Antonio Greco: «LIBERTÀ DI CRITICA E VECCHIA POLITICA: ALLA RICERCA DI UN SINDACO»

0
2193

LETTERA DEL PROF. ANTONIO GRECO

(ndr: Nella Lettera seguente si fa riferimento a una lettera del prof. Antonio Greco  pubblicata e poi cancellata su veglienews. Episodio che è anche spiegato nella lettera della redazione del 5 luglio 2022 dal titolo «DIFFERENZA TRA DIFFAMAZIONE E DIRITTO DI CRITICA POLITICA»)

LIBERTÀ DI CRITICA E VECCHIA POLITICA:
ALLA RICERCA DI UN SINDACO

 La mattina del 4 agosto 2022, alle ore 7,45, squilla il telefono di casa.

“Pronto, chi parla?”
“Qui è la caserma dei carabinieri di Brindisi. Parlo con il sig. Greco Antonio?”

“Si”.
“Deve venire in caserma, non oltre le ore 13, perché le dobbiamo comunicare una cosa urgente”.

L’Ufficiale di Polizia Giudiziaria nella stazione dei Carabinieri di Brindisi, prima mi fa delle domande generiche (che lavoro fai? sei un giornalista? Scrivi su qualche blog?), poi, con un documento in mano di sette-otto facciate, che nel porre domande leggiucchiava, mi dice:

“Devo identificarla e deve nominare un difensore di fiducia (artt. 96/97 c.p.p.) perché è persona nei cui confronti vengono svolte indagini in relazione alla denuncia-querela sporta da PALADINI Claudio per un articolo da lei scritto e pubblicato”.

Sottoscrivo il verbale di identificazione di persona sottoposta ad indagini e di nomina del difensore, avvocata Emanuela Pispico, ma non mi è concesso in quella sede di conoscere i contenuti della querela.

“PERCHE’ NON LO AIUTI?”

Non era difficile fare riferimento a ciò che era accaduto un mese prima, il 30 giugno.

Nel rispondere a un interrogativo che mi era stato rivolto da un vegliese giorni prima, “perché non aiuti Paladini nel suo infruttuoso e debole ruolo di sindaco?”, avevo scritto una risposta chiara e documentata. La risposta, consegnata ai tre blog locali, era stata pubblicata da due.

Dopo poco tempo dalla pubblicazione, il Sindaco, aveva inviato ai due direttori la seguente pec:

Gent.le redazione…,

Vi invito a voler rimuovere con estrema urgenza l’articolo pubblicato in data odierna, sottoscritto dal prof. Antonio Greco, in quanto avente contenuto fortemente diffamatorio oltre che lesivo della mia persona, nonché assolutamente non veritiero. In difetto sarò costretto ad adire le competenti autorità penali anche nei vostri riguardi al fine di tutelare i miei diritti.

Cordiali saluti,

Dott. Claudio Paladini”

Nei miei confronti, autore dell’articolo, nessun contatto, non una telefonata (sia pur offensiva come qualche altra volta), non un cenno di chiarimenti e di confronto, tanto meno una replica pubblica diretta e sul merito del mio articolo.

Il 4 agosto il quadro di ciò che era accaduto agli inizi di luglio a Veglie e la strategia utilizzata dal sindaco per zittire un cittadino che lo criticava erano piuttosto chiari:

  • nei confronti delle due testate: ha preteso la rimozione del mio articolo, prospettando, in difetto, la richiesta di intervento dell’autorità giudiziaria penale anche nei confronti dei responsabili dei blog, con la conseguenza che il testo è stato effettivamente cancellato, per timore di dover subire un ingiusto procedimento davanti a un Tribunale per la difesa di un diritto costituzionalmente garantito;
  • nei miei confronti: una denuncia-querela per diffamazione da parte di PALADINI Claudio, “in qualità di Sindaco del Comune di Veglie e di medico responsabile del servizio di rianimazione presso il nosocomio di Gallipoli”.

Il 15 settembre 2022, il Pubblico Ministero, dopo ampia motivazione in diritto, ha ritenuto che i commenti incriminati e l’articolo pubblicato (“il sistema Paladini… sui pilastri del sistema Paladini premetto un discorso generale sul consenso elettorale e sul clientelismo, che non vale solo per Veglie) di per sé non integrano il reato di diffamazione. Ha sottolineato che la critica contenuta nell’articolo non era gratuita ed esorbitante, ma al più graffiante e polemica, nonché fondata su una rappresentazione di fatti accaduti. Ha aggiunto che, nello scritto, non vi era alcun attacco alla sfera personale del Sindaco, in quanto risultava rispettato il limite della valutazione oggettiva e della pertinenza allo specifico tema. Ha chiesto, quindi, l’archiviazione del procedimento.

Il 2 dicembre 2022 la richiesta di archiviazione è depositata nella cancelleria del GIP.

Intorno alla Befana 2023, Paladini riceveva i carboni della sfiducia di 9 consiglieri che lo mandavano a casa (pressappoco con gli stessi argomenti critici da me espressi nell’articolo del 30 giugno) e la cenere di una archiviazione di denuncia-querela fatta da Sindaco a un comune cittadino.

Il 24 marzo 2023 il GIP emette decreto di archiviazione, condividendo pienamente le argomentazioni in fatto e in diritto del pubblico ministero.

PERCHE’ LA QUERELA NON SI PUO’ CONSIDERARE UNA QUESTIONE PRIVATA

Ciò che è accaduto a Veglie, con una querela contro un cittadino praticata da un sindaco, non è una bega tra due privati risolta da un magistrato. Per essere chiari, la querela non è nata per beghe personali, come tante altre pur giustificate. E non scrivo per far sapere che, davanti a un giudice, ha vinto Greco e ha perso Paladini. Alla querela non ho dato nessun peso. Tanto vero che, anche dopo la querela, ho continuato a scrivere e a pubblicare scritti, sulla preoccupante vita amministrativa locale, il cui principale responsabile è Paladini.

Il sindaco ha indotto, però, con l’imperio del suo ruolo, due volontari della informazione a oscurare un articolo già liberamente vagliato dai due Direttori. E li ha sottoposti, dopo l’eliminazione dell’articolo dai due siti, alla conseguente temperie di polemiche fra chi li ha giustificati e chi li ha giudicati più severamente.

Era evidente l’ostentazione della forza di chi ricopre il ruolo di Sindaco al posto della forza dei fatti, il puntiglio e la prepotenza al posto del confronto e della dialettica. Ma non era infondata la scelta di chi, volontario di un servizio di informazione libera e senza lucro, ha ritenuto che le rispettive libertà – quella di azione del sindaco e quella di critica di un blog- non siano a rischio in modo equo, in quanto gli strumenti economici e di influenza politica dell’uno e degli altri non sono equiparabili.

Con la sua azione di censura a una libera informazione, Paladini-sindaco più che prendersela con me e trovare un modo corretto per zittirmi, ha violentato un principio sacrosanto sancito dalla Carta Costituzionale: la tutela della libertà di opinione e di critica politica.

Ed è la violazione di un principio democratico, ora ristabilito da un provvedimento di archiviazione della querela sindacale, la gravità di ciò che Paladini da sindaco ha compiuto.

UNA VICENDA NON SUPERATA

Si dirà, ora, che la vicenda è superata perché Paladini non è più sindaco. Ma non è così.

Per molti politicanti vegliesi queste sono giornate frenetiche per preparare le candidature alle prossime amministrative del 14 e 15 maggio. Con un unico obiettivo: vincere con chi porta più voti.

Si rincorrono voci, ipotesi, tavoli e tavolini, incontri di settore, tradimenti, bugie, tatticismi, ammiccamenti, controlli su dove i possibili candidati si riuniscono e con chi. Non mancano gli sponsor provinciali o regionali che spingono per alleanze decise altrove, a Lecce o a Bari, per amicizia o perché funzionali a giochi elettorali che non hanno nulla a che fare con un nuovo futuro per Veglie.

Sembra che il duo Paladini-Rollo guidi una parte dei giochi e abbia un ruolo centrale nella preselezione delle prossime candidature. Con due paradossi degni di essere sottolineati. Paladini, isolato e respinto non solo dai quattro suoi consiglieri che lo hanno sfiduciato ma anche dai sette consiglieri che gli erano rimasti fedeli, con la maschera di “Con”, movimento di Delli Noci-Rollo, tenta di accordarsi con il PD e altri soggetti politici che negli ultimi sette anni lo hanno fortemente combattuto. E fatto ancora più grave, nell’accordo è previsto che comunque spetti a “Con” indicare il candidato sindaco. Ovvero se Paladini, per magnanimità, fa un passo indietro e non sarà lui il candidato sindaco, si è riservato il potere di amministrare il paese per interposta persona. Magari un suo parente o un suo pupillo. Se non è zuppa, è pan bagnato.

Con questo scenario così squallido, la realtà del peggiore trasformismo locale supera la fantasia.

Si invoca la riconoscibilità politica. Si sostiene che la caratterizzazione politica è un valore, che non è vero, come è stato ampiamente dimostrato, che uno vale uno e che uno di destra non è intercambiabile con uno di sinistra e viceversa. Argomento importante ma solo detto e non praticato.

I componenti del PD e satelliti danno piena prova, con questo ipotizzato accordo, di non credere a quello che predicano. La riconoscibilità politica è ben altra cosa dall’affidare il paese al duo Paladini-Rollo.

Chi si propone di governare Veglie deve avere un progetto (da non confondere con il programma elettorale copia-incolla), da portare avanti anche senza alleanze, magari a medio e lungo termine, e una sua idea di sviluppo alla quale ispirarsi. Chi si propone di amministrare Veglie non può presentarsi con l’unico argomento che “contano i voti e il consenso”, magari basati su clientele professionali e parenterali.

Si eviti anche la retorica di chi dice di essersi proposto per spirito di servizio. Viene messa da parte la competenza, fondamentale per amministrare oggi, e si accantonano anche entusiasmo e novità, tutte merci sempre più rare in politica. Ed inoltre, riconoscibilità politica o meno, chi si propone di amministrare Veglie deve avere l’obiettivo di cambiare le regole per selezionare, in un futuro prossimo, “amministratori giovani” (non per età ma per idee e passione), per ridurre al massimo lo stomachevole metodo di questi giorni, a destra, come al centro e a sinistra.

A questo paese servono tre cose: più politica, regole nuove e soggetti capaci.

Dove trovarli? A dieci giorni dalla presentazione delle liste, anche a volerli fare di creta, questa non la troveremmo. Spero solo che al peggio, prima o poi, si ponga fine e si ricominci.

Ai protagonisti di queste ore suggerisco di riflettere sulla famosa metafora dei quattro “capponi” di manzoniana memoria: con le quattro zampe nelle mani di Renzo, sbattutati di qua e di là, si beccano tra di loro, inconsapevoli che andranno a finire nella pentola dell’avvocato Azzeccagarbugli.

Brutta fine di chi, con buone intenzioni, manca di coraggio e di saggezza politica, da svolgere con “disciplina e onore” (art. 54 della Carta Costituzionale).

26 marzo 2023

Antonio Greco

 

ARTICOLO DI RIFERIMENTO:

DIFFERENZA TRA DIFFAMAZIONE E DIRITTO DI CRITICA POLITICA

LEAVE A REPLY