«I miei collaboratori svolgono proficuamente il lavoro assegnato» Il Comandante Massimiliano LEO risponde alla lettera del Segretario Regionale UIL FPL

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Cap. Dott. Massimiliano Leo, Comandante P.M. di Veglie
Cap. Dott. Massimiliano Leo, Comandante P.M. di Veglie

Con un “ATTO DI SIGNIFICAZIONE” il Comandante della Polizia Municipale di Veglie. cap. dott. Massimiliano LEO, risponde alle affermazioni del Segretario UIL FPL dott. Daminao NICOLI’

Atto di Significazione  del comandante dott. Massimiliano Leo:

Egr. Segretario dott. Nicolì,

pur correndo il rischio di continuare ad annoiare chi ci legge, mi vedo costretto a significarle che inizio ad avvertire una sensazione di profonda seccatura, dinanzi alle sue ingiustificate e pretestuose insinuazioni e penso che tutto questo sia una subdola manovra per screditare la mia persona e la pubblica funzione ricoperta.

Nel suo ultimo comunicato, rubricato Il Dirigente non ha potere di vita o di morte sui propri collaboratori”, traspare -con enfasi- il suo vivo accanimento in questa vicenda, che trae origine -rammento- da una mera replica inviata dal sottoscritto, a seguito della denuncia di un disservizio da parte del gruppo politico VEGLIE-DOMANI, in occasione della processione della Via Crucis del 14.04.17.

A questo punto, avverto chiaramente il sentore che i suoi, più che essere rilievi e appunti di natura sindacale finalizzati al miglioramento delle condizioni dei lavoratori, fanno trapelare un vero e proprio attacco denigratorio alla mia persona ed alla pubblica funzione, facendomi apparire -dinanzi alla comunità vegliese- come un Funzionario che non sa interpretare le leggi, tanto da travisare e distorcere i principi elementari che regolano l’attività amministrativa (cfr…..la portata innovativa che le varie riforme hanno introdotto nella P.A. sono state ‘completamente travisate’).

Le chiedo: quale sarebbe la portata innovativa delle varie riforme della P.A., che avrei travisato e/o distorto?

Lei afferma di non volere far passare il messaggio che le norme debbano essere violate; però avverte stupore e mi attacca pubblicamente per il semplice fatto di avere annunciato una valutazione negativa per alcuni dipendenti a causa del disservizio constatato ‘da tutti’, durante la processione del Venerdì Santo, ritenendo tutto ciò un attacco ‘violento’ e ‘ingiustificato’.

Invero -è noto a tutti- che la novità del nuovo assetto normativo degli Enti locali puntino -guarda caso- proprio alla ‘valutazione’ ed al ‘merito’; laddove ‘premio e sanzione’ altro non sono che strumenti per migliorare i servizi pubblici, quale unico vero interesse dei cittadini.

Il D.Lgs. n.165 del 2001, nel testo modificato dal D.Lgs. 27.10.09, n.150, contiene numerose disposizioni attributive ai dirigenti di competenze di gestione del personale, tra le quali possiamo ricordare proprio….”la valutazione del personale ed il conseguente riconoscimento degli incentivi alla produttività (art.17, comma 1, lett. e-bis)”.

Non ho mai pensato od affermato che i miei collaboratori, quando si trovano di fronte a violazioni di norme, preferiscano soprassedere o, come dice lei, che chiudano un occhio; costoro svolgono proficuamente il lavoro assegnato.

Quello che ho lamentato è un un episodio, tale da non configurare in sé una condotta omissiva, ma una generale inefficienza del servizio del 14.04.17, che sarebbe dovuto partire con una puntuale e ininterrotta attività preventiva-informativa sin dalle prime ore del pomeriggio, su tutte le strade interessate dalla processione, per poi tradursi in un’attività repressiva nel periodo di vigenza dell’ordinanza; è ovvio -poi- che non si può interrompere un corteo religioso per sanzionare i divieti di sosta.

Ho già scritto, che non ha senso predisporre i cartelli di divieto, ‘impegnando tempo e personale pubblico’ per posizionarli, redigere l’ordinanza e pubblicarla sull’albo pretorio, se poi non viene fatta rispettare!

E’ proprio qui -dott. Nicolì- che entra in gioco la funzione del dirigente/responsabile, tenuto a misurare l’efficienza del servizio: ossia la ‘capacità di raggiungere un risultato finale’, che deve essere percepibile/visibile dal cittadino.

Ebbene, nella importante processione del 14.07.14 questo risultato non è stato minimamente raggiunto.

Mi chiedo allora, quale sarebbe stato l’attacco violento e ingiustificato che avrei perpetrato nei confronti dei miei dipendenti?

Glielo dico io: non c’è stato alcun attacco violento e ingiustificato!

Per contro, lei vuole sovvertire la realtà dei fatti, sostenendo pretestuosamente che l’esercizio di una facoltà di legge attribuita al Funzionario/Responsabile dal legislatore (potere-dovere di valutazione del personale) sia un violento ed ingiustificato attacco al lavoratore, indi trasmodando in aggressioni gratuite nei miei confronti, non pertinenti al caso di specie ed integranti  l’utilizzo di argomentazioni ad personam, intese a screditarmi mediante la evocazione di una mia presunta indegnità od inadeguatezza al ruolo ricoperto.

Quando parla della funzione di alcuni Dirigenti “non proprio all’altezza del ruolo ricoperto, si rende conto che -nel contesto generale del suo scritto- offende pubblicamente, insieme alla categoria, anche me e lede la mia reputazione professionale di Comandante-Funzionario presso i membri della comunità vegliese?

Appare -altresì- inconferente e pacchìano il suo riferimento al principio di rotazione dei Funzionari.

Che cosa vorrebbe insinuare quando scrive…”Inoltre devo segnalare  che i principi tanto decantati della rotazione dei Dirigenti e/o Responsabili di Servizio, sono riferiti a tutti i Dirigenti e/o Responsabili, anche a coloro che, richiamandosi a norme ormai superate, ritengono che l’essere vincitore di un concorso come Dirigente ne determini la sua inamovibilità”?

Lei ha dichiarato -assumendosene le responsabilità- che avrei posto in essere condotte tali da qualificarle espressamente come…“minacce” ( “non tanto velate”).

Chi ha letto tutto ciò, dinanzi alle sue gratuite ed infondate accuse, è stato indotto a ritenere che a Veglie vi sia un Funzionario-Comandante che pone in essere minacce/intimidazioni nei confronti dei propri dipendenti; che non è all’altezza del proprio ruolo; che non sa interpretare i principi elementari delle leggi e che si sente inamovibile.

A fronte di tutto ciò, non posso far altro che riservarmi di tutelare i miei diritti nelle competenti sedi giurisdizionali, dianzi alle sue dichiarazioni equivoche, strumentali nonché lesive della mia reputazione, in relazione all’espletamento della funzione ricoperta, ossia di Comandante della Polizia municipale con incarico di pubbliche funzioni dirigenziali.

Con ogni riserva.

IL COMANDANTE DELLA P.M.

Cap. dott. Massimiliano LEO

10 Maggio 2017

 

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