Dove porta l’elogio del senso comune?

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Giovanni Caputo risponde alle “divagazioni” della redazione di VeglieNews sul Progetto di restauro della Chiesa della Favana

(Lettera di Giovanni Caputo)

Le riflessioni della Redazione di Veglienews, sulla procedura della partecipazione al bando da parte del Comune, per il restauro della Chiesa della Favana, sono meritevoli di maggiori approfondimenti e di ulteriori considerazioni.

Si legge nel testo:

“Cosa è successo a Veglie questa estate?

Un professionista del nostro paese, l’Architetto Marcello Spagnolo, ha offerto gratuitamente un suo lavoro riguardante il “COMPLESSO MONUMENTALE DELLA FAVANA: PROGETTO DEFINITIVO DI RESTAURO E VALORIZZAZIONE DELLA CHIESA SUBDIALE DELLA FAVANA DESTINATA A SALA POLIVALENTE PER EVENTI CULTURALI”, e lo ha messo a disposizione del Comune per poter essere utilizzato nei bandi Regionali o Ministeriali che si fossero presentati da qui ai prossimi anni.”

Questi sono i fatti. Seguono le considerazioni della Redazione, che afferma:

“Anche Veglie quindi comincia ad avere un suo “Cassetto di Progetti Finanziabili” pronti per essere inviati in tempo come già succede in molti altri comuni.

Sicuramente possiamo dire che l’Architetto ha fatto una scommessa e ha puntato la sua carta. Se nei prossimi anni dovesse risultare vincente, avrà creato lavoro non solo per il suo studio ma anche per varie aziende dell’indotto nel paese con un obiettivo finale a beneficio dell’intera comunità: il restauro della Chiesa.”

Qui il ragionamento, accettabile da un punto di vista logico, diventa discutibile da un punto di vista formale. Perché? Perché “cassetti di progetti finanziabili”, senza incarichi assegnati ai progettisti, attraverso bandi pubblici e relativi costi, non ce li ha nessun comune, almeno che non siano redatti dal proprio ufficio tecnico.

Soffermandosi a leggere il testo, il ragionamento diventa ancora più paludoso, quando sostiene: “l’Architetto ha fatto una scommessa e ha puntato la sua carta. Se nei prossimi anni dovesse risultare vincente, avrà creato lavoro non solo per il suo studio ma anche per varie aziende dell’indotto nel paese”.

Questa affermazione mette in serie difficoltà il professionista, che nello specifico avrebbe ceduto il progetto gratuitamente per ottenere “sottobanco” un incarico, che la legge stabilisce di assegnare attraverso un bando. E mette in difficoltà anche la parte politica, che avrebbe attivato una procedura con il fine ultimo di assegnare l’incarico ad un suo sostenitore, rendendo l’espletamento del bando, pura formalità.

Pertanto, non può risiedere in tali procedure: “l’inizio di una nuova collaborazione tra Comune e Professionisti di ogni settore che vogliano mettere a disposizione le loro competenze per dare una sterzata e un’accelerata definitiva al Territorio.”

A contrastare questi metodi sono gli ordini professionali che, con continui ricorsi ai Tribunali Amministrativi, cercano di bloccare sul nascere queste “regalie progettuali”.

Queste pratiche, sicuramente animate da buoni propositi, spesso finiscono davanti al giudice.

Altro discorso meritano le “Conclusioni” redazionali quando affermano: “sarebbe opportuno cominciare a collaborare tutti insieme, ognuno per il ruolo che ricopre nel nostro paese, e lavorare per una rinascita reale ed effettiva di Veglie. Lasciamo da parte le critiche fatte solo per propaganda politica; facciamo nostri e realizziamo i buoni progetti anche se proposti da avversari politici.”

Mi sembra difficile che l’appello a collaborare tutti insieme possa trovare proseliti, perché l’appello poggia su una premessa debole: la liquidazione della critica a pura propaganda politica; la delegittimazione di chi la pensa in modo diverso; la difesa dei propri ideali paragonata a “scontri e battaglie inutili e infruttuose.”

Sono in molti, invece, a pensare che non c’è vita democratica senza la difesa dei propri ideali, senza dialettica, senza scontri politici, senza partecipazione, senza controllo sociale, senza sintesi di visioni diverse. E la vita democratica è il prerequisito per una crescita diffusa.

Se, come viene sostenuto dalla prestigiosa redazione: “Veglie si sta spegnendo. Stiamo per perdere un’attività importante come quella della produzione del vino.” È mai possibile che la causa sia addebitata al fatto che: “continuiamo a lottare ancora uno contro l’altro”?

Non vorrei apparire irrispettoso nei riguardi di chi ha dato e continua a dare un ottimo contributo alla circolazione delle idee nel nostro paese, non sempre sufficientemente riconosciuto, e non se la prenda il direttore, di cui apprezzo l’instancabile lavoro e l’indiscussa cortesia, ma non penso che la crisi economica di Veglie sia determinata dall’asprezza della lotta politica in atto, di cui non si vede traccia. Così come non penso che la soluzione per uscire dalla crisi stia in un generico richiamo all’unità e tanto meno al logoro e stucchevole: “ma lasciateli lavorare in pace”.

Giovanni Caputo

15 Ottobre 2015

3 COMMENTS

  1. Ho appena finito di pubblicare la lettera del prof. Giovanni Caputo in risposta alle mie riflessioni fatte sul progetto di restauro della Chiesa della Favana.

    Accetto le critiche sulle inesattezze formali riguardanti le procedure di affidamento degli incarichi per realizzare i lavori di eventuali progetti finanziati. Non era mia intenzione far pensare a “incarichi sottobanco”. Forse nelle considerazioni ci si è lasciati trasportare da uno slancio di insano “ottimismo fantasioso”.

    1) Mi rimane però un dubbio!!! Se è vero che non esiste nei comuni un “Cassetto di Progetti Finanziabili Approvati” (stilati da professionisti esterni incaricati o da tecnici interni o “regalati” da professionisti del luogo, fate voi) come mai 125 comuni riescono a presentare un progetto valido entro i primi 49 minuti dall’apertura del bando pubblicato solo 10 giorni prima? Penso che per redigere un progetto fatto come si deve occorrano più di 10 giorni….

    2) Riguardo alle “critiche fatte solo per propaganda politica” in questo caso mi riferivo in particolare ad alcuni commenti fatti proprio su questo argomento e presenti sulla pagina facebook del gruppo politico “Veglie Domani” nei quali si criticava proprio la lentezza nella partecipazione al bando. Lo stesso gruppo politico comunque, nel suo interevento dice che: “… un’amministrazione che sia lungimirante, ben organizzata ed efficiente, dovrebbe possedere il famoso “portafoglio progetti”, ben custodito nel cassetto e subito pronto per essere utilizzato in caso di pubblicazione di Bandi tipo questo di cui stiamo discutendo!”

    3) Non si può negare comunque che negli ultimi decenni non ci è mancato, da ogni parte, l’ostruzionismo politico fine a se stesso e non finalizzato al bene del paese.

    4) Sicuramente la crisi economica di Veglie non è colpa della politica. Ma di certo la politica non ha fatto molto per ridimensionarla. Perché alcune aziende hanno trovato più vantaggioso spostare la loro attività in paesi vicini al nostro? Solo perché lì il cielo è più bello o perché a Veglie mancano incentivi e sostegni (finanziari, logistici, fiscali ecc.ecc.) che invece in altri paesi più piccoli di Veglie esistono?

    Mi son permesso di rispondere perché credo faccia bene discutere. Ho apprezzato le considerazioni di Giovanni Caputo. Mi hanno chiarito le idee su alcuni punti che ho trattato con leggerezza. Rimango comunque convinto che in questo particolare periodo della storia di Veglie sia necessario affrontare i problemi del nostro Paese uniti e con obiettivi comuni finalizzati al bene dei cittadini, delle aziende e del Paese.

    VeglieNews

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