Una Lettera di Mino Mattia dalla Repubblica del Congo per stimolare l’orgoglio di sentirsi italiani
Mino Mattia: «Dovevo venire proprio in Africa per sentirmi orgogliosamente Italiano»
Da qualche settimana, e non si sa per quanto tempo ancora, il nostro concittadino vegliese Mino Mattia si trova per lavoro a Pointe-Noire nella Repubblica del Congo. Del suo lavoro qui non ne parliamo, anche se sappiamo che ricopre un incarico di grande responsabilità per conto di ENI per la quale lavora da sempre.
Mino lo conosciamo benissimo per il suo spirito di osservazione; per la sua capacità di scrivere appunti con i quali mette in risalto vizi e virtù della nostra società; per la sua destrezza nel sintetizzare in poche parole concetti che instillano dubbi e fanno riflettere di conseguenza.
Dal suo nuovo “Paese” ogni giorno su facebook mette in evidenza, con il suo stile graffiante, un Mondo completamente diverso dal nostro dal quale, nonostante tutto, abbiamo molto da imparare.
In occasione della Festa della Repubblica Italiana del 2 Giugno 2018, il Console Italiano nella Repubblica del Congo ha invitato gli italiani residenti in Congo ad un ricevimento. Di questa esperienza Mino ha voluto renderci partecipi per sottolineare quello che dovrebbe significare sentirsi Italiani ed esserne orgogliosi.
Lettera di Mino Mattia, 2 Giugno 2018, Repubblica del Congo
Sabato scorso, 2 giugno, sono stato ad una festa.
L’invito è arrivato via mail, il “Console italiano” invitava nella sua residenza tutti i connazionali residenti in Congo. Io sono fra questi.
Incontro “amichevole ed informale”, io ci sono andato comunque in giacca scura, senza però la cravatta, come sempre.
Sono arrivato assieme a due colleghi, fra i primi.
Ci ha accolto personalmente il Console e l’Ambasciatore entrambi cordiali e sorridenti, poi il Prefetto e alcuni ministri congolesi.
Nell’arco di mezzora il giardino si è riempito di bambini e genitori, coppie miste ed allegre, uomini e donne senza compagne e compagni, tutti Italiani.
Presentazioni, strette di mano, sorrisi ed abbracci.
Qui in Congo l’interrazzialità e la multiculturalità si respirano in ogni angolo, in ogni momento, nella cucina, però per una volta non siamo costretti a calibrare la comunicazione in base alla provenienza dell’interlocutore, sabato sera si parlava in italiano, tutti quanti, leccesi, siciliani, veneti, lombardi, lucani, piemontesi e sardi.
Non pensavo però che per l’ennesima volta ci fosse una lezione da imparare, e come mi accade spesso qui a Pointe-Noire, la mazzata arriva all’improvviso a far scoppiare il cuore.
Centinaia di volte ho ascoltato l’inno di Mameli, nelle partite della nazionale, alle olimpiadi, ai mondiali di atletica… stavolta però ne ho capito l’essenza, l’importanza, la profondità delle parole.
In serie l’inno congolese, dolce e romantico, poi l’inno italiano, pieno di forza e speranza, infine quello europeo, l’inno alla e della gioia.
E i brividi si sprecano, non si contano, si puntellano in ogni poro, in ogni cellula del corpo.
Settanta italiani mano sul cuore a cantare a squarciagola, molti tenendosi per mano…
Italiani, non gente del sud o del nord. Italiani, non gente di destra o di sinistra. Italiani, non fascisti o comunisti. Italiani, gente che lavora, gente che lontano da casa dà il meglio di sé perché qui fare solo “ciò che compete” non ha senso, non basta, è umiliante.
Persone che il 2 giugno lo aspettano con piacere perché il due giugno non è una festa qualsiasi, il due giugno è appartenenza, è orgoglio, è Unità!
“Siate uniti, Siate solidali, Siate pronti ad aiutare il vostro connazionale in ogni momento ed in ogni occasione” ha detto al microfono l’ambasciatore italiano.
“Siate solidali, con ognuna delle Persone che incontrerete lungo le strade, qualsiasi sia il colore della pelle e la sua provenienza, siate solidali perché la solidarietà è nell’essere italiano, è prerogativa assoluta ed imprescindibile”.
Siate solidali.
E la gente del posto la solidarietà, quella disinteressata e pulita, la conoscono bene. Lo vivo ogni giorno sulla mia pelle, la solidarietà appartiene alla bontà d’animo e qui ancora la conservano…
Sarà l’età che avanza ed il posto in cui mi trovo ma gli occhi lucidi mi vengono spesso, e anche questo 2 di giugno la commozione è arrivata puntuale.
Sarà che aver capito il Vero significato della festa della Repubblica a 49 anni mi fa sentire sciocco, sarà che nessuno parla di politica, sarà che in primo piano c’è solo l’essere Umano e non la razza, sarà che non vedo brutte facce in giro, sarà ciò che vi pare ma mi sembra di esser tornato un bambino.
Sarà che dovevo venire proprio in Africa per sentirmi orgogliosamente Italiano.
Potremmo essere un popolo migliore, ma non lo siamo. Potremmo essere più solidali, ma l’odio ce lo instillano fin da bambini. Potremmo essere un sacco di cose buone, ma litighiamo su tutto dallo stadio alla politica.
Siamo un popolo di “tifosi” a prescindere, pronti a picchiare senza pietà chiunque abbia la maglia o la pelle di un colore diverso dal nostro.
Settantaduesima festa della Repubblica Italiana, forse la mia prima, Vera, festa della Repubblica.
Non siate provinciali e campanilisti, aprite la mente, aprite il cuore. Viva l’Italia, Viva Il Mondo intero.
Mino Mattia