“SAECULARES OLEAE” A Veglie una Mostra Fotografica di Giovanni Potì al “Cosmopolitan Art Center”

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“SAECULARES OLEAE” di Giovanni Potì

Mostra Fotografica dal 23 Marzo al 23 Aprile 2025 ore 18.00 – 20.30

“Cosmopolitan Art Center” – Via Vittorio Veneto 64 – Veglie

VEGLIE – Sarà inaugurata Domenica 23 Marzo presso il “Cosmopolitan Art Center”  in  Via Vittorio Veneto 64 a Veglie la Mostra Fotografica di Giovanni Potì dal titolo “SAECULARES OLEAE”.  All’inaugurazione sarà presente l’autore Giovanni Potì,   la dott.ssa Ornella Cucci e il direttore del Cosmopolitan Art Center Remo Coppola.

La mostra sarà aperta dal 23 Marzo al 23 Aprile 2025 dalle ore 18.00 alle ore 20.30 con ingresso libero.

 LA SEDUZIONE DELLA LUCE di Remo Coppola

Con l’istituzione del dipartimento di fotografia del Museum of modern art (MoMa) di New York nel 1940, è stato definitivamente sancito l’ingresso della fotografia nell’arena dell’arte contemporanea.

Non aggiungo niente di nuovo se ricordo che la parola “FOTOgraphia” deriva dal greco antico e letteralmente significa: phos = luce e grapho = scrittura, “disegnare con la luce/scrivere nella luce”. Tale temine sarebbe stato coniato nel 1839 dallo scienziato britannico Sir John Frederick William Herschel (1792-1871).

La storia della fotografia è un tessuto affascinante nell’arte visiva, quindi, lodi al merito della pura invenzione, Musa ispiratrice oggi insostituibile all’intera umanità.

Le arti in genere e nella specie quelle visive si presentano sempre in una eccitazione tra il visibile e l’invisibile, dove solo l’occhio attento dell’osservatore riesce ancora a meravigliarsi utilizzando i propri sensi attraverso una profonda attività della mente, che fissa l’emozione di quel preciso istante in un artificio di seduzione.

Luci, ombre e natura sono gli elementi principali che portano alla seduzione emotiva, che già prima della fotografia ne fanno parte di una conoscenza generale del fenomeno artistico nella storia umana che mi spinge ad individuare due artisti in periodi diversi ma che trovo interessante citare per la mostra in itinere.

Caravaggio, pittore italiano (1571/1610) visionario e sceneggiatore della luce.

Paul Klee, pittore svizzero-tedesco (1879/1940) il quale, sosteneva che: “per l’artista la comunicazione con la natura resta la più essenziale delle condizioni – L’artista in quanto umano: è egli stesso natura”; così come: “l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.

In questa breve disamina tra storia e citazioni sull’arte presi in prestito da due grandi artisti quale filo di Arianna, il cui ordito è fatto di Luce e Natura per intessere un affresco di emozioni in cui incardinare la mostra fotografica “Saeculares Oleae” di Giovanni POTI’ – Veglie, professionista indiscusso per conoscenza, abilità tecnica, ma ancor più, per la sensibile capacità nel dosare con perfetto equilibrio sensoriale il gioco di Luci e Ombre.

Il progetto fotografico in mostra raccoglie 30 scatti le cui immagini raccontano il profondo cambiamento che ha subito il panorama agricolo salentino in seguito alla silente infezione da parte del batterio xylella fastidiosa che ha distrutto ulivi secolari tipici della nostra terra, (L’Ogliarola e la Cellina varietà autoctona più diffusa in Salento), dal cui frutto si estrae un olio pregiato “l’oro verde” elemento fondamentale di sostegno economico da intere generazioni.

Solo uno scatto a colori per ricordare come erano, in bianco e nero tutti gli altri; luci e ombre appositamente volute sono in grado di evocare sentimenti “senza tempo”, nostalgie e misteri; la loro intensa espressività portano a pensieri mitologici dove solo la fantasia riesce a muoversi nei fitti intrecci, tra figure antropomorfe, ambienti surreali che oltrepassano la dimensione della realtà.

Come in un sogno onirico si viene trasportati a ricordare il primo canto dell’Inferno del Sommo Poeta Dante Alighieri: “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura, che la dritta via era smarrita”, tale pensiero è di una attualità sorprendente, ed è qui, che si sprigiona il tema di fondo della mostra.

Le opere di Poti sono la prova tangibile di una “…selva oscura…” mi ricordano per certi versi le illustrazioni di Gustave Dorè dedicate alla Divina Commedia, vedi il Canto XIII, rigo 34 dell’inferno – i suicidi nella foresta.

Terra arsa dal sole e come se non bastasse anche dal fuoco, che con la sua forza distruttrice ha incenerito corpi agonizzanti, lasciandosi alle spalle un campo di battaglia che testimonia di quell’ulivi le tante mutilazioni subite.

Le opere in mostra sono un grido d’allarme con il compito di sollecitare l’intera umanità ad una profonda riflessione culturale e sociale per una nuova visione del mondo; la necessità improcrastinabile di intraprendere un nuovo percorso purificatore e di protezione della natura, dove l’uomo, quanto prima ha il dovere di affrontare per il bene dell’umanità.

Non c’è arte visiva che non sia fatta di luci e ombre, ma Potì va alla ricerca del tempo metafisico per imprigionare resti di intrecci, il respiro del vento, suoni e canti in una natura scomparsa, dove la stessa luce non trova resistenza nel passaggio tra i rami e nessuna ombra che ne ripari un corpo sconfitto.

Maurice Merlau-Ponty, Filosofo francese (1908/ 1961) sosteneva che: “La fotografia mantiene aperti gli istanti che la spinta del tempo richiude subito”.

La lettura artistica della mostra fotografica continua il suo racconto servendosi della luce.

La luce svela le cose. “In principio Dio creò il cielo e la terra, la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso…; e Dio disse; “Sia la luce!” (Gen. 1, 3). La luce negli scatti di Potì ha provocato la sua stessa immaginazione, creando in un solo istante e non ripetibile l’incantesimo delle cose per spingere l’immaginazione a far vedere ciò che le anima da dentro, dove mondo, corpo e coscienza abitano un unico sistema.

Quell’albero d’ulivo, che tra storia, miti e leggende è considerato simbolo trascendente di spiritualità e sacralità dell’intera umanità si innestano le opere di Potì intrise di Luce elemento che porta alla Speranza, al rispetto della Natura in quanto segno di Bellezza.

La fotografia d’Arte riassume l’emozione e la creatività del fotografo, insieme alla sua capacità di comunicare e raccontare per essere strumento educativo. La mostra “Saeculares Oleae” è una collezione di scatti fotografici che raccontano la plurisecolare storia dell’Olivo che vanno aldilà del tempo, con l’auspicio, che nella sua grandiosità possa rimanere immortale per l’eternità.

Remo Coppola

CONSIDERAZIONI DI ORNELLA CUCCI

Quando Remo Coppola mi ha proposto di arricchire il catalogo della mostra “Saeculares Oleae” da lui curata, la mia prima reazione è stata di gioia per l’incarico affidatomi ma anche di sgomento nel considerare il risultato devastante che un piccolo batterio come la “Xilella” ha prodotto nel nostro territorio attaccando e distruggendo forse l’albero più amato dagli artisti e tra questi tantissimi fotografi (me compresa) che sono sempre rimasti affascinati da questa figura scultorea possente e magnetica stabilendo un legame indissolubile e profondo con i nostri paesaggi incontaminati dove il lavoro faticoso dei contadini ha dato sostegno alle famiglie per intere generazioni.

Quanta storia in un albero!

Il nostro Ulivo non è una pianta qualsiasi perché parla di vita, le sue radici abbarbicate al terreno lo rendono forte a qualsiasi intemperia, la chioma spettinata non teme i venti riuscendo, pur sempre, a rinverdire e a dispensare i suoi frutti, anche la pioggia lo rende ancor più suggestivo quando le foglioline sui suoi rami brillano di un color argento ineguagliabile. Ma non è solo tutto questo, l’ulivo è bellezza, ricchezza, è lavoro e sentimento, chi di noi non ricorda per esempio le donne durante la raccolta delle olive. Sembra quasi di udire le voci degli avi, i loro canti, i pensieri e i sentimenti riaffiorano prepotenti e ci avvolgono in una melanconica rimembranza, tante sono le emozioni che questa pianta può far riaffiorare, sembra quasi di risentire i profumi, di avvertire la brezza tra i rami, e poi, al crepuscolo dopo la fascinazione degli indimenticabili tramonti infuocati, tutto si spegne.

Dell’ulivo si parla sin dalla notte dei tempi. Una leggenda narra che il primo ulivo sarebbe cresciuto sulla tomba di Adamo, una colomba col ramo di ulivo apparve a Noè, poi ancora agli Egizi … e i Greci…. e ancora e ancora. Oggi offriamo un ramo di ulivo nella domenica delle palme in segno di pace perché l’ulivo da sempre ha parlato di pace e la nostra terra condivide con lui prepotentemente questo sentimento.

Questo albero generoso che vive tra noi da decine e decine di anni ci regala il senso della continuità ma non è più l’albero centenario adagiato su un prato di papaveri o svettante in un campo giallo di acetoselle o radicato fortemente nella rossa terra delle nostre campagne con la sua superba chioma ricca di sfumature sempre in lieve movimento. Moltissimi artisti, pittori, poeti e non ultimi tanti rinomati fotografi sono stati coinvolti da sentimenti profondi ispirandosi a questa grande opera del creato nel teatro naturale delle nostre campagne.

E’ qui che sicuramente anche Giovanni Potì è venuto più volte per cogliere le forme, i contrasti, la luce, l’inquadratura, per rendere il più visibile possibile “l’invisibile” alla ricerca di quel filo rosso che si stabilisce nell’attimo magico di uno scatto tra fotografo e soggetto, tanto più quando questo parla non con gli sguardi ma con tutta la sua essenza, maestosa e antica, presente e insostituibile nel ripercorrere momenti, storie, ma anche agguati ed inganni, e ora il suo rassegnato abbandono ad un destino immeritato e mai immaginato.

Giovanni Potì lo ha ripreso in vari giorni, in momenti sempre diversi, inseguendo la luce e le ombre, con angolature sempre diverse in una ricerca quasi spasmodica che potesse restituire il suo simbolismo al meglio. La sensibilità dell’autore di questa rassegna, la sua nota passione per la fotografia e l’impellente desiderio di denunciare il momento più triste di questa creatura del nostro più intimo mondo gli ha consentito di ottenere un lavoro affascinante e carico di pathos.

Non si può rimanere indifferenti davanti a queste immagini dove i rami, come braccia protese al cielo chiedono aiuto, dove le chiome ormai spoglie sembrano ammutolite. L’aspetto desolante di queste immaginifiche sculture ci rimandano a questi flash di distruzione e di guerra senza sosta che ogni giorno si mostrano ai nostri occhi, si offrono al nostro sentimento più profondo di amore per la natura ormai contaminata dall’uomo, dall’indifferenza, dall’egoismo più smodato per raggiungere il potere.

L’ulivo il re della nostra terra umile e possente regna comunque ancora sovrano. Il fotografo è suo amico, alleato, spettatore, testimone, di tutti i suoi momenti di vita per renderli eterni.

Ornella Cucci

 L’ULIVO, IL “GIGANTE BUONO” DELLA PACE  di Andrea Coppola

Poche cose sono così profondamente radicate in ognuno di noi che vive e respira questa terra, come l’ulivo: il “gigante buono” che ci ha parlato e ci parla ancora al cuore, alla nostra terra salentina, fin dai primi giochi di bambini nelle campagne.

Secondo una delle tante leggende sull’ulivo, esso sarebbe stato creato dalla dea Atena in una disputa con Poseidone per ottenere il controllo della città di Atene: avrebbe vinto chi avesse fatto il dono più utile agli uomini. Poseidone creò il cavallo, Atena fece nascere dal terreno l’albero dell’ulivo.

La vittoria fu assegnata da Zeus ad Atena in quanto, tra i due doni, l’albero dell’ulivo era quello che maggiormente avrebbe potuto offrire Pace e Prosperità agli uomini.

Passeggiare tra uliveti secolari e fermarsi con stupore davanti ad ogni albero, ad ogni tronco, ad ogni forma bizzarra è un’esperienza unica perché non ti senti estraneo, in quanto fa parte del tuo stesso mondo. Gli ulivi che hanno accompagnato l’infanzia di intere generazioni, oggi accompagnano la mia Memoria, scenario sempre “accarezzato” con lo sguardo nella campagna del nonno come dall’alto di un volo con destinazione “ricordi”.

Sali luna su quell’albero, abbraccialo e proteggilo!

Grida il tuo amore per il “gigante buono” alle stelle in cammino;

qualcosa accade alla nostra terra…

La luna resta a illuminare gli ulivi, il silenzio è culla tra il loro rami.

Siamo orfani di Cultura, quando non ci insegnano ad amarla;

siamo orfani di Terra, quando qualcuno si ostina a distruggercela;

siamo orfani di Patria, quando dentro restiamo “orfani” di Valori;

siamo orfani, quando la nostra Storia viene cancellata.

Andrea Coppola

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