LETTERA DEL DOTT. FABIO COPPOLA
“Ha la morbidezza e il colore della polpa di banana”. Così descriveva le caratteristiche della pietra leccese il poeta e giornalista salentino Vittorio Bodini.
Ciò nonostante alcuni monumenti sono insidiati dagli addobbi natalizi. E’ il caso dell’obelisco dell’Osanna a Veglie. Il cavo elettrico delle luci natalizie avvolge la colonna e il capitello, ed è sorretto dalle foglie di acanto.
La scultura mostra già i segni del tempo, i quattro simboli alati degli evangelisti, sono ormai acefali, privi della testa. E’ un’imprudenza posarci le luminarie, con il cavo sospeso che oltre al suo peso inevitabilmente viene sollecitato dal vento ed esercita una certa tensione, seppur lieve.
Note storiche pubblicate dalla Proloco di Veglie circa un decennio fa, senza autore né data, riportano che la costruzione delle colonne sormontate da croce veniva promossa dalla Confraternita della Croce, fondata da San Carlo Borromeo nel 1579. Il fine era celebrare la vittoria della Santa Alleanza contro i Turchi nella battaglia di Lepanto del 1571. La colonna di Veglie era realizzata agli inizi del XVII secolo vicino al sagrato della chiesa di San Rocco. Nel 1894 il consiglio comunale di Veglie, su proposta del sindaco Salvatore Quarta, per motivi urbanistici deliberava di spostare la colonna al crocevia tra le vie Dante Aligheri, Vittorio Veneto e Madonna dei Greci, dove si può ammirare tuttora.
Negli anni ’80 del secolo scorso parte del basamento veniva sottoposta ad un rifacimento. Attualmente è “assediato” da sedili in cemento armato, che pur non essendo in sintonia con i materiali del monumento, svolgono una funzione protettiva dall’eventuale impatto di autoveicoli.
Infine il lato nord è privo del paracarri ormai divelto.
E’ auspicabile che in futuro l’obelisco non sia più sottoposto da alcun genere di addobbo.
Veglie, 18/01/2025
Dott. Fabio Coppola
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