Il dott. Fabio Coppola ricorda alcune donne che hanno cambiato la Storia salvaguardando l’Ambiente
California, 1997. Julia Hill, ventitre anni, salì sulla cima di una sequoia millenaria destinata ad essere abbattuta per mano di un’industria del legno. Restò su una piccola piattaforma per 738 giorni (poco più di due anni), e scese dall’albero dopo che l’azienda assicurò di conservarlo insieme all’area circostante.
Tasmania, 2011. Miranda Gibson, trentenne, scalò un eucalipto di 60 metri pronto a diventare legname. Il suo soggiorno sulla pianta, durato ininterrottamente 449 giorni, finì a causa di un incendio che la costrinse ad abbandonare la zona. Grazie alla sua impresa la foresta vergine australiana divenne patrimonio dell’umanità.
Salento, aprile 2015. Nelle campagne di Oria una donna di San Cesario si arrampicò su un ulivo per bloccarne l’abbattimento; una donna di Melendugno rimase per nove ore su un ulivo in contrada Duchessa a Veglie. Ometto le loro generalità per non fare un torto ai tanti altri uomini e donne che fisicamente (e pacificamente) hanno difeso per mesi gli ulivi del Salento dalle ruspe; mezzi messi in moto per attuare un intervento fitosanitario che per molti aspetti è apparso come un autentico delirio di distruzione. Nella strage sono cadute circa millecinquecento ulivi, alcuni di essi secolari.
Impossibile dimenticare Renata Fonte, trentatre anni, insegnante di Nardò che nel 1984 pagò il prezzo più alto per aver contrastato la speculazione edilizia di Portoselvaggio. Successivamente riconosciuta vittima di mafia, e Portoselvaggio primo parco naturale regionale della Puglia. Per i più giovani, ricordo “La posta in gioco”, libro e film che descrissero la triste vicenda.
Altre due donne, le dottoresse Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci della Procura della Repubblica di Lecce insieme al capo Cataldo Motta, prima di Natale bloccano il piano Silletti con un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, dieci indagati e diversi filoni d’indagine ancora in corso. Decreto convalidato dal gip Alcide Maritati.
In futuro sarebbe bello che mai più nessuno salisse su un albero, se non per lavoro o per gioco.
Veglie, 30/12/2015
Dott. Fabio Coppola