Antonio Greco: «Occorre attivare alcuni anticorpi nel corpo malato dell’ente locale per pensare ad un necessario cambiamento e ad un rinnovo dell’attuale classe amministrativa»
Di seguito la lettera integrale del prof. Antonio Greco:
Riprendo il discorso da dove l’ho lasciato un mese fa con l’intervento “Ci risiamo!”, sulla situazione attuale dell’amministrazione comunale di Veglie.
Si vota, forse, il 24 maggio per le regionali e per le amministrative. Per quest’ultime è il tempo, prima della presentazione delle liste, per pensare un necessario cambiamento e rinnovo dell’attuale classe amministrativa che, a detta di molti, ha fallito e che chiude il mandato elettorale senza più maggioranza consiliare.
Pur senza rinunciare alla convinzione che cambiamenti strutturali e di persone avvengono con un lavoro in tempi medio-lunghi, perché non si pensi che per questo evento elettorale si debba stare alla finestra, propongo di attivare alcuni anticorpi nel corpo malato dell’ente locale.
In questi due mesi in cui “i pochi specialisti dei tatticismi” sono indaffarati a proporre tavoli, tavolinetti, incontri ravvicinati o selezionati, a stringere patti e a rinnegarli dopo qualche minuto, a stare con lo stesso piede in due o più scarpe, a dire bugie ai cittadini e a blandirli per il consenso, in cui l’obiettivo primario, e forse unico, è quello di trovare il candidato sindaco vincente, il cavallo che tira, mentre i “villanzini” e gli obiettivi programmatici vengono dopo (molto dopo…), in questo tempo proviamo a mettere qualche granello di sabbia nell’ingranaggio del solito triste spettacolo politico.
Non parlo di iniziative programmatiche o di richieste specifiche da proporre ai candidati sindaco (anche queste sono importanti) ma di anticorpi strutturali. Non hanno la finalità di scoraggiare ma quella di saggiare la/le motivazioni per cui uno si candida.
Propongo tre di questi anticorpi. Non li invento io. Sono previsti dalla legge, solo che Il legislatore non li fa valere e non li rende cogenti per un comune con meno di 15 mila abitanti. Quindi sono da scegliere e da far propri, anche senza la legge. Ovviamente non sono anticorpi esaustivi. Ce ne possono essere altri.
A) A proposito di indennità.
Non sollevo la questione se sia giusto o meno che il comune versi l’indennità per gli amministratori. Né discuto se sia poco o molto l’importo dell’indennità stabilita dalla legge.
Mi interessa, a riguardo, che ci sia una informazione corretta e aggiungere ad essa una proposta.
Quanto è l’indennità economica per un sindaco?
Lo stabilisce la legge. Dal 2013 c’è l’obbligo di renderla pubblica e di pubblicarla sul sito web del Comune. Anche perché non sempre l’informazione verbale è corretta. Ho sentito, in una trasmissione di una televisione locale, un sindaco rispondere al giornalista che chiedeva quale era l’importo della indennità percepita: “è irrisoria 500,00 €, nessuno ci crede”.
La indennità del sindaco e degli amministratori del Comune di Veglie è presto detta. Basta andare a questo linK: http://www.comune.veglie.le.it/accesso-rapido/trasparenza-amministrativa/category/titolari-di-incarichi-politici-di-cui-all-art-14-co-1-del-dlgs-n-33-2013 o consultare la delibera di Giunta Comunale n. 22 del 29/07/2015 (clicca per leggere l’allegato):
“INDENNITA’ (annue)
- Sindaco: € 33.466,44 oltre Indennità di Fine Mandato
- Vice Sindaco: € 18.406,56
- Assessore: € 15.059,88
(…)
* PALADINI CLAUDIO – Sindaco (Lavoratore dipendente NON in aspettativa)
Indennità di carica mensile in riduzione del 15% su quella spettante: Euro 1185,27 lorda”.
(Per gli altri assessori, cfr. la delibera che si allega).
Per maggiore chiarezza si precisa che:
- l’articolazione delle indennità è in rapporto con la dimensione demografica degli enti. La indennità non è uguale per tutti i sindaci.
- Per quanto riguarda l’indennità del sindaco occorre osservare:
- l’importo è lordo; le detrazioni fiscali dipendono da quanto guadagna sul lavoro o da altri introiti. E’ certo però che se un sindaco di un comune quanto Veglie dice che la sua indennità è di 500,00 € o sarà un ricco nababbo o, per lo meno, dice mezza verità;
- alla indennità mensile va aggiunta l’indennità di fine rapporto. Quest’istituto ha trovato espressa previsione e regolamentazione nell’art.10 del decreto ministeriale n.119/2000, che ne ha stabilito la misura in un’indennità mensile spettante per ogni 12 mesi di mandato, la cui durata non sia inferiore ai trenta mesi. Nel caso di Veglie questa indennità di fine mandato è stata percepita, dopo il 2000, dagli ex sindaci e sarà percepita anche dal sindaco Paladini. Sul sito web è pubblicata solo quella dell’ex sindaco Sandro Aprile;
- la indennità mensile è dimezzata per i lavoratori dipendenti che non abbiano richiesto l’aspettativa dal lavoro;
- Il sindaco non in aspettativa ha diritto ad assentarsi dal lavoro per Consigli Comunali, Giunte, commissioni, riunioni varie…ecc.; le assenze dal servizio di sindaco e amministratori sono pagate dal Comune al datore di lavoro.
- a queste indennità la legge prevede l’aggiunta di rimborso delle spese di viaggio, oneri previdenziali, assistenziali e assicurativi, trasferimento temporaneo per i lavoratori dipendenti, permessi non retribuiti sino ad un massimo di 24 ore lavorative mensili …
Per chi volesse saperne di più basta leggere il CAPO IV – Status degli amministratori locali del D. Lvo n. 267/2000.
Una proposta per i prossimi candidati sindaco: la legge consente di svolgere il proprio precedente lavoro a tempo pieno e di fare il sindaco senza essere in aspettativa. Ciò da la possibilità di percepire lo stipendio da lavoro e in più l’indennità di sindaco, anche se dimezzata. Il Comune di Veglie, con 14 mila abitanti, con enormi problemi, non può permettersi un sindaco a metà tempo. Chi si candida prenda l’impegno e lo mantenga di mettersi in aspettativa dal lavoro. Chi risponde che il comune in questo caso dovrebbe spendere di più non tiene conto di quanto un comune perde con un sindaco part time.
B) A proposito di trasparenza
1) La dichiarazione dei redditi
Il Decreto Legislativo 14 marzo 2013, n. 33 modificato dal Dlgs n. 97/2016, all’art. 14, ha previsto, per gli amministratori, l’obbligo di pubblicazione di una lunga serie di atti, tra i principali: Atto di nomina o di proclamazione, con l’indicazione della durata dell’incarico o del mandato elettivo, Curriculum vitae, Compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica, Importi di viaggi di servizio…
Ha previsto inoltre l’obbligo di pubblicazione della dichiarazione dei redditi non solo sua ma anche della moglie (dichiarazione concernente diritti reali su beni immobili e su beni mobili iscritti in pubblici registri, titolarità di imprese, azioni di società, quote di partecipazione a società, esercizio di funzioni di amministratore o di sindaco di società, con l’apposizione della formula «sul mio onore affermo che la dichiarazione corrisponde al vero» [Per il soggetto, il coniuge non separato e i parenti entro il secondo grado, ove gli stessi vi consentano (NB: dando eventualmente evidenza del mancato consenso) e riferita al momento dell’assunzione dell’incarico]).
Però la C.I.V.I.T (La Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche) ha chiarito che: “Con specifico riferimento all’individuazione dei comuni a cui si applica l’art. 14, comma 1, lett. f), (…) sono soggetti agli obblighi di pubblicazione relativamente alla situazione reddituale e patrimoniale dei titolari di cariche elettive i comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti” (Delibera n. 65/2013 del 31 luglio 2013 in tema di “Applicazione dell’art. 14 del d.lgs n. 33/2013 – Obblighi di pubblicazione concernenti i componenti degli organi di indirizzo politico”).
Il chiarimento non impedisce una attuazione volontaria della norma. Chi sarà eletto sindaco prenda l’impegno a pubblicare e ad aggiornare, secondo norma, la sua dichiarazione dei redditi.
2) Il curriculum vitae
Il legislatore ha imposto l’obbligo di rendere pubblico ai cittadini il curriculum vitae di ogni amministratore: dove ha studiato, il titolo di studio, dove ha lavorato e dove lavora, la conoscenza delle lingue, ed altro, secondo uno schema prestabilito. Sul sito del Comune di Veglie, sono tutti pubblicati alla sezione “Amministrazione trasparente”. Questi dati hanno la loro importanza ma non toccano lo spirito della norma che prevede la pubblicazione del curriculum vitae: quello di rendere pubblico con quale preparazione, con quale esperienza pregressa il soggetto eletto si appresta a svolgere il ruolo politico di amministratore.
Tenendo conto dello spirito della legge e non della sua pura formalità, un ente locale, nella sua autonomia, con inserimento nello statuto comunale che è la Magna Cartha non solo giuridica ma anche valoriale di una comunità, può chiedere di integrare questo strumento del curriculum vitae formale e di adeguarlo, con la richiesta di altre notizie, ai compiti molto importanti a cui un soggetto eletto è chiamato. Dovrebbe essere non un generico Curriculum Vitae ma un Curriculum Vitae Politicae, cioè un curriculum della vita politica. Più precisamente le notizie da rendere pubbliche potrebbero essere: quando e con quale esito di preferenze si è candidato altre volte in un ruolo politico (sindaco, assessore, consigliere comunale, provinciale, regionale); quali esperienze di amministratore pubblico ha fatto; se ha mai fatto causa al comune, anche se chiusa, il motivo e l’esito di essa; se ha avuto problemi con la giustizia penale per reati contro la pubblica amministrazione; da quando ha iniziato a fare politica, in quale raggruppamento, gruppo o movimento politico e quale ruolo ha ricoperto; se ha fatto volontariato e in quale gruppo o movimento e con quale ruolo; se si candida la prima volta: perché, con quale preparazione amministrativa …ecc.
Che ne direste di questo dialogo tra un giornalista e un sindaco andato in onda in una Tv locale il 12 febbraio 2020?
Domanda del giornalista: “Lei è di centro-destra o di centro sinistra?”
R.: “Sono di area!”
- “Di area di centro-destra o di centro-sinistra?”
- “Ho sempre dato il sostegno all’uomo (…)”
- “E per le regionali?”
- “…..”.
Si può trovare quest’ultima risposta e tutta l’intervista al link, in particolare dal minuto 33: https://www.facebook.com/teleramalecce/videos/647133012497164/
Ecco perché la necessità di un curriculum vitae politicae. I cittadini che devono votare dovrebbero conoscere prima di andare alle urne questo Curriculum. Gli eletti non dovrebbero sottrarsi a integrare un obbligo di legge che non è solo atto formale generalizzato ma deve essere più specifico per il ruolo di amministratore pubblico.
C) A proposito di controllo popolare
Una democrazia vive se c’è un equilibrio tra i poteri e se c’è un organo indipendente che può correggere o anche annullare, come fa la Corte Costituzionale, gli atti del potere legislativo o esecutivo della Repubblica. La stessa cosa dovrebbe valere anche per la locale democrazia.
Nell’attuale organizzazione dell’ente locale, dopo la giusta abolizione del CORECO (Comitato di controllo Regionale), ente esterno per la valutazione delle delibere comunali, è previsto un Organismo indipendente di valutazione (OIV) della performance organizzativa (Art. 14 del D.lgs. n. 150/2009). Il controllo politico, invece, è affidato ai consiglieri di minoranza, ma, per numero, disinteresse e impreparazione degli stessi, è spesso insufficiente. Inoltre, senza partiti o corpi intermedi attivi alle spalle, anche quando fosse attivo, il controllo dei consiglieri di minoranza non basta. Il controllo dei cittadini mediante strumenti di partecipazione dal basso (petizione, raccolta firme, comitati…ecc.) è importante ma spesso si riduce, tranne rare eccezioni, al controllo del voto, dopo cinque anni, spesso senza memoria, disinformato e inquinato.
E’ ancora difficile far capire ad un sindaco, responsabile primo della vita amministrativa, che egli può anche non riuscire a realizzare il suo programma per tante ragioni, ma non può nel modo più assoluto accampare l’argomento che questo sia colpa della struttura professionale (non mi piace “macchina amministrativa”) perché sta a lui occuparsene quotidianamente, per il semplice fatto che è la struttura professionale che deve tradurre il suo lavoro in fatti concreti. E se non lo fa non può prendersela con nessuno se non con sé stesso e la propria inadeguatezza. Non si può dopo cinque anni sostenere che i dipendenti sono pochi, che non seguono, sono impreparati… per giustificare il vuoto o lo stagno amministrativo. Il rapporto tra amministratori e dipendenti comunali potrà essere oggetto di un’altra riflessione.
E’ possibile prevedere, nella autonomia di un ente, un organismo di controllo popolare sul potere del sindaco, della giunta e del consiglio con l’esplicita valutazione della loro azione con riferimento al programma elettorale con il quale sono stati eletti? Penso di sì.
Solo a mo’ di esempio: dar vita a un organismo composto da 5-7 cittadini vegliesi, scelti da apposito e libero elenco, mediante sorteggio, che almeno semestralmente, valuta l’azione del governo locale e mediante la moral suasion sostiene o azzera il cammino amministrativo, mi sembra urgente e necessario. Senza spesa o gettoni di presenza, durerebbe cinque anni, ma per una maggiore autonomia di valutazione, l’insediamento e il mandato sarebbe sfalsato, cioè inizierebbe dopo e finirebbe dopo, rispetto ai cinque anni del mandato politico.
La proposta, esemplificativa, è una discriminante tra chi pensa “qui comando io” e chi pensa, anche con tanto potere nelle mani, “da solo non basto”.
In giro sento molto scoramento e rassegnazione: “non cambia nulla”, “sempre gli stessi”, “quando andrò a votare accontenterò tutti con una enorme croce per tutta la scheda”… Non sono d’accordo, pur essendo cosciente che la situazione della classe politica locale è assai grave.
Però, se avete davanti a voi un materasso di gomma e vi proponete l’obiettivo di sfondarlo, non dovete dargli un cazzotto a tutta forza perché è probabile che vi facciate male al polso a causa del rinculo, dovete invece con un dito premere con costanza fino a quando non si apre un varco.
Qualcuno inizi ad aprire questo varco.
20 febbraio 2020
Antonio Greco