dott.ssa Cecilia Capoccia: «Riflessioni sul sistema sanitario nazionale e locale»

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Riflessioni sul sistema sanitario nazionale e locale

Lettera della dott.ssa Cecilia Capoccia:

Mancano circa 2 settimane al rinnovo di alcuni Consigli Regionali e comunali-

Sia la Regione Puglia che il Comune di Veglie faranno parte di questa tornata elettorale.

Mi piacerebbe portare all’attenzione l’argomento Sanità, che mai come in questo periodo di pandemia ha mostrato segni di criticità che andrebbero rimossi, per garantire una più omogenea, equa ed efficiente condizione di salute per i nostri cittadini.

Oggi la tutela della salute è oggetto di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Lo Stato ha la responsabilità di assicurare a tutti i cittadini il diritto alla salute, mediante un forte sistema di garanzie: i LEA (livelli essenziali di assistenza); alle regioni spetta invece la responsabilità diretta della realizzazione degli obiettivi individuati dal governo.

Gli enti preposti sono le ASL (Aziende sanitarie locali), e AO ( aziende ospedaliere).

Le ASL dispongono di ambulatori, dove prestano il loro servizio gli specialisti ospedalieri e dispongono di strutture territoriali. Legate alle ASL c’è il mondo della Medicina di base, della Pediatria di libera scelta e la Guardia medica.

La spesa complessiva sanitaria nazionale viene ripartita per il 50% assistenza distrettuale (medicina generale e ambulatori ASL); il 45%a quella ospedaliera e solo il 5% alla prevenzione (in cui ricadono malattie infettive, come il caso del Covid 19).

Quali modifiche occorrerebbe apportare?

La revisione del titolo V della Costituzione ha suddiviso in molteplici sistemi decisionali e operativi, a livello regionale, il funzionamento della sanità pubblica; se  questo ha  apportato qualche effetto positivo, ha tuttavia mostrato distorsioni rilevanti in termini di carenza di regia centrale, in corso di eventi come quelli che abbiamo appena vissuto.

Va riequilibrato, in linea con gli altri paesi europei il numero dei posti letto ospedalieri. Ultimamente  vi è stata una falcidia in tutti i nosocomi, con gravi ripercussioni per la salute dei pazienti con patologie acute.

Va incrementato il numero dei medici e infermieri, stabilizzando con contratti a tempo indeterminato gli operatori assunti, evitando le turnazioni assurde e  in reparti diversi, dopo aver acquisito competenza e professionalità.

Incrementare con investimenti cospicui la Ricerca e gratificare con equi stipendi tanti giovani ricercatori, evitando così la fuga dei nostri migliori cervelli. Sarebbe questo, da parte dello Stato, un investimento  e non un dispendio di risorse  pubbliche impiegate alla loro formazione.

Semplificare la burocrazia che paralizza il sistema pubblico, come modificare il codice degli appalti.

Investire in formazione e digitalizzazione. Migliorare la performance basata sull’intelligenza artificiale che costituirebbe uno strumento in grado di garantire diagnosi e cura su vasta scala e ridurre i costi complessivi. Si potrebbero raccogliere dati a domicilio e inviarli alle strutture sanitarie per la rilevazione precoce delle patologie.

Quali interventi a livello locale?

Riprogrammare la collocazione sul territorio della Casa della Salute, con l’allocazione della medicina di base della pediatria di libera scelta e la specialistica ambulatoriale.

Tale struttura dovrebbe avere aree dedicate al triage in caso di attuali o future pandemie, locali di isolamento e stanze riservate a terapia intensiva e sub intensiva, garantendo cosi cura e tempestività di intervento.

La collaborazione con le strutture di diagnostica privata va mantenuta, ma sotto il controllo pubblico che garantisca a prezzi congrui lo stato di qualità ed efficienza.

Io mi auguro che  i medici che si stanno proponendo a candidato Sindaco tengano conto di tutto ciò,  perché Veglie è sempre stata fanalino di coda rispetto ai paesi limitrofi riguardo alla organizzazione sanitaria, e non ha mai avuto un presidio di sanità pubblica sul territorio.

Cecilia Capoccia

3 settembre 2020

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