«È necessario ricomporre una comunità intorno ai bisogni dei più deboli»
VEGLIE – Si è svolta Giovedì 5 Aprile alle ore 18,30 a Veglie presso la sede del GAL Terra d’Arneo un’assemblea pubblica organizzata dai Sindacati dei Pensionati SPI-CGIL, FNP-CISL e UILP-UIL con la presenza dei rispettivi rappresentanti locali Giovanni Caputo, Antonio Cucurachi e Giuseppe Spagnolo.
L’assemblea aveva il compito di illustrare e discutere le proposte presentate al Comune di Veglie (Articoli1 su VN – Articolo2 su VN) riguardanti i problemi sociali e le possibili soluzioni che ruotano intorno al mondo dei pensionati. L’assemblea era rivolta ai cittadini, agli amministratori e ai consiglieri comunali.
Abbiamo chiesto ai responsabili locali dei sindacati di illustrare le motivazioni che hanno portato ad organizzare l’assemblea e quali sono state le conclusioni e la programmazione che sono scaturite da essa.
Di seguito riportiamo il comunicato rilasciato da Giovanni Caputo, Antonio Cucurachi e Giuseppe Spagnolo, rappresentanti locali dei sindacati dei pensionati.
«La finalità dell’incontro di questa sera non si esaurisce con l’illustrazione delle proposte avanzate nella piattaforma, che abbiamo presentata al Comune.
Sicuramente tali proposte, secondo noi, meritavano e meritano ancora di essere discusse con quanti hanno responsabilità di governo del paese, in quanto il dialogo serve a tutti e il confronto migliora la conoscenza dei problemi.
Come sindacato abbiamo avanzato delle proposte sulle quali ragionare, consapevoli delle difficoltà finanziarie in cui versano i Comuni, ma convinti che la diversità di lettura del reale è una ricchezza messa a disposizione della comunità.
Nessuno di noi pensa di mettere in difficoltà chi ha l’onere del governo, non è quello l’obiettivo.
Vogliamo discutere dei problemi di una società che invecchia e marginalizza gli anziani colpiti da malattie, abbandoni e nuove povertà.
Volevamo e vogliamo approfondire la condizione degli anziani, perché durante la preparazione del documento abbiamo avuto la conferma, che i problemi legati alla terza età sono complessi.
Si tratta di problemi articolati e si diversificano in funzione dello stato di salute, del reddito e del nucleo familiare, anche all’interno della nostra cittadina.
Allora, con senso di responsabilità, abbiamo sentito il bisogno di verificare se quanto abbiamo scritto e proposto, benché sia stato preceduto da una fase di ascolto, sia del tutto corrispondente alla realtà che ci preme conoscere.
Siamo in contatto una con condizione sociale ed umana, che vogliamo approfondire, perché vorremmo rappresentarla al meglio.
Ecco quindi che l’incontro di questa sera si arricchisce di ulteriori obiettivi.
Non più e non solo l’esposizione dei contenuti che abbiamo inviato agli amministratori, ma l’ascolto di alcuni protagonisti, che vivono nella quotidianità in contatto con i bisogni degli anziani.
Siamo andati ad invitare i parroci e i medici, perché sono in contatto con donne e uomini anziani e conoscono meglio di altri non solo le situazioni economiche e le malattie, ma le paure, le solitudini, gli abbandoni, le angosce e le insicurezze.
Questa sera, ma il lavoro che intendiamo portare avanti non finisce questa sera, vogliamo capire se all’interno della nostra comunità, fatta di tante associazioni virtuose, ci possa essere un collante.
Se l’ente locale è in grado di mettere insieme l’associazionismo per migliorare la qualità dei servizi, che le associazioni già erogano alla nostra cittadinanza.
Vorremmo capire se chi amministra si fa carico di ricomporre, sempre attraverso il volontariato, la relazione intergenerazionale, all’interno di una società che ha spostato il contatto umano interamente sul web.
Il nostro obbiettivo è sostenere, per quello che è possibile, la qualità della vita di quanti hanno necessità.
Ma ancora di più, nei tempi e nei modi che ognuno ritiene opportuno, è necessario farsi avanti, dare una mano, partecipare, rendersi utili alla comunità.
Sappiamo che lo fanno in tanti in questo paese, ma allargare la platea, farlo diventare costume, stile di vita non può che far bene a sé stessi e agli altri.
Siamo fuori tempo? Abbiamo sbagliato qualcosa? Certamente, non avendo modelli ai quali fare riferimento, abbiamo seguito il buon senso, ci siamo serviti dell’esperienza, abbiamo fatto il passo e abbiamo messo nero su bianco.
Da parte degli amministratori del paese non abbiamo ricevuto nessun segnale, anzi il 13 marzo abbiamo protocollato la nostra richiesta, il 27 la giunta ha approvato il bilancio di previsione.
La domanda retorica a questo punto è, la gestione delle risorse non doveva essere condivisa? Non si parlava, qualche tempo fa di bilancio partecipato?
Ci siamo persi qualcosa?
Ma questo è solo una faccia della medaglia, buttarla in polemica è sterile e mortifica i contenuti della proposta.
Il sindacato invece chiede che questi argomenti che abbiamo sollevato percorrano l’intero tessuto sociale.
Gli uomini e le donne libere di questo paese discutano e offrano le loro riflessioni al dibattito pubblico, in modo che si prenda consapevolezza che il problema esiste e va affrontato,
Il sindacato chiede che tutto l’associazionismo che già opera intorno a questi temi non sia lasciato solo, ma abbia il sostegno, l’apporto e la condivisione di un numero sempre maggiore di persone.
Ricomporre una comunità intorno ai bisogni dei più deboli non può essere patrimonio esclusivo di nessuno, naturalmente chi ha avuto la fortuna di sfogliare qualche testo di storia avrà avuto modo di scoprire chi ha iniziato questo percorso. Ma questa non è la sede per una riflessione storica.
Siamo qui per informare, ma soprattutto per ascoltare, per condividere, per conoscere e perché no, per essere criticati per i nostri limiti e le nostre manchevolezze.
Abbiamo chiesto gli spazi idonei per favorire incontri e confronti tra le generazioni e fra culture diverse e promuovere il senso di appartenenza, attraverso un programma di attività sociali.
Si è pensato di valorizzare le competenze dei nostri artigiani per costruire laboratori e avviare, quanti non studiano e non lavorano, ad una manualità che va scomparendo.
Gli anziani al servizio dei giovani, guardando all’esperienza positiva del doposcuola, tenuto da docenti in pensione, presso la parrocchia.
Abbiamo sollecitato ad una politica di riqualificazione urbana delle periferie, in quanto necessaria; la sicurezza passa attraverso: strade percorribili, illuminazione diffusa e verde pubblico attrezzato.
L’urbanistica non è una variabile indipendente della qualità della vita, il degrado urbano precede sempre il degrado sociale.
Le periferie vanno monitorate e tenute sotto controllo, perché è nelle periferie, dove il controllo sociale è più debole, che spesso s’inserisce la devianza.
In quest’ottica diventa prioritario che si recuperino alla comunità gli edifici pubblici abbandonati all’incuria e si assegnino gli orti sociali.
Si prevedano azioni di recupero degli immobili fatiscenti, nei quali vivono persone indigenti.
S’istituiscano servizi di trasporto a sostegno delle persone impossibilitate ad utilizzare mezzi pubblici.
Ma ribadiamo che non c’interessa assegnare i compiti a nessuno, lo spirito di questo ragionamento è: l’impegno sociale, la partecipazione, la condivisione, la fruizione degli spazi pubblici, la ricomposizione di un tessuto sociale fragile.
In questo ragionamento non ci sono buoni e cattivi, non ci sono corse a ruoli e funzioni, non ci sono accaparramenti, c’è solo lo sforzo di dialogare con gli altri, la fatica di trovare punti di unità per poi aprire il lavoro quotidiano, che il sindacato svolge, ai bisogni delle persone.
Istintivamente ognuno di noi si porta dietro la propria storia e con essa i pregiudizi accumulati nell’arco della propria esistenza: le simpatie, le antipatie, le amicizie i contrasti, ma conservando tutto questo fardello appesantiamo le nostre coscienze e andiamo poco lontano.
Invece, abbiamo il dovere di perseguire l’interesse collettivo e considerare gli organismi di rappresentanza, siano essi: sindacati, partiti, movimenti o associazioni, sempre come mezzo e mai come fine, senza lasciarsi condizionare dal ruolo che ognuno di noi si trova a svolgere.
E’ una bella sfida. E noi sfidiamo le banalità dei luoghi comuni, la diffidenza, l’invasione parolaia dei social, gli egoismi vecchi e nuovi, la semplificazione di un mondo che va al di là della nostra capacità di comprendere.
Noi ci siamo, ci mettiamo la faccia, ci mettiamo l’impegno e siamo pronti a prenderci anche le torte in faccia, come nei film di Charlie Chaplin, ma chi amministra non può girarsi dall’altra parte, il paese non lo merita».
Lega SPI di Veglie, Il Segretario Giovanni Caputo
FNP CISL di Veglie, FNP CISL di Veglie Antonio Cucurachi
UILPENSIONATI di Veglie, Il Segretario Giuseppe Spagnolo
9 aprile 2018