Si teme un’ulteriore estensione a Nord del contagio
I tecnici stanno effettuando prelievi per il campionamento degli alberi infetti ma anche delle piante asintomatiche
(da La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 3 Aprile 2015 – di D. Past.)
VEGLIE – Task force per effettuare in tempo record il maggior numero di esami possibile delle piante infette nel focolaio di Veglie. Da alcuni giorni gli uomini della Forestale, i tecnici dei consorzi di difesa di Lecce e Brindisi e gli ispettori fitosanitari della Regione stanno scandagliando metro per metro l’area infetta a Nord di Lecce. Un’estensione di circa 30 ettari, tenuta sotto stretta osservazione perché potrebbe diventare l’autostrada verso Nord di xylella.
In attesa dell’udienza del Tar; fissata per il 9 aprile, in cui i magistrati valuteranno nel merito il ricorso presentato dall’avvocato Giovanni Pesce (nell’atto si chiedeva lo stop all’eradicazioni degli ulivi di Oria, di proprietà del ricorrente), si continuano dunque a mettere in atto le direttive del piano Silletti, che, ribadiscono i tecnici, non ha subito di fatto alcuno stop. Tutto procede secondo quanto previsto dal decreto ministeriale e dalla determina regionale».
Le analisi vengono effettuate sia sulle piante infette che su quelle asintomatiche per valutare eventuali latenze dell’epidemia. Di certo, assicurano gli operatori, le eventuali croci per gli abbattimenti chirurgici non saranno messe sui tronchi a cuor leggero. Nessuno, in realtà, vuole abbattere gli ulivi senza una giusta causa.
Il problema che sta vivendo il Salento è però di difficile soluzione. «Purtroppo – ha ribadito Maria Sapnari, la scienziata dell’Ipsp Cnr di Bari, sin dall’inizio in prima linea nello studio di Xylella — siamo di fronte ad un patogeno contro il quale non ci sono mezzi di lotta diretti, ossia formulati che possano ammazzare il batterio all’interno delle piante infette».
La difficoltà nella messa a punto di metodologie di somministrazione della «cura», «è anche dovuta al fatto che il batterio è localizzato nello xylema, da cui il nome xylella, ed è dunque difficile da raggiungere. Bisognerebbe usare prodotti sistemici, come gli antibiotici, che però sono vietati in agricoltura e dunque non utilizzabili per scopo di controllo sulle colture». Un’altra caratteristica che rende difficile la guerra alla «fastidiosa» è il fatto che esiste un’ampia gamma di specie ospiti, ornamentali come l’oleandro, ma anche fruttiferi, come il ciliegio e il mandorlo, che potrebbero diventare anch’essi serbatoio di infezione. E proprio per abbattere la superficie potenziale di inoculo del batterio, il piano Silletti prevede le eradicazione della piante infette e l’abbattimento degli insetti—vett0re. Un piano drastico ma ritenuto dall’Europa inevitabile.
da La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 3 Aprile 2015 – di D. Past.