Antonio Greco: «Basta con la guerra. La Pace sia al centro della riflessione e della comunicazione»

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LETTERA DI ANTONIO GRECO

Basta con la guerra. Il tema della pace sia al centro della riflessione e della comunicazione per il suo stretto legame con quello della giustizia e della difficile vita di ogni giorno.

La guerra in Ucraina, dopo sei mesi, non può essere: “fatti loro”, “un fatto di politici e militari”. In autunno si paventa il razionamento del gas, già oggi le imprese e le famiglie rischiano di essere strozzate dagli aumenti delle bollette, dal costo dei carburanti, dal carrello della spesa; l’inflazione sta cominciando a divorare salari e pensioni. La guerra in Ucraina continua a produrre frutti avvelenati.

C’è gente che è contraria alla guerra anche per la paura di perdere il benessere conquistato. E c’è gente narcotizzata da uno stile di vita che non guarda oltre il proprio naso, che beve quello che propina la Tv, sfiduciata per un sistema politico che non ama chi disturba il guidatore e che ha messo il bavaglio a chi, con senso critico, sostiene che la guerra è una follia.

«Metteremo fine al genere umano o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?». La citazione è tratta dal cosiddetto Manifesto Einstein-Russell del 9 luglio 1955, che è passato alla storia per vari motivi. Primo: perché fu l’ultima presa di posizione pubblica fatta da Einstein prima di morire. E secondo perché quel manifesto costituì il seme da cui nacque nel 1957 il Movimento Pugwash degli scienziati contro l’atomica.

Dopo 67 anni dal Manifesto di Einstein sembra prevalere la prima parte del grave interrogativo posto da grandi scienziati. I dati del SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace di Stoccolma) aggiornati al 2022 dicono che al mondo si spendono ogni anno 2.000 miliardi di dollari in armamenti. Di questa enorme cifra, il 40 % (800 miliardi) viene speso dai soli Stati Uniti e il 16 % (320 miliardi) dalle nazioni europee. La Russia, che oggi viene spesso presentata come una superpotenza militare, ne spende in realtà soltanto il 3% (60 miliardi): quasi 20 volte meno dei paesi della Nato!

Negli ultimi tre mesi abbiamo assistito a una frenetica corsa agli armamenti dei Paesi europei, compreso il nostro. Già oggi l’Italia, da sola, spende in armi la metà della Russia. Non parliamo dell’Inghilterra, della Germania e della Francia, ciascuna delle quali già spende all’incirca quanto la Russia. Il vero problema è che la Russia ha molte armi nucleari.

Finché produrremo armi avremo guerre, perché rappresentano l’occasione di consumo di materiale bellico. E come le imprese di imbottigliamento hanno bisogno di chi beve acqua in bottiglia, allo stesso modo le imprese di armi hanno bisogno di guerre.

Che fare? Abbiamo bisogno di idee, progetti, strategie per ripensare (e cambiare) il modello economico e sociale che, a cominciare dai fondamenti della globalizzazione, sta franando rovinosamente. Invece i pensieri tacciono, domina onnipotente la bassa cucina.

Francuccio Gesualdi è un saggista, studioso da anni della nostra realtà economica globale e italiana, che usa il metodo della Scuola di Barbiana di don Milani: concretezza, senso critico, lotta ai luoghi comuni, dalla parte dei più poveri, rigorosità nell’analisi, consumo critico. E’ coautore del famoso testo Lettera a una professoressa. La sua vita è spesa per rispondere a questa domanda: che fare per dire basta alla guerra e pensare un futuro nuovo?

Non sono molti quelli che si cimentano con questo interrogativo. La risposta di Francuccio è pensata e convincente. Ed è espressa in molti saggi, studi, pubblicazioni e ricerche. Coordina le attività del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano (PI), un centro di documentazione che si occupa di squilibri sociali e ambientali a livello internazionale, con l’obiettivo di indicare le iniziative concrete che ciascuno può assumere, a partire dalla propria quotidianità, per opporsi ai meccanismi che generano ingiustizia e malsviluppo.

Sintetizzo (e mi scuso per questa sintesi!) la sua risposta all’interrogativo:

Il primo passo da compiere è la messa al bando delle industrie di armamenti (…).

La seconda grande scelta da compiere è l’abbandono del consumismo a favore della sobrietà (…).

Il terzo passaggio è la capacità di orientarci totalmente verso le energie rinnovabili (…).

Il quarto intervento è la capacità di potenziare l’economia pubblica, precisando che pubblico non è sinonimo di Stato, ma di comunità. L’economia pubblica è l’economia della comunità che diventa imprenditrice di se stessa per garantire a tutti, in maniera solidaristica (e anche gratuita), tutto ciò che risponde a bisogni irrinunciabili come acqua, alloggio, sanità, istruzione e in generale tutto ciò che definiamo diritto (…).

E per finire la capacità di improntare i rapporti internazionali a spirito di cooperazione ed equità (…).

Tutto ciò, però, è possibile solo con un cambio di paradigma culturale. In economia bisogna passare dai principi di guadagno, crescita, concorrenza, a quelli di equità, sostenibilità, cooperazione. In ambito sociale bisogna passare dai princìpi di forza, vittoria, successo a quelli di mitezza, rispetto, sostegno”.

In queste ore ha lanciato un messaggio:

Ci hanno presentato la guerra in Ucraina come una favola: di là l’orco cattivo, di qua i buoni che vogliono punirlo.  La verità è che ci troviamo di fronte  all’esito di un braccio di ferro fra due fronti contrapposti (Russia e Nato), ambedue animati da spirito di dominio, che stanno usando l’Ucraina come vittima sacrificale. Per cui non esiste di  là  il cattivo, di qua i buoni, bensì due  cattivi, ambedue capaci di aggressione quando serve ai propri scopi. Lo dimostra la storia.
La guerra in Ucraina va fermata perché massacra un popolo, perché ci espone a rischio di catastrofe nucleare, perché aggrava all’inverosimile la questione climatica e ambientale, perché getta nella disperazione milioni di famiglie, in tutta Europa, per la crisi energetica che ha provocato e che le leggi di mercato, tutte a favore delle multinazionali finanziarie e petrolifere, stanno trasformando in catastrofe sociale. 
L’unico modo per fermarla è dire no alla guerra e allo spirito di dominio che anima ambedue gli schieramenti. Una strada che si attua attraverso tre iniziative: 1) stop all’invio di armi che serve solo a prolungare la guerra ingrassando i produttori di armi; 2) avvio di dialogo fra Russia ed Unione Europea per garantire pace al continente; 3) riduzione delle spese militari e della produzione di armi.
Se condividi questa prospettiva, invia questo messaggio ai tuoi amici. E’ arrivato il tempo di fare sentire un’altra voce nel paese. La voce di chi non vuole la guerra perché giova solo ai potenti.
Francesco Gesualdi”

Inoltro il messaggio ai siti locali nella speranza che possa giungere ai vegliesi che pensano e che riflettono, spero tanti.

Veglie 30 agosto 2022

Antonio Greco

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