricola. Uno dei titolari avrebbe ricevuto successivamente la richiesta estorsiva da parte di L.F. e G.S.I. In seguito – secondo quanto ricostruito dai militari – il consigliere comunale avrebbe suggerito agli imprenditori di pagare il «cavallo di ritorno» spiegando che i due estorsori avevano urgente bisogno di soldi e che si sarebbero accontentati di 1.500 euro.

Le vittime, dopo una prima fase di titubanza, si sono lasciati convincere dai carabinieri a collaborare e a denunciare l’accaduto in modo da rompere una catena di omertà particolarmente diffusa nell’area del Nord ovest salentino. Nel mese di aprile i titolari dell’azienda agricola decidono quindi di presentare una denuncia ai carabinieri e con il loro aiuto registrano le conversazioni sia dei ricettatori che del mediatore, avvenute tra l’altro alla presenza di un testimone che ha confermato l’accaduto davanti agli inquirenti.

L’esponente politico, nonostante le testimonianze, ha affermato di non aver partecipato all’incontro e di non ricordare quanto accaduto. Per questi motivi gli è stata contestata l’accusa di favoreggiamento personale.

Anche i due estorsori si sono dimostrati reticenti e non hanno collaborato con gli investigatori ai fini del ritrovamento delle attrezzature rubate.

L’ipotesi su cui gli inquirenti stanno lavorando è che L.F. e G.S.I. non agissero in maniera autonoma ma facessero parte di un’organizzazione più ampia specializzata in furti alle aziende agricole nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto.

In stretta sinergia con le compagnie dell’Arma della zona i carabinieri di Campi Salentina sono al lavoro per individuare l’area di stoccaggio in cui sono stati depositati attrezzi voluminosi e che quindi potrebbe trovarsi in capannoni o rimesse in qualche campagna facilmente individuabile.

“Questa indagine”, ha commentato il colonnello Saverio Lombardi, comandante del reparto Operativo del Comando provinciale, “è la dimostrazione comprovata che si possono ottenere risultati investigativi lusinghieri solo con collaborazione delle vittime. Affidarsi alle forze dell’ordine non è sinonimo di successo al 100 per cento ma ci aiuta notevolmente nell’attività investigativa per organizzare le contromosse, offrire una tutela a chi decide di collaborare e nella stragrande maggioranza dei casi giungere ad un risultato positivo. Così si evitano sistemi farraginosi che comportano lungaggini e che aggravano le spese del sistema giudiziario”.

7  Ottobre  2015

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