Con una lettera il Comandante di P.M. di Veglie risponde all’intervento del Segretario Regionale UIL FPL Dott. Damiano Nicolì per chiarire il proprio operato
Di seguito la lettera del Comandante di P.M. di Veglie, Cap. Dott. Massimiliano LEO, in risposta all’intervento del Segretario Regionale UIL FPL Dott. Damiano Nicolì in riferimento alla via crucis del 14/04/2017:
Egregio Segretario dott. Nicolì,
se volessimo ipotizzare una società astratta, fondata sull’autarchia – che lasciasse ad ognuno la facoltà di rispettare le regole sociali, secondo criteri di autocoscienza collettiva – da un lato, non avremmo più bisogno dei Vigili Urbani, dall’altro correremmo il rischio che ognuno possa fare quello che ritiene più giusto per sé, compreso quello di violare scientemente le regole; ebbene, quel tipo di società è una mera utopìa.
La nuova legge regionale della Polizia locale (n.37/2011) chiarisce la nostra funzione fondamentale, che non è quella di fare i “Rambo”, ma semplicemente di garantire il principio di legalità, ossia il rispetto delle regole per la pacifica convivenza sociale (cfr. art.5 comma 1….. Le funzioni e i compiti di polizia locale comprendono l’insieme delle attività dirette a tutelare l’ordinata e civile convivenza, a favorire la coesione sociale, a garantire le condizioni di sicurezza e vivibilità nei centri urbani e in tutto il territorio, attraverso il controllo, la mediazione dei conflitti, la prevenzione e la repressione dei comportamenti che violano le leggi o i regolamenti o che disturbano la quiete dei cittadini).
Se il Comandante richiama all’ordine i propri addetti per un maggiore rispetto del proprio ruolo, tutto ciò non deve essere considerato un “attacco violento e ingiustificato’” alla profonda coscienza del lavoratore: se un autovettura è in divieto di sosta, va sanzionata, punto e basta!
Forse avrei dovuto affermare che tutto è andato bene, che siamo stati tutti bravi; oppure – magari – avrei dovuto lanciare un’invettiva, sul piano della morale, contro le coscienze dei cittadini indolenti?
Non è questo il mio compito; l’aveva già fatto il parroco Don Piero TUNDO, durante la processione del Venerdì Santo; e l’abbiamo ascoltato tutti, molto bene!
Su piano religioso, “Dio” non gradisce gli impenitenti; che – si bai bene – sono non solo quelli che non sono disposti a pentirsi, ma anche coloro che si pentono sapendo che andranno – di lì a poco – a commettere nuovamente lo stesso peccato.
Stiamo pur certi che se il cittadino sa di ricevere una multa di 80/100 euro non abbandonerà noncurante la propria auto dinanzi ai cartelli di divieto; magari dopo andrà a liberarsi del proprio peccato per avere bestemmiato.
Mi chiedo, che senso ha l’avere predisposto i cartelli di divieto, impegnando tempo e personale per posizionarli, per redigere l’ordinanza e pubblicarla sull’albo pretorio, se poi non viene fatta rispettare!
Egr. Segretario, pur comprendendo la sua funzione, debbo dire che “a tutto c’è un limite” e le dichiaro tranquillamente che non possiamo nasconderci ignudi dietro una foglia di fico!
Quando si accusa una sconfitta bisogna onestamente riconoscere – con sportività – di avere perso una partita; il campionato però è lungo, per cui la squadra (seppure a ranghi ridotti) potrà rifarsi e dimostrare a tutti di avere ragione, somministrando nei cittadini la giusta dose repressiva.
Se poi i contratti collettivi dei dipendenti pubblici non si rinnovano più da nove anni, non è colpa mia; al riguardo, forse i Sindacati dovrebbero fare qualcosa in più, visto che sono parte attiva nella fase di negoziazione a livello nazionale.
Per quanto mi riguarda non posso ritenermi né ipocrita né – tantomeno – essere assimilato a Ponzio Pilato; io per primo ho ammesso le mie responsabilità chiedendo scusa ai cittadini; ma non a tutti i cittadini, solo a quelli che rispettano le regole, non già a coloro che le hanno violate impunemente.
Pare che il rischio sia sempre lo stesso: quello di lasciare libero il “Barabba di turno”, condannando le “vittime” e consolando i “carnefici”.
Solo un cenno ai giudizi medici dei lavoratori: ci sono alcune valutazioni che effettivamente creano non poche difficoltà operative e la volontà di questa Amministrazione -ed in particolare del Sindaco dr. PALADINI, che per l’appunto è un Dirigente Medico – è solo di fare maggiore chiarezza sugli esiti delle visite mediche dei dipendenti comunali.
Un esempio per tutti:
- un addetto ai magazzini generali, che di mestiere deve sollevare pacchi pesanti, per sopravvenuti problemi fisici non può più sollevarli;
- viene quindi sottoposto a visita medica dal datore di lavoro;
- detto dipendente non viene dichiarato “inidoneo” dal Medico del lavoro, bensì viene riconosciuto “idoneo con la limitazione di non sollevare pesi”.
Cosa succede? Quel magazziniere potrà continuare a stare nel magazzino ma non potrà fare il magazziniere: vi sembra cosa buona e giusta?
Al riguardo l’Amministrazione comunale ha dato incarico allo scrivente di proporre ricorso contro una valutazione del vecchio medico del lavoro e la Commissione ASL – in sede di riesame – ha riformato quel giudizio, rettificando le limitazioni del vigile urbano, da permanenti a temporanee.
La scelta – poi – di nominare un nuovo medico del lavoro obbedisce al rispetto delle normative – comunitarie e nazionali per l’anticorruzione – dei “criteri di rotazione” tra i professionisti del settore: in un Comune non ci può essere sempre lo stesso medico per tanti anni; come pure non ci può essere sempre la stessa ditta che esegue lavori e forniture.
Per concludere, occorre assicurare il rispetto della trasparenza e della massima partecipazione per tutti gli aspiranti, senza più agevolare situazioni di monopolio ed esclusiva: ogni tanto le acque vanno smosse, poiché se ristagnano per troppo tempo, poi “Spuzzano”.
IL COMANDANTE DELLA P.M.
Cap. dott. Massimiliano LEO
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