Celebrazione della Messa di benedizione del nuovo Presbiterio della Chiesa di Sant’Antonio Abate

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Presentato alla Comunità dei Fedeli nella Parrocchia S. Antonio Abate di Veglie il nuovo Presbiterio realizzato dallo scultore Francesco Paglialunga

Articolo di Marco Palma, Foto di Giorgio Cappello:

VEGLIE – Si è tenuta sabato 19 febbraio 2022 la messa di benedizione del nuovo Presbiterio della Chiesa di Sant’Antonio Abate, realizzato dall’artista vegliese Francesco Paglialunga. Numerosi i fedeli che hanno preso parte alla cerimonia.

“Oggi noi lo presentiamo alla comunità e lo benediciamo … dobbiamo fare attorno a questo altare la festa di questa comunità, noi abbiamo la possibilità di amare come Cristo ci ha amato … attorno quell’altare ci facciamo nutrire da lui. L’altare indica la fonte dell’amore di Dio…”.  Queste le parole di Padre luigi durante l’Omelia.

A margine della celebrazione il parroco ha voluto ringraziare tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera, mediante degli “attestati di riconoscenza” ai signori Giuseppe De Luca, Giovanni Gennachi, Fernando Russo, Claudio Penna, Andrea Cucurachi, Franco Spagnolo e Giovanni d’Elia. Uno in particolare è stato dato anche a Francesco Paglialunga.

Prima della cerimonia abbiamo chiesto a Francesco Paglialunga, artista e docente universitario, scultore esperto nella modellazione del marmo cosa si prova a essere l’autore degli arredi liturgici del proprio paese.

Sicuramente è una grande opportunità per il mio lavoro da scultore e per la mia arte.  Lasciare un segno incisivo nella storia di Veglie, per i fedeli e per la comunità è una grande soddisfazione culturale e artistica, un segno che rimarrà per gli anni e per secoli, per la futura generazione che spero apprezzerà e che sarà un incentivo per ragazzi di perseguire i propri sogni, per non demordere mai, perché l’arte e la scultura, oltre ad essere creatività, sacrificio, fatica servono a far star bene chi ne fruisce. Non dimentichiamo che la scultura è cultura.

Quanto tempo è servito per la realizzazione di tutte le opere?

I lavori progettuali sono iniziati circa quattro anni fa, tra progetti grafici e bozzetti in scala, creati sotto la supervisione della Curia e di padre  Luigi Mogavero, per raggiungere un’idea formale, stilistica e con un significato religioso appropriato a trasmettere ai fedeli il messaggio che le opere scultoree vogliono infondere. La fase di realizzazione e messa in opera delle opere Liturgiche che completano il presbiterio è durata dai quattro ai sei mesi, con la scelta del materiale e dei blocchi in marmo direttamente in cava, alla lavorazione e collocazione delle opere finali.

Entusiasta del risultato anche Padre Luigi Mogavero con il quale ci siamo fermati a parlare sul significato delle opere realizzate.

Padre Luigi, un pensiero su questo Presbiterio.

Il presbiterio è composto dall’Ambone (la proclamazione della Parola), l’Altare e la Sede. Ogni chiesa ha bisogno di un altare fisso possibilmente di pietra (ma da un po’ di tempo c’è la possibilità di farlo in altri materiali), con il piano di appoggio di marmo. Questo indica la stabilità, la solidità della presenza del Signore nell’assemblea. L’abbiamo fatto di pietra con l’intenzione di dare l’idea della sicurezza, della forza, dell’eternità. Noi passiamo ma la pietra resta sempre lì. L’altare, in modo particolare, per la fede cristiana nelle chiese rappresenta il congiungimento tra la dimensione verticale, che è Dio, con la dimensione orizzontale, che è l’uomo. Gesù che si offre all’altare diventa questo punto d’incontro tra l’umanità e la divinità. Il significato che ha l’apertura presente nell’Altare con questo oro vuole essere anche un segno di donazione che Cristo fa all’umanità. L’Altare è centrale in modo che tutta l’assemblea rivolga il suo sguardo al centro.

L’Ambone risponde alla stessa logica, cioè la solidità di una parola che non viene mai meno e che se vissuta diventa quella roccia sicura dove né pioggia né vento la buttano a terra, ma rimane sempre. In modo particolare in questo tempo in cui alle parole non stiamo dando più consistenza, la parola di Dio non passa mai ed è quella che permette, se vissuta di avere una vita solida e che non va secondo il tempo o il vento.

La Sede è la sede del celebrante che in qualche maniera rappresenta il Signore che celebra ma nello stesso tempo è colui che si fa voce dell’assemblea che parla con il Signore. Ed è posto di lato per non essere in asse con Cristo perché è Lui il centro, non siamo noi.

Articolo di Marco Palma, Foto di Giorgio Cappello

20 febbraio 2022

Le parole di Padre Luigi Mogavero per la presentazione del  Presbiterio:

(La Celebrazione con la presenza del Vescovo per la consacrazione del Presbiterio si terrà dopo Pasqua)

Ritrovarsi attorno all’altare per  noi credenti significa poter incontrare Cristo crocifisso e risorto. È da Lui che abbiamo la vita in abbondanza.
Il Signore Gesù è pietra su cui siamo edificati e da cui siamo nutriti.
La pietra stupisce per la sua possenza e per la sua durata. C’è nella pietra qualcosa che oltrepassa la precarietà della vita umana, per questo è molto adatta a rappresentare la Potenza e l’Eternità divina. La sua sobrietà ne fa un simbolo grande ed efficace.
L’altare è la tavola, la pietra del sacrificio, quel sacrificio che costituisce – per l’umanità caduta – il solo mezzo di prendere contatto con Dio. Dalla mensa, che diventa il corpo di Cristo, scaturisce l’acqua che disseta, da cui proviene ogni benedizione e da cui riceviamo consolazione.
Per la comunità cristiana l’altare diventa quindi luogo privilegiato della presenza del Signore, ara del suo sacrificio e mensa del suo convito, luogo attorno al quale si costruisce la comunione e si esprime l’unità della Chiesa.
L’altare è un centro di aggregazione, è il fulcro dell’assemblea cristiana, la sua posizione centrale nello stesso luogo del cuore determina ugualmente il suo ruolo nella vita spirituale dell’individuo, così come in quella della comunità.
Attraverso il rito di consacrazione l’altare diventerà il centro del mondo e diverrà il luogo in cui il mondo celeste entra in contatto con il mondo terrestre, con il nostro mondo, con quello che siamo noi. Quel mondo che il Figlio di Dio ha scelto al fine di offrirsi per noi.
L’importanza della parola di Dio esige che vi sia nella chiesa un luogo adatto dal quale essa venga annunziata, e verso il quale, durante la Liturgia della Parola, spontaneamente si rivolga l’attenzione dei fedeli. Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone fisso e non un semplice leggio mobile. L’ambone, secondo la struttura di ogni chiesa, deve essere disposto in modo tale che i ministri ordinati e i lettori possano essere comodamente visti e ascoltati dai fedeli. Dall’ambone si proclamano unicamente le letture, il salmo responsoriale e il preconio pasquale; ivi inoltre si possono proferire l’omelia e le intenzioni della preghiera universale o preghiera dei fedeli.
L’ambone deve costituire una presenza eloquente, capace di far risuonare la Parola anche quando non c’è nessuno che la sta proclamando. È importante quindi che l’arte nell’ambone riproduca in immagini visibili il mistero invisibile, che su di esso si compie.
Cosa significa dunque per la nostra comunità la presenza in questo luogo sacro di un altare e di un ambone in pietra?
La loro presenza ci invita riporta in maniera forte e duratura alla necessità di ritrovarci ogni domenica intorno alla Mensa ed alla Parola. Ci fa riscoprire comunità che attende che la pietra si faccia simbolo come è accaduto in questi giorni. Insieme abbiamo atteso che l’opera prendesse forma. Ci siamo riscoperti in trepidante attesa di una realizzazione che potesse allietare i nostri occhi e i nostri cuori.
Oggi intorno a questo altare e questo’ambone facciamo festa con Dio perché la sua opera si è compiuta ancora e Gli chiediamo che possa compiersi sempre.

Padre Luigi Mogavero

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