CONSEGNA MEDAGLIA D’ONORE AL M.I. RAFFAELE PARENTE

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Consegna della Medaglia d’Onore della Presidenza della Repubblica alla memoria ai familiari di Raffaele Parente

In occasione della giornata della Memoria, nel corso della manifestazione ufficiale Organizzata a Lecce   presso il Museo Storico della Città di   Lecce – MUST, dal Prefetto Giuliana Perrotta, con la presenza del sindaco della città di Nardò Avv. Marcello Risi, è stata consegnata la Medaglia d’Onore della Presidenza della Repubblica alla memoria, ai familiari di Raffaele Parente, militare internato in un campo di concentramento nazista durante la seconda guerra mondiale.  A ricevere l’onorificenza uno dei figli, Antonio, che insieme ai fratelli e alle sorelle ha ricordato con commozione la figura del padre. Persona semplice, umile, che ha vissuto con grande sacrificio, orgoglio, e dignità una pagina drammatica della sua vita.

Raffaele Parente, classe 1921, nacque a Veglie, ma essendo assegnatario dell’Ente riforma visse per tanti anni nell’arneo in località santa Chiara di Nardò.

Nel 1941 fu chiamato alle armi e fu arruolato nel 9° Reggimento Artiglieria d’Armata. Si trovava  in Grecia quando il 9 settembre 1945, appena dopo l’entrata in vigore dell’armistizio, fu catturato dai nazisti.  Insieme ad altri militari, fu deportato nel campo di concentramento di Falkenau in Germania.

Il viaggio durò 22 giorni, in un treno riservato al trasporto del bestiame.

Come spesso accadeva, i prigionieri  che riuscivano a sopravvivere al viaggio devastante, erano destinati ai lavori forzati. Raffaele Parente lavorò per tre mesi in una miniera, e per tre mesi non vide mai la luce del sole.

“Per poter sopravvivere era costretto a mangiare bucce di patate, pane di farina di patate e acqua”. Questa condizione, pian piano aveva determinato un peggioramento delle sue condizioni di salute. “ Prima di partire per la guerra pesava 80 kg, al ritorno il suo peso era sceso a 48 kg”.

A causa delle sue precarie condizioni di salute, conseguenza della fatica e della malnutrizione, fu destinato a lavori meno pesanti.

 Rimase prigioniero fino all’8 maggio del 1945, quando fu liberato dalle truppe americane.

Riguardo a quel periodo, mio padre è sempre stato ermeticoNon voleva raccontare la sua triste esperienza, perché provava una sorta di vergogna per quello che aveva subito, facendo scattare nel suo intimo un vero e proprio meccanismo di rimozione della realtà. Come se tutto quello che gli era successo fosse capitato a qualcun altro. Per questo evitava il discorso affermando: Apprezziamo meglio i valori veri e belli della vita, teniamoci stretta la pace e la libertà, perchè la guerra porta con se, sempre odio e devastazione!”.

La Medaglia d’onore conferita dalla Presidenza della Repubblica è il giusto riconoscimento alla memoria di nostro padre, che con coraggio, si rifiutò di sottomettersi ai tedeschi che incessantemente, in cambio della sua liberazione lo invitavano, ad arruolarsi nelle forze armate tedesche e soprattutto nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana. Ma lui consapevole che il suo rifiuto, lo avrebbe portato a una detenzione dura nei campi di concentramento nazisti, e alla eventuale successiva soppressione, non si piegò mai e non tradì mai la sua patria e i suoi ideali.

Lui è stato più fortunato di altri militari italiani internati che come lui non hanno voluto abiurare, infatti, cosi come risulta dai registri dei decessi compilati dai Tedeschi sono 78.216 persone che sono state sacrificate.

Dal punto di vista simbolico la sua resistenza non fu armata, ma non fu meno importante di quella armata, che in quello stesso periodo agiva nel Nord Italia.

“Un riconoscimento importante per noi, e per la memoria di nostro padre, anche se giunge a distanza di 12 anni dalla sua morte avvenuta il 07/09/2003, facendo trascorrere troppi anni, prima che le istituzioni si ricordassero, di onorare degnamente il suo la sua sofferenza”.

Il figlio Antonio ha poi concluso il suo intervento, ringraziando tutte le autorità presenti,in particolare Sua Eccellenza il Prefetto di Lecce ,e il Sindaco della città di Nardò, richiamando i valori della libertà e della pace, auspicando che gli orrori dei campi di sterminio tedeschi, non si ripetano mai più. Auspicando che anche i più giovani possano formarsi una coscienza civile, che ripudi la guerra, e tutte le forme di odio e di violenza. La memoria del passato serva ad aiutarci a costruire un futuro migliore.

 Il figlio Giovanni Parente

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