A PORTO CESAREO SI ACCENDE LA FÒCARA DOMENICA 16 FEBBRAIO – Fuoco Mare e Radici

0
2238

88 ANNI DI TRADIZIONE E DEVOZIONE:

Festa di radici, mare e fuoco: Con CESKO E MASCARIMIRÌ

Domenica 16 FEBBRAIO alle 18.15 allo scalo d’Alaggio, Porto Cesareo celebrerà il santo del Fuoco, sant’Antonio Abate, con la tradizionale accensione della fòcara, pira di fascine che campeggia già da giorni nello spiazzo.

La festa “Fuoco Mare e Radici” sulle rive dello Jonio, organizzata dal Comune di Porto Cesareo e dal Comitato Festa Sant’Antonio con l’apporto di Ezio Calcagnile che dopo il nonno e il padre, porta avanti col figlio la tradizione partita dalla sua famiglia, giunge alla sua 88esima edizione, e affonda le radici in una antica storia di devozione e preghiera.

Il comitato ha organizzato una serie di appuntamenti, civili e religiosi.

Il monumento naturale, simbolo di tradizione e devozione, è frutto di un lavoro creativo artigianale che si tramanda da decenni, di generazione in generazione.

Sul fronte eventi, alle 12 apertura di mercatini artigianali e fiera delle tipicità in via Cosimo Albano, alle 15.30 concerto bandistico per le vie del paese e street band, dalle 17 musica e apertura degli stand gastronomici, alle 17.30 mongolfiere in volo, alle 18.15 accensione della focara con lo spettacolo pirotecnico, alle 18.45 warm up con dj Vivaz e a seguire concertone dei Mascarimirì e dj set con Cesko.

Per gli eventi religiosi della domenica, messa alle 11 in parrocchia, alle 12 benedizione degli animali e della focara allo scalo d’alaggio, alle 17 messa nei pressi della focara.

“Siamo pronti come ogni anno a tenere vivo il fuoco di una tradizione antica, di una storia di famiglia che è anche patrimonio immateriale dell’intera comunità”, il commento della sindaca Silvia Tarantino.

LA STORIA – “NIENTE VALE IL PROFUMO DI QUEL FUOCO”

Questa è la storia di Oronza Candida Colelli classe 1899 conosciuta come Nonna Ronza.

La storia di una famiglia, la storia di fuoco che arde vivo nei cuori della gente di Porto Cesareo da 88 anni.

La nonna Ronza era l’infermiera del paese all’epoca chiamata “mammara”. Una donna tutta d’un pezzo, sguardo vigile, determinata coraggiosa sempre pronta a prestare soccorso con la sua borsetta tracolla piena di rimedi.

La sua famiglia era composta dal marito Antonio Martina colonnello e i tre figli Edmondo, Omus e Paolo Martina.

Il figlio Edmondo partì nel 1935 per la guerra di Etiopia. Si concluse nel 1936 con la vittoria dell’Italia. Le truppe fecero ritorno ma del giovane non si ebbero più notizie. La nonna Ronza aveva un unico appiglio, la fede nel Signore e la fiducia nell’intercessione potente di S.Antonio Abate celebre Santo egiziano al quale era già devota. Davanti ad una piccola statuetta inginocchiata pronunciò testuali parole dialettali «S.Antoniu mia se faci tornare dalla guerra fiuma sanu e salvu ti fazzu na statua pi quantu si bautu, ti fazzu na focara e ti sarò per sempre devota».( S.Antonio mio se farai tornare sano e salvo mio figlio dalla guerra ti costruirò una statua per quanto sei alto, accenderoò per te un falò e ti sarò per sempre devota).

Nel mese di Agosto 1937 Edmondo dopo aver affrontato la guerra, il vento, il mare a Trieste il viaggio a piedi bussò alla porta di casa. Nonna Ronza mantenne fede alla sua promessa. La popolazione contribuì alla realizzazione della statua e alla donazione di fascine dette “sarmente” che costituivano il falò. Il Santo era custodito in casa Martina dopo la S.Messa veniva portato in processione per le vie del paese successivamente si procedeva all’attesa accensione della focara che vedeva in alto la bandiera italiana.

Attorno ad esso si svolgevano giochi come la cuccagna, la gara con i sacchi con premi arance mandarini e caramelle.

La tradizione fu ereditata dal figlio Paolo Martina. A sua volta tramandata alle mani esperte del genero Giuseppe Calcagnile e al figlio instancabile Antonio Martina quest’ultimo mancato nel marzo 2022. Tuttora la devozione delle famiglie Martina, Calcagnile e dell’intera comunità è fortemente sentita.

Con l’avvento del nipote Ezio Calcagnile progettista e organizzatore, arte ingegno e ricerca nella realizzazione della struttura architettonica della pira, sono elementi fondamentali che la caratterizzano, uniti alla musica live popolare, stand tipici gastronomici, spettacolo pirotecnico sono elementi che attraggono numerosi spettatori all’evento.

Una tradizione recente che fa comunità è Senza dubbio il dopo falò nella formula “nnuci cu te, ca mangi cu me” (porta con te e che mangi con me) un momento di pura condivisione con pochi intimi di pietanze tipiche, arrosto di carne e di pesce accompagnato da buon vino e musica spontanea.

.

.

.

.

LEAVE A REPLY