UIL VEGLIE: «REDDITO DI CITTADINANZA: RIFLESSIONI E VALUTAZIONI»

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REDDITO DI CITTADINANZA

Riflessioni e valutazioni della Segreteria UIL di Veglie

VEGLIE – Il RdC si prefigura come una strumento “ibrido” tra il contrasto alla povertà, misure di politiche attive e misure assistenzialistiche.

Nonostante le risorse stanziate, a nostro avviso, gli interventi sono volti più a misure di politiche attive e assistenzialistiche che al contrasto alla povertà.

Per il contrasto alla povertà occorre mettere in campo un sistema di rafforzamento di risorse, umane e finanziarie delle reti sociali partendo dal potenziamento dei servizi socio assistenziali dei comuni.

Il RdC si prefigura come strumento di inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro in quanto viene valorizzata maggiormente la presenza di componenti maggiorenni anziché minorenni e, di conseguenza non incide e non contrasta la povertà minorile.

Altro aspetto che non convince è il limite minimo di 10 anni di residenza ininterrotta sul nostro territorio, di cui gli ultimi due consecutivi, che può comportare il rischio di penalizzare i cittadini italiani che rientrano dall’estero.

Suscita perplessità il fatto che il RdC viene finanziato fino ad esaurimento delle risorse stanziate per l’anno di competenza.

Qualora le domande superano la disponibilità delle risorse stanziate scatta la “tagliola” e quindi la riduzione del sussidio in modo da coprire tutti i beneficiari in regola con i requisiti.

Il sussidio è molto più alto di quello stabilito in altri paesi europei, e avendo la possibilità di rifiutare l’offerta di lavoro se questa è inferiore a 858,00 euro mensili, si rischia di disincentivare la ricerca di lavoro.

Il tetto di 858 euro che deve superare l’offerta di lavoro fatta al beneficiario del RdC, genera una serie di problemi, tra cui quello che tale soglia supera lo stipendio mensile di un lavoratore part-time in molti settori produttivi.

Un altro problema sorge in quanto un lavoratore dipendente che guadagna quanto un percettore del RdC (9.360,00 euro se singolo) o 15.960,00 (se con famiglia numerosa), su tale reddito deve pagare le tasse, ossia l’IRPEF e le addizionali regionali e comunali.

A conti fatti, sullo stesso ”pianerottolo di casa” un percettore del RdC potrebbe ricevere 9.360,00 euro “esentasse”, mentre un lavoratore che guadagna lo stesso importo dovrà pagare 529,00 euro tra IRPEF nazionale (334,00) e addizionali regionali e comunali (195,00 euro).

Tra chi guadagna più di 8.174,00 euro l’anno (soglia della NO TAX AREA), e 9.360 euro l’anno (RdC) troviamo circa 1,3 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno buste paga inferiori al contributo del RdC.

Bisogna quindi che la soglia della NO TAX AREA venga alzata per i redditi da lavoro dipendente e di pensione.

Nella sua positività, sembra un ritorno al passato il fatto che il percettore del RdC debba dare la disponibilità al Comune per 16 ore settimanali, cioè quanto un tempo parziale nella pubblica amministrazione. Vi è dunque il rischio concreto di errori del passato e cioè del formarsi di bacini come gli LSU e gli LPU che ancora oggi aspettano la stabilizzazione.

Positivo il coinvolgimento dei fondi interprofessionali per la formazione continua con la possibilità di finanziare piani formativi per la formazione e riqualificazione dei percettori del RdC.

Segreteria UIL-Veglie

16 aprile 2019

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