Mino Mattia: «Ceci per L’Angelus dalla mia finestra»

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Riflessioni di Mino Mattia

Brazzaville / Repubblica del  Congo – Sono rientrato in Congo proprio ieri (sabato 28 dicembre), dopo aver trascorso il Natale a casa a Veglie.

Oggi è domenica e prima di pranzo vedo le notizie su rainews24, uno dei pochissimi canali italiani visibili in Africa oltre a La7.

C’è l’Angelus del Papa in diretta da piazza San Pietro.

L’Angelus è stato uno dei momenti che più rappresentavano i pranzi domenicali a casa dei miei, non li ho mai amati, li sentivo vuoti e ipocriti, tante belle parole senza un seguito concreto.

Oggi però l’ho visto con occhi diversi, mia mamma non c’è più e volevo renderle omaggio, forse patetico e fuori tempo massimo ma l’ho fatto.

Il Papa parla di sacra famiglia e “sottomissione” di accettazione e di essere “servi”, di abnegazione e di fede assoluta come quella di Giuseppe.

Io sono ateo, lo sapete un po’ tutti, ma le religioni mi affascinano e mi sconvolgono, ieri per esempio c’era al mio fianco in aereo una ragazza indonesiana, indubbiamente islamica. Abbiamo volato per sei ore da Addis Abeba fino a Pointe Noire, lei è rimasta tutto il tempo con le braccia sul suo corpo evitando di poggiarle sui braccioli, evitando il contatto con me…

Non mi ha mai rivolto la parola né lo sguardo, suo marito invece era seduto un paio di file dietro di noi.

Ho pensato tanto e oggi mi torna tutto in mente.

Sottomissione, che brutta parola, che pessima immagine, quanto squallore.

Non credo ci siano tante differenze fra le religioni nei riguardi delle donne, devono tutte essere sottomesse e servili. Tutto qui. Semplicemente.

Io invece credo si debba lottare e credere nell’uguaglianza, nel rispetto dei ruoli, nel sentirsi utili ed indispensabili a prescindere. “Dio non ama le donne” questo si sa, ma gli uomini dovrebbero farlo senza se e senza ma, senza remore né regole se non quelle del rispetto e dell’amore.

L’Angelus dalla mia finestra.

Oggi piove e io adoro la pioggia: dalla mia finestra vedo un ragazzo intento a fare il suo lavoro, cercare qualcosa di utile nell’immondizia.

Magari in Italia sarebbe anche facile, buttiamo di tutto per poter ricomprare, non ripariamo più ma riacquistiamo, qui invece è davvero difficile recuperare qualcosa da un bidone della spazzatura.

Allora scendo in strada e mi fermo a parlare col ragazzo:

– Ho appena preparato da mangiare, pranzi con me?
– Vorrei tanto ma devo continuare, altrimenti passa qualcun altro e addio giornata…
– Allora aspetta un minuto, ti porto qualcosa da consumare per strada.
– Grazie, si…

Caro Francesco, io l’Angelus oggi non l’ho recitato in diretta televisiva, tantissimi amici in questi giorni trascorsi a Veglie mi hanno chiamato e donato tanto, vestiti, scarpe, medicinali, cappellini, palloncini, caramelle e matite colorate ed ogni volta giustificarmi alla dogana è sempre un’avventura.

Caro Francesco, ho però apprezzato il tuo invito al dialogo, alla comunicazione, allo spegnere i cellulari a pranzo, ma se lo penso anche io da anni non è che tu abbia detto chissà quale verità assoluta…

Ora io non so se rivedrò mai più il ragazzo visto alla finestra, so solo che per oggi ha mangiato e me lo faccio bastare.

Qui ci sono 36 gradi, piove e di aria natalizia proprio non se ne respira, c’è altro a cui pensare, credimi.

Non ho mai sopportato l’Angelus, così pieno di ipocrisie e frasi fatte e imbellettate, ma oggi alla mia finestra aveva bisogno di una mano concreta. Di un pasto. Punto.

Per inciso, abbiamo mangiato ceci, quelli che mi ha procurato mio papà.

Forse mamma oggi sarà contenta…

Mino Mattia

29 Dicembre 2019

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