Antonio Greco: «LE DICHIARAZIONI DEI REDDITI DEI VEGLIESI AI RAGGI X»

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LETTERA DEL PROF. ANTOBIO GRECO

A xxx (n.d.r.: comune salentino) ormai si fa nel pubblico qualcosa solo quando arrivano soldi. Il PUG staziona nei cassetti, visioni integrate e complessive zero, sviluppo del verde zero, lotta al consumo di suolo zero”.

È un messaggio di un amico, molto qualificato, a proposito di un paese vicino della provincia di Lecce.

Si può dire diversamente del comune di Veglie?

I presupposti per una visione integrata e complessiva dello sviluppo di un paese non possono prescindere dall’utilizzo di strumenti adeguati a conoscerne la realtà socioeconomica.

Chi scandaglia la struttura socioeconomica del Comune di Veglie?
Perché leggere le dichiarazioni dei redditi dei vegliesi?
Chi legge i dati sulle imprese attive presenti sul territorio, sul capitale investito, sul numero di addetti e sulle cessazioni?
Perché studiare anche piccole fette di realtà per capire come veramente la realtà paesana funziona, come cambiano i rapporti sociali?

Non ho la pretesa di sostituirmi a un piccolo “ufficio studi e statistiche”, ormai indispensabile per chi vuole amministrare seriamente un paese. Ma se un “ufficio studi” può essere un lusso, almeno che un comune abbia un responsabile capace di disaggregare i dati del proprio paese forniti da “uffici statistiche” provinciali, regionali e nazionali.
Basti pensare, solo per fare degli esempi, ai dati forniti dall’ISTAT e dai Ministeri delle Finanze e degli Interni, dall’Ufficio studi della Provincia e da quello Regionale, da Openpolis, dall’Istituto Tagliacarne e dall’Osservatorio Economico AFORISMA di Lecce.

Non ho nemmeno la velleità di “fare inchieste” per cui non ho competenza.

La mia è solo una lettura personale (e forse superficiale) di alcuni dati che mi hanno interessato e aiutano a riflettere e a capire quali siano le condizioni economiche oggettive di questo paese e dove stia andando.

Inizio con esposizione e lettura delle dichiarazioni dei redditi per gli anni 2019 e 2020 (arriveranno tra qualche mese quelle del 2021) dei vegliesi. I numeri riportati nella tabella, in parte, precedono temporalmente la pandemia Covid e precedono, del tutto, la guerra in Ucraina, con gli enormi sconquassi che sta apportando alla economia nazionale e locale.

Se è pur vero che di sola analisi si può morire, se è vero che i dati non bastano da soli per cogliere la pienezza della realtà, tuttavia chi, nel fare politica, si ferma a singoli interventi di spesa pubblica senza una visione progettuale fondata sull’analisi dei dati di realtà, quasi sempre è destinato a ripercorrere strade vecchie e fallimentari.

L’analisi oggettiva dei dati, poi, serve anche come aiuto ai cittadini a superare giudizi frettolosi, luoghi comuni, impressioni sociali non fondate e valutazioni sociopolitiche deresponsabilizzanti.

N.B. Ho segnalato in rosso i dati che mi sembrano più significativi.

Fonte: https://www1.finanze.gov.it/finanze/analisi_stat/public/index.php?opendata=yes

Il reddito medio dei 9.101 contribuenti vegliesi è per il 2019 di € 13.967 e per il 2020 di € 14.127.

Nonostante la pandemia, il reddito medio dei vegliesi è cresciuto nel 2020 rispetto al 2019.

Il MEF (Ministero Economia e Finanza) individua 7 fasce di contribuenti: reddito 1. da 0 a 10.000 €; 2. da 10.000 a 15.000 €; 3. da 15.000 a 26.000; 4. da 26.000 a 55.000 €; 5. da 55.000 a 75.000 €; 6. da 75.000 a 120.000 €; 7. oltre i 120.000 €.

Dai dati della dichiarazione dei redditi del 2019-2020 emerge la piramide economico-sociale vegliese con le sue gravi disuguaglianze.

3.455 vegliesi vivono con reddito da pensione, cresciuti di 8 unità nel 2020; 4.698 vivono con reddito da lavoro dipendente, diminuiti a 4.665 nel 2020. Circa 4 mila cittadini dichiarano di percepire un reddito annuo da 0 a 10.000 €; le fasce medie (la numero 2,3,4) sono composte da altri 4.729 dichiaranti (1.712, tra 10-15 mila €; 2.049, tra 15-26 mila; 968, tra 26-55€); 61 contribuenti, che si riducono a 55 nel 2020, dichiarano un reddito che va da 55 mila a 75.000 €; 32 contribuenti, che diventano invece 47 (+15) nel 2020, dichiarano un reddito tra 75.000 e 120.000; 20 contribuenti, che diventano 21 nel 2020, dichiarano un reddito complessivo oltre 120 mila €.

Si può notare che:

  • la ricchezza del paese è cresciuta nel 2020 di più di mezzo milione di € rispetto al 2019;
  • ma questa ricchezza si è concentrata nella fascia 6 e 7 dei contribuenti, cioè fra i pochi che hanno dichiarato un reddito tra 75.000 e oltre 120.000 €.

Anche a Veglie, quindi, i ricchi, pur con la pandemia, sono diventati ancora più ricchi. È la dimostrazione che ricchezza o povertà non dipendono solo dal merito o demerito individuale ma anche da strutture perverse e da scelte politiche: che 1,1% della popolazione adulta mondiale detenga nel 2021 il 45,8% della ricchezza complessiva (rispetto al 35% nel 2000) non scandalizza nessuno. A queste scandalose disuguaglianze ci siamo assuefatti. Anzi, chi invoca una più equa distribuzione della ricchezza è accusato spesso di egualitarismo economico interpretato come pensiero mosso da invidia o ammaliato dal potere del clone, cioè dalla illusione che dobbiamo essere tutti uguali. Ma non è così. Se pensiamo bene, solo una armonia delle differenze genera la vera uguaglianza. E armonia delle differenze non può esserci se vi è distanza siderale tra i primi e gli ultimi della scala economica.

In provincia di Lecce, escluso il capoluogo, il paese più ricco (dati del 2019) è Maglie, con 9.592 contribuenti e una media di € 17.912 euro di redditi dichiarati. Il Comune di Salve, invece, è quello con il reddito medio più basso: su 3.290 contribuenti la media dichiarata è pari a € 11.355 euro.

Veglie si situa tra i centri salentini in posizione media della classifica provinciale con 9.101 contribuenti e una media di € 13.967.  I contribuenti con redditi da lavoro dipendente a Veglie sono stati 4.698 con una media di € 13.510. Ma sullo stato economico del paese un apporto non marginale arriva da liberi professionisti, artigiani, operatori commerciali, imprenditori, dalle donne e dagli uomini titolari di partita Iva.

L’incognita del lavoro stagionale e/o in nero non è rilevata da queste dichiarazioni.

Ovviamente gli evasori totali, se ci sono, non risultano al fisco.

I dati dei redditi imponibili individuali sopra riportati “parlano poco” senza anche una analisi dei redditi delle famiglie. Questa aggregazione dei redditi familiari può essere fatta solo dai comuni, sulla base dei dati, estratti dalle dichiarazioni fiscali, inviati loro dal MEF. Ma si può fare l’analisi dei redditi delle famiglie? Alcuni comuni la fanno e quest’ultima analisi è per me la più importante.

Altre fonti sulla ricchezza dei cittadini VEGLIESI sono:

  • l’archivio relativo all’I.M.U. e alla TASI, che fornisce informazioni sul valore e la categoria catastale degli immobili detenuti da persone e/o attività economiche;
  • l’archivio delle dichiarazioni I.S.E.E. (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), che tiene conto di reddito e patrimonio (mobiliare e immobiliare) dei dichiaranti, rivisto in funzione della dimensione e tipologia dei nuclei familiari attraverso una scala di equivalenza;
  • i depositi bancari.

Nessun programma comunale che voglia essere effettivamente adeguato alla realtà socioeconomica del territorio può prescindere da questi dati. Senza di essi, ad esempio, non si può fare un PUG né ci può essere una visione integrata e complessiva della comunità locale.

Ma qui mi fermo. Chi può e sa di più integri. Non per curiosità ma per servizio e responsabilità.

24 ottobre 2022

Antonio Greco

 

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