Antonio Greco: «Un Fuoco di Paglia?»

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“Frusciu ti scopa noa”

Lettera di Antonio Greco

“Frusciu ti scopa noa” (brusìo di scopa nuova): è un’espressione dialettale che propriamente si usa quando si è di fronte a una situazione di grande entusiasmo iniziale, inesorabilmente destinato a spegnersi presto. Accade in molti ambiti della vita sociale e può accadere anche in politica.

Applicata al primo periodo di nuova vita amministrativa vegliese l’espressione non è usata da me per dare un giudizio sul brevissimo tempo trascorso dal 15 maggio. Né la uso con un sentimento di discredito, come elogio della disillusione. Uso l’espressione per dire: attenti, il rumore della scopa nuova che si percepisce più facilmente (la festa patronale riuscitissima, i lavori in piazza, e – a proposito di detti antichi – l’albero di gelso piantato in piazza, le luci della ribalta…ecc.) non nasconda la dura realtà amministrativa e ciò che, in genere, all’amministratore e/o al cittadino sfugge o non si vuole vedere, per motivi e responsabilità diverse. Le feste sono importanti, ma non si trascuri di utilizzare tempo e risorse umane anche per dar vita alle vere novità di cui ha bisogno il paese.

Al flebile eco della “scopa ecchia” siamo abituati. Non fa più rumore, perché è consumata dalla incompetenza, dal clientelismo (e, peggio, dal familismo), dall’aggancio dei servizi sociali e sanitari, pubblici e privati, a un ritorno elettorale, da ingerenze politiche di personaggi esterni alla vita locale, dalla vacanza delle idee e della sensibilità femminile.

Il paese riparte e si mette in piedi se “la scopa noa” evita di pensare che per amministrare un paese bastano i soldi da intercettare o basta dare ai vegliesi solo “panem et circenses”, il primo con la logica di un lavoro per raccomandazione e non per diritto e i secondi con la studiata abbondanza decisa dai mercanti delle distrazioni.

Il paese riparte se chi lo amministra usa con rigore le parole, se non cede alla retorica, se ascolta tutti, se prima di deliberare, studia per conoscere, legge e ascolta molto per capire.

In breve, il paese riparte se tutti, per primi coloro che hanno il compito nobile ma ingrato di amministrare, si sforzano di mettere al centro “la polis” e coloro che in essa sono gli ultimi, gli scartati, gli scontenti e coloro che non vanno a votare. Perciò non di una politica qualunque deve trattarsi.

Nel primo consiglio comunale del 31 maggio u.s. una nuova sensibilità amministrativa è stata in vacanza.

Scrivo adesso perché ho atteso un mese per la pubblicazione delle sette delibere e dei relativi verbali sull’albo pretorio. Sorvoliamo sull’assurdità di dover attendere un mese per rendere pubblici gli atti consiliari. Sorvoliamo sul fatto che non esiste “lo storico” dell’Albo Pretorio (per cui dopo 15 giorni tutti gli atti scompaiono dal sito) e sullo stato pietoso e arretrato in cui versa la sezione Amministrazione Trasparente del blog del Comune.

1) La Sindaca, dopo aver giurato sulla Costituzione, legge un breve discorso: “(…) mi permetto di ringraziare dal cuore i Consiglieri tutti presenti in questa Assise, ma soprattutto gli elettori vegliesi che il 14 e il 15 maggio hanno deciso di andare a votare (…) l’unico vero modo per onorare i nostri concittadini che democraticamente sono andati al voto sia quello di iniziare a lavorare da subito (…)”. E’ importante, però, che all’attenzione della Sindaca sia presente non solo il 64% dei vegliesi, ma anche gli sfiduciati, gli scontenti, i lontani dal senso civico, il 36% dei vegliesi che non ha votato. Anche (anzi soprattutto) questa parte di popolo ha diritto di essere rappresentato, servito e conquistato alla democrazia. Se non è così siamo ancora ad una amministrazione di parte.

Il primo intervento della Sindaca può suonare come “Frusciu ti scopa ecchia?”

2) Dopo aver comunicato la composizione della Giunta, ci son voluti due decreti, uno (decreto n. 2 del 12/06/2023) per definire le deleghe agli assessori, in cui, tra l’altro si legge: “restano di competenza del sottoscritto Sindaco le residue funzioni amministrative non delegate”. E di competenza della Sindaca, senza adeguata motivazione e senza che siano indicate per conoscenza ai cittadini, restano le funzioni fondamentali dell’Urbanistica, della Polizia Municipale e del Personale. L’altro decreto (n. 3 del 13/06/2023) ha definito le “deleghe a Consiglieri comunali non assessori su problemi specifici e temporanei”. Quest’ultime deleghe hanno obiettivi solo di studio, in quanto escludono agli stessi delegati “la possibilità di assumere atti a rilevanza esterna, né di adottare atti di gestione spettanti agli organi burocratici”. L’esperienza amministrativa di questi anni ha dimostrato che le deleghe ai consiglieri sono utilizzate all’inizio di un mandato come compensazioni politiche per la esclusione della maggior parte dei consiglieri di maggioranza dalla giunta. Con il passare del tempo risultano frustranti per un consigliere che si illude di far parte del potere decisionale ma che in realtà di fatto ne è escluso. Se il consigliere, come tutto il consiglio, svolge attività di indirizzo e controllo politico-amministrativo, partecipando alla «verifica periodica dell’attuazione delle linee programmatiche da parte del sindaco… e dei singoli assessori» (art.42, comma 3, T.U.E.L.), perché non si potenzia e si qualifica questo compito dei consiglieri di maggioranza?

Anche qui, “Frusciu ti scopa ecchia?”

3) E a proposito di “indennità di funzione degli amministratori comunali”, trattato al settimo punto all’o.d.g. del Consiglio Comunale: il 19 giugno 2023, la determina settoriale n. 55 (n. 369 Reg. Generale) del Responsabile del Settore Affari Generali, (in cui si dichiara, tra l’altro, “visti (…) il decreto sindacale di attribuzione della responsabilità del Settore”, che in realtà sarà emanato solo il 30 giugno con Decreto sindacale n. 4), oltre a determinare la misura dell’indennità di Sindaca e Assessori, scrive: “MARIAROSARIA DE BARTOLOMEO – Sindaco (Lavoratore dipendente non in aspettativa)” e, eccetto il vicesindaco, gli altri quattro assessori vengono qualificati come “Lavoratore dipendente non in aspettativa”.

Sorgono spontanee alcune domande: come fa una Sindaca, di un comune di 14 mila abitanti, non in aspettativa dal lavoro, ad essere responsabile di un ruolo complesso ed amplissimo che la attuale normativa pone in capo alla Sindaca ed a svolgere le funzioni fondamentali dell’Urbanistica, della Polizia Municipale e del Personale? Inoltre, è vero che la Delibera n. 7 del CC (“Determinazione dei gettoni di presenza e delle indennità di funzione degli amministratori comunali”) era immediatamente esecutiva, ma che fretta c’era a determinare l’indennità per la Sindaca (unica a maturare un mese due giorni dopo la nomina) il 19 giugno, prima della pubblicazione della stessa delibera e prima della nomina del Responsabile di settore? La Sindaca, non in aspettativa, non ha già uno stipendio da lavoro? Quella della non aspettativa è una scelta legittima ma, per favore, non sia motivata sostenendo che così risparmia economicamente il Comune. Speriamo solo che sia una scelta temporanea, ma anche questa inspiegabile per una Sindaca principiante.

Ritorna: “Frusciu ti scopa ecchia?”

4)   Nello stesso consiglio comunale è intervenuto l’ex sindaco. Dopo i doverosi ringraziamenti ai vari protagonisti della sua passata amministrazione, si è addentrato a sostenere che la sua amministrazione non ha potuto assumere personale perché “siamo partiti con questo handicap, cercando anche, e questo è il dato coprire alcune situazioni di tipo economico – finanziario che si erano venute a creare precedentemente”, senza però aggiungere che l’handicap era stato creato dalla sua stessa precedente quinquennale amministrazione. Ha aggiunto, poi, sempre secondo quanto riportato nel verbale, una serie di numeri sull’avanzo di amministrazione che non ho capito (per un mio limite), sia per come sono stati espressi e sia perché senza indicazione della fonte. Ho cercato di leggere attentamente la RELAZIONE DI FINE MANDATO DEL SINDACO DOTT. CLAUDIO PALADINI – ANNI 2020-2023 (ex articolo 4 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 149) del 17/03/2023, ma dei dati riportati in consiglio (sempre per miei limiti) non ho trovato riscontro.

Segnalo questo intervento dell’ex sindaco non perché si dovesse discutere nel merito in quella sede, ma perché, sia per i cittadini ma soprattutto per i nuovi amministratori, ciò che ha lasciato la passata amministrazione ha una fonte ufficiale: LA RELAZIONE DI FINE MANDATO[1] dell’ex sindaco, del 17/03/2023. È questa la fonte completa, il passaggio di consegne, la certificazione di ciò che ha lasciato la vecchia amministrazione.

Mi auguro che la Sindaca e i consiglieri tutti l’abbiano letta e studiata. E se no, ancora:

“Frusciu ti scopa ecchia?”

5) E a proposito di lettura degli atti da parte della Sindaca e degli assessori prima di sottoscriverli e pubblicarli, ho fatto leggere gli inizi di alcune delibere di Consiglio e di Giunta a un ragazzo di prima media: “Assume le presidenza il Signor Dott.ssa…”, espressione ripetuta in ogni delibera finora pubblicata. Il ragazzino ha trovato due errori. E che dire della firma anche su manifesti pubblici. “Il Sindaco, Dott.ssa…?”. Non sono refusi, che non mancano mai. Sono ripetuti ostinatamente e in più documenti. Basta fare un giro di consultazione in Albo Pretorio.

Capisco che i problemi del Comune non cambiano se si scrive “La signora Dottoressa…”; né si risolvono se si seguono o meno le disposizioni del 9 marzo 2023 dell’Accademia della Crusca in merito alla parità di genere nella scrittura degli atti giudiziari e, aggiungo io, negli atti amministrativi. Ciò che preoccupa a riguardo non è solo la scarsa presenza di nuova sensibilità femminile ma preoccupa il dato che è abitudine firmare gli atti amministrativi senza leggerli prima. È questo un vezzo molto grave di molti amministratori e funzionari.

E anche qui: “Frusciu ti scopa ecchia?”

In ognuna delle suddette cinque osservazioni critiche si possono intravedere altrettante proposte alternative. Non mi si dica che faccio il “grillo parlante, meglio, scrivente”. Obiettivo è solo quello di costruire, proporre e migliorare. Magari anche con critiche che possono dispiacere.

Sento già il rumore di chi, arrivato al termine di questo intervento, scuote la testa e sostiene che non sono questi i problemi della nuova amministrazione e che per annotare la mancanza di nuove teste e di nuove sensibilità non bisogna guardare solo al Consiglio Comunale, un accrocco improvvisato, un qualcosa che dà l’idea di essere messo insieme come veniva, ma al paese tutto. Ha ragione. Non si può negare, però, che certi indizi sono segnali di ciò che potrà accadere. Il nuovo, ora visibile di questa nuova amministrazione, sarà destinato a essere un fuoco di paglia e a spegnersi nel tempo se non si rafforza, almeno come obiettivo, una nuova cultura amministrativa.

Veglie, 4 luglio 2023

 Antonio Greco

[1] https://www.comune.veglie.le.it/amministrazione/accesso-rapido/trasparenza-amministrativa/item/relazione-di-fine-mandato-2020-2023

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